Dracula di Bram Stoker ****

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Dracula di Bram Stoker ****

Allora, prima di andare in vacanza mi sono letto Dracula. Quello vero, quello originale. Che si sappia, io sono un pò stupidotto, nelle letture, perchè ci sono un sacco di cose che tutti hanno letto e io no, e un altro sacco che dovrei aver letto e invece no. Pian piano cerco di recuperare. Mi piace leggere cose nuove, ma ogni tanto vado a riempire il buco delle categorie precedenti. Insomma, cerco di costruirmi il pavimento dove ho già messo i piedi.
Una piccola nota prima di iniziare: la foto qui a fianco non è proprio quella del libro che ho letto ma l’edizione è la stessa. In questo periodo la trovato un pò dappertutto anche a pochi euri (lho vista a tre euri a Lignano l’altro giorno, in un vendi nuovo a metà prezzo)

Altra piccola nota. le cose da dire sono così tante che dividerò in due post quel che mi va di raccontarvi di Dracula. Un post serio (questo) e uno ridanciano (che devo ancora scrivere)
Bene. Veniamo al sodo.

Prima di leggere il Dracula di Bram Stoker, mi sono fatto questa domanda: ma che senso e che significato dare, a questa lettura, nel 2007? In che modo approcciarmi a questa pietra miliare della narrativa horror?
Non mi chiedo, quindi, perché leggere Dracula nel 2007, bensì come leggerlo.
Perché se è vero che questo non è il primo in assoluto, a delineare la figura del vampiro/non-morto, è anche vero che da questo germe nasce il foltissimo bosco letterario e cinematografico legato al Conte per antonomasia, Dracula. E questo eccessivo patrimonio culturale legato alla figura intorno a cui si svolge il romanzo è di indubbio freno a una lettura tradizionale del testo.
Non è possibile, perciò, leggere Dracula come fosse un libro normale, perché la mole di informazioni che possediamo al riguardo è così sovradimensionata da stroncare ogni approccio spontaneo. Per farla breve, non si può leggere un libro che ci hanno già raccontato in mille salse fingendo di non saperne nulla.
Di questo libro, grazie soprattutto alla trasposizione cinematografica di Coppola (ma non solo), non solo conosciamo la trama, ma anche tutti i suoi sviluppi precedenti, successivi e laterali. Dracula ormai, tra vampirizzati, figli, fratelli, cugini, amici, imitatori, seguaci, fatti storici eccetera, è assurto a personaggio che è una colonna portante del fantastico in generale e dell’horror in particolare.
È, però, in questa stessa sovrabbondanza di materiale che si trova una ragione che giustifica la lettura di Dracula. Mi riferisco alla necessità di ritrovare il nocciolo attorno al quale è stato costruito il personaggio, il punto di partenza, l’opera che ha fissato le regole e le vicende del famigerato Conte.
E nella lettura, man mano che le pagine scorrono (e scorreno bene, credetemi) diventa quasi palpabile questo desiderio di voler sapere la verità primaria, lontana da tutti i fronzoli, gli abbellimenti e le distorsioni che hanno generato 110 anni di vita (Sì, ho fatto i conti giusti, l’opera è del 1897!)
Se questo approccio alla lettura è quello che consiglio a chi della storia di Dracula, vuoi per un film, vuoi per un cartone animato, vuoi per una qualsiasi altra fonte, sa già tutto; non va dimenticato che, per come è strutturato il libro, siamo di fronte ad un prototipo di thriller. Un libro in cui, attraverso una lunga parte introduttiva, un vivacizzarsi centrale dell’opera e una fase di preparazione alla “guerra” finale tra bene e male si gettano le basi per una struttura che si può riconoscere in moltissime opere di “genere” attuali. Stoker, quindi, anche se non è stato il primo, ad occuparsi di vampiri, ha immerso la sua creatura in un’acqua letteraria che è tutt’ora moderna.

C’è, quindi, anche questo secondo approccio alla lettura, che deve osservare il libro nella sua costruzione narrativa. “Dracula”, infatti, è una insieme di diari e documenti scritti dai personaggi, tutti facenti capo al Bene, che narrano la vicenda in modo indiretto e attraverso continui flash-back di pochi giorni prima, se non poche ore. Mina Murrey, Lucy Westenra, Jonathan Harker, il dottor Seward e (più raramente) il dottor Van Helsing sono le voci che ci narrano, assieme a un libro di bordo, qualche telegramma e articolo di giornale, tutta la vicenda, dalla prima riga all’ultima. Se ci sono altre voci, dal folle Renfield a quella del Conte stesso, esse sono tutte riportate nei dialoghi interni ai vari diari, o da congetture delle voci narranti.
Non sappiamo e non sapremo mai, per esempio, cosa pensava e cosa voleva Dracula, perché tutto ciò che sappiamo di lui emerge dalla sue (poche) parole e dalle supposizioni di Van Helsing.
Questo modo di costruire il libro (500pagine, non 100!) è sicuramente tra i rischi maggiori che l’autore si è assunto ed è anche la causa di alcune critiche che si possono muovere.
In alcuni (brevissimi) passaggi sembra che un personaggio parli con la voce di un altro, e anche se così non fosse capita, a causa del continuo cambiamento di punto di vista, di trovarsi a leggere delle righe e non sapere chi sta parlando.
Altro (piccolissimo) difetto che si può muovere a questo modo di strutturare l’opera, è la necessità di dover sempre giustificare il perché e quando il soggetto che scrive sta scrivendo. L’autore pare piuttosto consapevole, infatti, che questo continuo ‘scrivere sul diario’ potrebbe portare a una mancanza di credibilità e veridicità dell’opera, e risolve la questione (nella seconda metà del libro) in modo brillante: lascia che i personaggi tengano volutamente il diario, con la giustificazione di rendere più chiari tutti i fatti e dipanare la matassa degli avvenimenti che, altrimenti, parrebbero scollegati. Ecco che il risultato di questo “voler scrivere tutto” è appunto, alla fine della vicenda, il libro che il lettore ha in mano.
C’è poi un altro piano su cui basare la lettura: quello storico. Se Dracula, in soldoni, è solo un romanzo che tratta dell’eterna lotta tra il Bene e il Male, sul piano della rappresentanza dell’epoca in cui è collocato è un pregevole spaccato, sia della Londra di fine ‘900, sia della “Transilvania”, luogo che pare collocato in un’epoca più antica, nonostante la vicenda si svolga nello stesso momento. Il nuovo mondo razionale si scontra con il vecchio, ancora legato a leggende e misteri. Segnalo solo alcuni punti, riguardo a ciò, in cui è piacevole lasciar scorrere il pensiero.
Innanzitutto è un libro che, in piena epoca di positivismo, e quindi dell’ineluttabile scienza, si concede spazio al fantastico, all’incredibile, all’oscuro, rendendolo parte della realtà. Nella figura di Van Helsing, personaggio che racchiude ogni virtù, si trova la via per credere all’incredibile e, alla fine, fronteggiare un male che non è umano, ma è reale.
In secondo luogo siamo di fronte a un libro dall’anima cattolica, che però si colora di vene laiche. Mentre Dio viene pregato e richiamato in ogni pagina ed è il rappresentante naturale del bene, vi sono, a lato, una serie di elementi in netto contrasto con la visione cattolica delle cose. Basti pensare al dualismo antivampiresco tra crocefisso/ostia consacrata e aglio/rosa selvatica, o alle laiche teorie di Lombroso, e alla più volte citata fisiognomica. Non ultimo, infine, il continuo ricorrere alla psicologia e all’indagine psicologica, non solo verso Renfield, un paziente, ma anche nei confronti degli stessi comportamenti del Conte. Cattolicesimo sì, quindi, ma non un “Demonio cattolico”, da pregare e sconfiggere attraverso la fede in Dio, ma un Demonio reale, da sconfiggere con l’abilità, l’azione, la scaltrezza e l’unione delle forze. E va detto anche, che Dracula, a tratti, fa tenerezza: è sì qualcosa di demoniaco, ma non è il male tout-court, semplicemente lo rappresenta e, per questo, motivo, deve esserne liberato, impedendogli di generare altro male.
Tutti gli aspetti sopracitati sono di indubbio interesse, e meriterebbero grossi approfondimenti, ma non bisogna dimenticare che questo libro rimane un opera di intrattenimento. Dracula è una storia, un’avventura. È una narrazione che tratta i temi dell’amicizia e dell’amore, della paura e dell’orrore, della nobiltà d’animo e della fede in Dio e in sé stessi. C’è praticamente tutto, compreso il sesso!
Concludo, perciò, sottolineando come il “Dracula” di Bram Stoker sia un’opera che a tutt’oggi merita una una lettura, non solo perché è un pilastro indispensabile del background culturale di un lettore/scrittore del genere fantastico, ma anche perché la sua longevità, fama e discendenza se l’è meritata sul campo, essendo un romanzo denso, completo e avvincente!

Dracula – Bram Stoker – 1897
Edizione Bur
Pagg. 500 – € 7.40
ISBN: 88-17-12739-6

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