King Kong di Edgar Wallace*

images-3

King Kong di Edgar Wallace*

Allora. Siccome tutto, o quasi tutto, è un libro, così come nella musica pop, dove tutto è una cover (e se è per quello anche le cose che dico io adesso sono una cover, e anche quelle che avete pensato voi proprio ora, ma non divaghiamo) ultimamente mi sono preso la curiosità di leggerli, questi libri da cui discendono i film e i cartoni animati.
Certo, visto che a me piace Pollon avrei dovuto cominciare dai testi di mitologia greca, ma sono una palla e siccome da Librincentro ci sono valanghe di schifezze a un euro, ne sto approfittando. Ecco il perché dello scimmione più famoso in the world, il King Kong di Edgar Wallace.
Tanto per capirci, a livello letterario di gestione della trama, cura nei tempi e nei ritmi della narrazione e nella verosimiglianza dei fatti, questo libro fa cagare.
Anzi, a tratti si riesce a trovarlo davvero esilarante.
Quindi, voi direte, hai fatto una cazzata a leggerlo? Assolutamente no!
Tanto per cominciare dura poco più di un centinaio di pagine effettive e volendo si legge in meno d’un paio d’ore.

Il fatto è che dopo averlo letto, per quanto faccia un po’ pena, mi ha lasciato almeno un paio di pensieri. Anzi tre. Pensieri meravigliosi.
Uno. La biografia di Wallace è di gran lunga più interessante del libro ed è meravigliosa. Questo individuo ha guadagnato tantissimo, scritto tantissimo e si è divorato tutto morendo in miseria. Su wiki è messa in molto breve, ma sul libro ci sono cose molto più interessanti del fatto che spendesse tutto giocando ai cavalli e regalando denaro a destra e a manca. Tipo il fatto che producesse un romanzo in un week end è più che avallato dal suo modus operandi. Lui lo dettava, il romanzo, un povero cristo di segretario sbobinava e la dolce amante-dattilografa Violetta King metteva punti e virgole. Geniale vero? Ha scritto 174 romanzi 17opere teatrali e una “massa sconfinata” di racconti e articoli. Insomma, un folle. Metteteci vicino i giretti per le inesplorate terre africane e i successi Holliwoodiani (donne comprese) e non potrete fare a meno di ammirarlo.
Due. King kong, come del resto, mi sembra di capire, molti altri suoi lavori, ne esce come una specie di “bozza di sceneggiatura” piuttosto che come romanzo. La prima parte è pallosa, ma abbastanza dettagliata, poi salta di palo in frasca e si ha l’impressione (che lui stesso confermava) che non gliene fregasse un piffero della credibilità delle scene e del senso delle cose, ma solo dei fatti e dell’azione. Cioè, tipo c’è il momento di pathos in cui i nostri esploratori si fronteggiano a parole sfiorando il conflitto con quelli della tribù natia e un attimo dopo siamo già sulla nave nel momento in cui gli stessi indigeni rubano la bionda formosa. E udite udite, si gira pagina e siamo già davanti all’altare sacrificale con la bestia pelosetta che arriva da lontano a battere i pugni sul petto. I nostri prodi inseguono Kong per salvare la bionda, ovviamente, crepano uno alla volta in ques’isola giurassica, ma invece che analizzare un minimo stato d’animo di una ciurma che era partita per non so che e si trova a morire, il nostro Wallace decide che è meglio far lottare Kong contro un cugino di godzilla (che pensa bene di non descrivere, visto che tanto vince Kong). Insomma, credo che se il libro non fosse rilegato, chiunque andrebbe a guardare se mancano delle pagine. Il buco più grande, tra l’altro, è forse quello in cui si salta direttamente dall’addormentamento di Kong al circo newyorchese dove poi scapperà. Chiedersi come hanno trasportato un bestione alto sei uomini su una zattera a rimorchio attraverso l’intero Atlantico non è lecito, nè interessante. Comunque aldilà di tutti questi simpatici appunti sulla trama, va detto una cosa. La riflessione è: ma veramente nel 1931-33 la gente leggeva e amava questo? La risposta è evidentemente sì, visto il successo immediato e i megaquattrini che si faceva il Wallace. Erano veramente altri tempi, davvero. Dev’essere bastato veramente poco.
Terzo punto e poi basta parlare di questo libro misero, è questa domanda. Ha senso leggerlo?
Beh, vi dirò. Un senso letterario-estetico non ce l’ha, guardatevi il film, ma un senso storico-culturale ce l’ha. Leggere di King Kong, che non credo ci sia persona che conosco che non sa la storia, mi ha dato la sensazione di “sapere come stanno veramente le cose”. E credetemi, non è una brutta sensazione.
Bene, basta così. Il prossimo libro di questo genere che ho in programma è Peter Pan. Ora torno ai miei Lansdale.
Buona giornata a tutti.

Comments

  • 27 Agosto 2008

    Io sto mettendo a punto un programma per pc che, grazie a degli elettrodi fissati alla mia capoccia, estrapola un romanzo direttamente dai miei pensieri.
    e ti fa anche da editor.
    e si inserisce anche nei database delle banche e ruba i soldi per pagare l'editore.
    quasi quasi lascio stare i romanzi e mi metto a rapinare le banche…

    reply
  • Anonymous
    28 Agosto 2008

    Fossi in te rapinerei gelostellato.
    Prendi di sicuro meno soldi, ma ti diverti molto di più.
    Poi si può sempre dare la colpa a Silente.

    Ian

    reply
  • gelostellato
    28 Agosto 2008

    e perché non rapinare direttamente Silente
    il bottino sarà magro
    ma la gioia sarebbe impagabile

    reply

Post a Comment

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.