“Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia***(*)

“Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia***(*)

Dunque. Sarà una cosa lunga, ma la farò velocemente. Nel senso.. io avevo scritto questo articolo venerdì scorso, ma poi sono coione, non ho schiacciato bozza, sono uscito a pigliarmi la palestra pokemon, ma ho portato con me l’internet e ho perso tutto perché s’è spento il pc e boh. E in pratica era finito. Mi ero anche guardato, venerdì mattina, un’intervista alla Murgia per l’uscita del libro e un suo spettacolo/lezione di un’ora, che ne parlava. Insomma… avevo fatto le cose per bene. Ma le rifaccio volentieri. Anche perché in mezzo ci sono state le elezioni, e un po’, forse, quello che avevo scritto è diventato più vero. Insomma… sia come sia… comincio dall’inizio. Anzi. comincio da dove cazzo mi pare, ché l’inizio non ho mai capito bene qual è, quando scegli di leggere un libro. 

[ah, anyway, se non volete leggere ma vi interessa sapere del libro, con l’intervista siete già a quasi tutto quello che c’è da sapere, con lo spettacolo è un po’ come se aveste letto mezzo libro]

Domenica scorsa ero sui Navigli. Giorgia (no, non quella Giorgia) voleva cercare il graffito di TV boy dedicato alla Murgia. Questo qui sotto, che mi prendo anche la briga di cercare, scaricare, caricare e farvi vedere. Io non vado pazzo per TV Boy, ammetto. Nel senso, ho piacere che ci sia, lo seguo, ma tutta questa continua ricerca dell’attualità, anche se la fa dalla parte giusta, finisce per non darmi quel gusto che mi danno altri, che seguono magari una via meno influenzata da trend e una loro parabola meno piaciona. Insomma… non so, un po’ come dire che mi fa molto piacere il murales, ma avrei voluto l’avesse fatto prima che lei morisse, quando, per esempio, aveva scritto questo “Istruzioni per diventare fascistiun Einaudi snello e a metà tra la saggistica e la satira. Ma non ho voglia di parlare delle mie preferenze per la Urban Art (però se siete di questo partito dovete -HO DETTO DO-VE-TE!- andare a vedere la mostra di Obey a Milano, alla Fabbrica, e la mostra In My Name, a Treviso. Sono perfette. Tra le cose migliori che ho visto quest’anno) Dunque… Dicevo?

Ah, si, ecco. Siamo andati a cercare questo murales, e niente. Doveva esserci e non c’era. Cancellato. Ecco qua tutto quello che ne è rimasto. Eh… no, non è stato il tempo, o il comune. Sono stati, banalmente, i fascisti del libro. E non devono per forza essere sotto questa etichetta. I fascisti del libro siamo tutti, perché come dice la cit gampiana, Fascista è chi il fascista fa. E quando cancelli le cose dissenzienti, magari trovando anche delle scuse… tipo il “decoro”, il “piano regolatore”, il “diritto democratico gestire la proprietà privata”, ecco, stai facendo il fascista. Fascismo è il contrario di Democrazia, dice nella lezione, la Murgia. E poi spiega. Insomma…. a me resta solo che c’è un murales bello di meno, che non tornerà, ed è quello che soprattutto mi rende i fascisti inaccettabili. La perdita di cose belle. Il peggioramento del mondo. (Che poi, questa cosa, mi rende inaccettabile la buona parte del mondo attuale). E poi, il senso, è proprio quello del libro. Non sono fascisti quelli che i giornalisti si diverstono – dice MM – a chiamare nostalgici. Ma è stato fascista Renzi, Conti, Salvini, il Papa, e in generale un po’ tutti, quando fanno, e facciamo, cose fasciste. Agiscono con metodo negando e cancellando la biodiversità del mondo, del pensiero, del vivere sociale. E’ lo possiamo fare tutti, questa cosa. E’ questione di metodo. 

E lei lo scrive proprio a fine libro, quale chiave di lettura dobbiamo dargli. E secondo me forse andava detto anche prima di iniziare. Non è l’ironia. O meglio, non è solo ironia. Perché è chiaro che se dai le istruzioni per fare i fascisti, per arrivare al governo, per sfruttare le falle della democrazia, fai ridere. [Cioè…. non so, dovreste aver bene presente il campionario consolidato di questi comportamenti, da “E allora le foibe!?!?!” ah, “Uccidere i nigga è la mia idea e se non me la fai esprimere sei antidemocratico” ecc. ecc.] La chiave è un’altra. Ci vuole dire quando ci comportiamo da fa, noi che pensiamo e aspiriamo ad essere antifa. E lo facciamo un sacco di volte!

Comunque, per finire la cosa del murales, per fortuna che c’è, zona navigli, la casa della Merini, e okay, era chiusa, ma sul muro c’era un murales intatto della Murgia, e ho scoperto che proprio quel giorno, proprio domenica 3 giugno, sarebbe stato il suo compleanno. E quindi è stato bello pensare che essere lì a cercare ed essere qui a scrivere questo post è un po’ come farle gli auguri. Un po’ come fare casino, come dice lei.

Ma siccome io stavolta ho appena schiacciato il tasto Salva in bozza. Ho deciso che vado a farmi un giro, ché è uscito il sole, e questo lo finisco dopo. Tanto ancora non ho detto niente. Ma un’ultima cosa la dico. La più importante. Io penso che questo libro sia invecchiato. Dovrebbe essere riscritto. Riscritto seguendo la struttura, l’idea, il senso. Dovrebbe farlo lei. Chiaro. ma è morta e amen. E non mi viene in mente nessuno che potrebbe. Nel senso… Andrebbe cambiata la parola. E non è nemmeno populismo. Che sembrava essere lui. Ma non è. Quello che ha vinto le elezioni di ieri non è più fascismo. Ha le stesse ossa, gli stessi funzionamenti, ma una forma e un aspetto diversi. E credo sia nuovissimo. E’ nato post covid, nutrendosi del mondo postcovid, che non è molto diverso, ma è come se quel fascismo che aveva trovato la via l’avesse smarrita, era troppo classico, troppo old. Adesso c’è una cosa nuova, che okay, è la Meloni, lo sappiamo, ma lei è solo la persona che la cosa nuova usa per governare. Non ci fosse lei sarebbero un altro capo. La nostra degenerazione sociale, in cui ricadiamo da quando esistiamo, ha trovato la strada e questa strada si esprime in giorgismo. Il fascismo modalità salviniana che ancora vedevo cercare di graffiare l’elettorato [domenica scorsa per dire: è passato un autobus con sulla fiancata la scritta “basta CARNE CHIMICA” e la sua faccia. E se voi avete solo un abbozzo di cervello e cercate qualche articolo scientifico sulla carne biologica e sul futuro che ci permette ecc. ecc., ecco… vorreste mettervi dei tizzoni ardenti negli occhio piùttossto di leggere carnechimica e vedere gente che vota per quello] Ora non so come si può chiamare. Quando gli troveremo un nome sarà sicuramente troppo tardi (anzi, lo è già, in verità), ma resta che questo libro andrebbe riscritto per offrire le istruzioni per (non) diventare questa cosa qua. Per ora potremmo dire, Istruzioni per diventare Giorgia. Bene. vado. A dopo.

Rieccomi. E vediamo di dirvi del libro. Metti caso che. Dunque. L’anno è importante. Siamo nel 2018. E vi rendete conto che è un secolo fa. Siamo in un periodo dove parole come “rottamazione” “ruspa” “maalox” e cose così erano il pane quotidiano. Erano i volani del consenso. Adesso, nel senso della comunicazione, il consenso non si fa più trainare da un singolo termine, dallo slogan fatto parola. Anzi… di questi tempi ti rubano le parole e le modificano. Lo dice, in un capitolo, ma evidentemente non si era accorta di come fosse già un’onda, questa cosa. Famiglia, per esempio. Il senso della parola famiglia. Quella cosa nuova che non è il fascismo, fatta di reazione, ignoranza, cattiveria e sete di potere, ha dato il suo senso alla parola e poi lo ha imposto a tutti. L’ha abbrutita in modo tale da farci venire l’orticaria quando la sentiamo, mentre fa godere i fascisti. E così è successo per molte altre. Sempre a livello linguistico, che è il focus principale del libro, si parla poi di nemico, al posto di avversario, e della spersonalizzazione del nemico, che è sempre generico. Si parla del capo, della parsimoniosità della solizione “Capo” contrapposta alla soluzione leader. Si parla di semplificazione. E qui, forse, è il nodo più interessante, perché dal triangolo semplificazione-social-ignoranza nascono i veri mostri, altro che sonno della ragione. E poi si parla di memoria, in un capitolo. A questo proposito, per esempio, tra le varie cose ce n’è una sulla quale avevo intavolato una discussione durata un pranzo intero, con due colleghi umanisti. Che fanno storia.

Ecco… nessuno, o quasi, insegna la storia di classe quinta. Quella degli ultimi 50 anni. Arrivano a malapena a oltrepassare la seconda guerra mondiale e poi l’anno scolastico è finito. E la discussione era nata dal fatto che io credo sia possibile avere dei buoni cittadini, o meglio dei cittidini figli del loro tempo, se il loro tempo non gli viene insegnato a scuola. Volevo trovare il modo che questo fosse insegnato completamente. La mia idea era: te, in quinta, comincia a parlare da un punto che ti permetterà di raccontare cosa è successo in Italia nel 1900. Da Giolitti all’11 settembre. Lasci stare solo la storia di quando erano vivi. E se c’è qualcosa da tagliare, lo taglieremo negli anni prima. Cazzo ne so, in prima lascerete fuori gli Ittiti e le navi Fenicie, o in seconda un po’ di inutili romani, e soprattutto in terza pace, se perdiamo un pezzo de medioevo. A me non interessa che questa sia un buona soluzione, ma penso fermamente che non sia possibile avere persone che sappiano bene sfuggire le fascisterie se non conoscono la storia recente. E non mi stanno mica antipatici gli Ittiti eh. Bene… i miei due colleghi, ricordo, difesero la posizione del “Eh, ma non si può togliere, non si può fare, blabla” e intendiamoci, mica erano fasci eh. Erano normali, anzi, pure mancini, credo. Ma ecco, il fascista che è descritto in questo libro, per dire, è quello che inserisce un emendamento nei programmi scolastici perché sia obbligatorio parlare delle foibe. Invece il giorgiano cosa fa? Niente. Assolutamente niente. Vuole che le cose stiano così. Sa che l’ignoranza è dalla sua e facilita, non facendo niente, l’andazzo generale scolastico italiano sulla percentuale del programma di storia di V insegnato. Anzi…. se proprio volete inserisce altre attività didattiche innovative, bullandosi di averlo fatto, e sapendo che toglieranno ore di storia. E vince. Perché poi non troviamo dei coioni diciottenni col braccio teso che partono coi discorsi del Quando c’era lui e non hanno la più pallida idea di nulla. Oppure ce l’hanno, ma formata sull’internet dell’università della vita. Ecco. E’ solo un esempio di un punto del libro. Ma nell’istante in cui voi siete antifa, prof di storia, evitate… che ne so, di arrivare alle stragi degli anni di piombo, avete appena usato questo metodo. E niente… in modo inconsapevole. Ma l’effetto è lo stesso.

Okay… forse non si è capito molto, ma è appunto per questo che dico che il libro è invecchiato e andrebbe riscritto cercando di dare un nome a questa nuova degenerazione sociale. Se il fascismo vecchio è un povero idiota con la faccia di Vannacci che inneggia alla decima mas, e prende voti, eh. Il fascismo nuovo, giorgiano, è quello che dice “Ciao, sono quella stronza della meloni” e governa. Punto game partita. Ed è su questo secondo comportamento che bisognerebbe dare istruzioni.

Vabbè. Direi basta. Cioè… ci sarebbero davvero mille cose da dire. Ma oggi è lunedì, il mio giorno preferito, ma ascoltare i risultati elettorali europei non è che lo rende il miglior lunedì. Quindi è anche un buon giorno per parlare di questo libro, in verità. Due riflessioni, se vi capita, fatecele.

E già che ci sono butto anche un paio di immagini milanesi. Il murales in darsena, con Dax, Giuliani ecc… rifatto per l’ennesima volta dopo che i fa lo cancellano. E la Alda, che un po’ di poesia salva sempre.

[A proposito. Oggi è il 10 giugno. Sono passati 100 anni. Siamo di nuovo negli anni ’20. E magari leggere di Giacomo è utile. Questo articolo, per esempio, che andrebbe insegnato a scuola, invece di liquidare la cosa in due righe asettiche e vuote, (e anzi, anche questo, uscito oggi, per capire bene di cosa sono realmente nostalgici, i nostalgici). Magari lo confrontate con le righe del Governo attuale in proposito…]

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