
I boschi della Luna di G. Festa **
Vi dirò, non mi aspettavo molto da questo libro.
E allora perché cavolo l’hai comprato? Mi potreste chiedere.
Giusto. Ottima domanda. Potrei rispondervi con la classica risposta che è buona per quasi tutte le domande (S.C.M.) o seriamente.
Seriamente vi dico che era nella partita di libri originata dalla dipartita (che sublime word-game :)) della Larcher edizioni.
Quindi se lo volete comprare/avere dovrete chiederlo all’autore via mail, anzi, più che all’autore al gruppo dei Lingalad, di cui Giuseppe Festa è voce e componitore dei testi (immagino).
Anzi, se volete sapere se vi interessa o meno, potete addirittura cliccare qui e trovate i primi capitoli del libro.
Tra l’altro vedo che si sono dati parecchio da fare, all’epoca della pubblicazione (2006) per la promozione. Sempre sul sito Lingalad si trova anche traccia di una presentazione su rtl102.5 e una traccia audio del libro letto da non mi ricordo chi.
Comunque cerchiamo di parlare del libro senza tante menate.
Vi dicevo che non mi aspettavo molto, da questo fantasy. Poi ho letto non so dove qualche commento positivo e allore l’ho letto prima di altri. E dai, alla fine non me ne sono pentito. Non è niente di straordinario, ma alla fin fine, per essere un libro di un esordiente, è un lavoro sufficiente e abbastanza onesto, che non cerca di strafare e non cerca eccessi.
Dico questo perché è un fantasy, e onestamente, scrivere un Fantasy da 250 pagine, vuoi perché siamo abituati diversamente (tolkien e seguaci) vuoi perché si deve comunque raffigurare un mondo intero, oltre che i personaggi, è estremamente difficile.
Festa la risolve abbastanza bene, perché fa semplicemente due cose.
Uno: si inventa un’ambientazione fantasy, con echi celtici sia nei nomi dei luoghi, sia dei personaggi, sia, soprattutto, nella ricerca della simbiosi con la natura e nella (piccolissima) parte “magica” delle vicende.
Due: lascia partire le vicende da una periodizzazione attuale, con tanto di telefonini computer ed elettrodomestici, e vi introduce un elemento che permette il precipitare del mondo d’oggi dentro il mondo suddetto: manca l’elettricità.
Partendo da questo presupposto, e ricostruendo molto bene e non alla carlona (diffetto grosso, più che la verosimiglianza dei fatti, è quella dei dialoghi, poco “verosimili”), alcuni effetti che la mancanza di corrente elettrica avrebbe su tutti noi adesso, si narra delle vicende di un adolescente che compie il classico viaggio di ogni adolescente che si rispetti in un romanzo di formazione. Ecco che Jari, il protagonista, diventa uomo e cresce, passando attraverso i sentimenti dell’amore, dell’amicizia e del rispetto per la natura. Che par de palle, potreste dirmi. Ok, vi dò anche ragione. E’ indubbiamente un libro con una morale, anzi, anche più di una, ma insomma, non possiamo mica sempre far morire tutti, noh?
Ah, se siete di quelli che non sopportate il buonismo pro-ambiente lasciate perdere, però.
Diciamo pure che è un lavoro consigliato:
– ai fan dei Lingalad (a proposito, ho visto che hanno un buon seguito. Io ci ho provato ad ascoltarli ma non fanno per me, almeno in questo periodo.
– a quelli che vogliono scrivere un fantasy breve, per capire cosa funziona e cosa no.
– a quelli che non vivono senza leggere fantasy, ma che si sono un po’ rotti i gommoni di draghi-maghi-elfi e spade e vogliono un fantasy un po’ più moderno.
– quelli che ritengono non si possa scrivere un fantasy in 250pagine (anche se qui, qualcosa si poteva pure tagliare, a dire il vero).
– quelli che hanno bisogno di regalare un romanzo di formazione a un adolescente appassionato di boschi e cultura celtica, ma che non ha palle di leggersi mattoni tolkiniani e trilogie paoliniane.
Bene.
E’ tutto per oggi.
🙂