Scolora
Lavo i piatti
C'è un che di pernicioso
Nelle uova e nel baccalà
In umido
Le mie penne
Le mie penne vengono dai barattoli
Dalle credenze
Dai cassetti delle cianfrusaglie
Una trappola dolcissima
Siedo un divano grande, troppo soffice,
Vecchio ma per me nuovo
Come lo sono le cose degli altri
Fatte tue
Vieni qui
Vieni qui
Facciamo l’amore.
Dimentichiamo la luna
Luna, cieli, stelle,
Hai chiamato
Gridato il mio nome
Con una carezza che ha percosso
La tenerezza del seno
Di mani, le dita
Sono cinque le dita, una
L'ho persa infilata in gola
Tra i denti della luna
Ho fatto
Ho fatto molte cose Molte ne fai anche tu. Ho fatto fuggire le zanzare Fremere la cicala Dal temporale delusa, Ho fatto la sangria Il ladro La spia Rubando Ridendo Dall'aiuola calpestata In centro al borgo, Una rosa. Frusciante Mi regala le note piccole Una per ogni stella che ho Fatto in tempo a contare. Il tetto
Un verbo di immobilità
Siedo. Un verbo di immobilità Che pur è azione. L'ombra di una birra Rinchiude la giornata Con le sbarre Del porfido e da lontano Un fruscio di pneumatici interrompe le rane. Sullo sfondo le luci flettono, Nascondono un trepestio di gatto. Beringer mi canta sulla schiena, Giove non si fa vedere
La ragione di chi grida
C'è il muso soffice Del buio che spinge La tenda E la piazza intera Verso la porta. E gli odori E i colori sono quelli Di quando non piove più. Nelle volute del pasto caldo Si orientano traiettorie di silenzio. Sono arrivate le lucciole Con le loro trombe Le carrozze di
Il nome delle cose
Cerco il nome delle cose Del gesto che porta Il bordo umido Del bicchiere alle labbra; Dell'abito liso Donato; Del fiore non colto Calpestato dalla volpe; Del biscotto masticato a tarda ora Sul tavolo ingombro di carta E crepitare di colpe. Cerco i nomi delle briciole Uno a uno, delicatissimi Forse solo suono. Chi