“Tomie” di Junji Ito****

“Tomie” di Junji Ito****

Sto facendo questa rece sul sito alla cieca. Alla cieca vuol dire senza internet e senza libro. Senza internet perché ho il telefono spento. Senza libro perché l’ho già passato a Luca. Lo avevo da troppo tempo. Certo, è grosso, ma è pur sempre un manga, anzi, un mangone. Ma insomma… era per dirvi perché sarà una rece poco precisa. Senza i titoli dei racconti, senza dirvi quanti sono, quando è stata scritto il tomo… Ma forse, penso vada bene così.

Nel senso… Se fosse uno dei “soliti” Junji Ito, come quello che ho comprato ieri alla solita Feltrinelli di Milano Centrale, ecco, allora avrebbe senso avere il manga tra le mani e parlarvene sfogliandolo.

Ma questo tomo è Tomie! (Sì, okay, tra mangone e Tomo-Tomie mi merito la reincarnazione in una cimice, ma portate pazienza… mi sono spruzzato lo spray nero dritto in un occhio e devo ancora riassorbire il dramma)

Lo guardavo sempre, Tomie, e lo guardavo con diffidenza.

Diffidenza perché io non ho amato il volume monografico su Soichi, vuoi perché non amavo visceralmente Soichi, ma soprattutto perché alla lunga, la verve narrativa sembrava un po’ perdersi per strada, cercando nuove direzioni attorno a un personaggio che alla fine è un “borderline”, ma senza troppa maledizione addosso.

Tomie, quindi, che è un volume ENORME, tipo boh, avrà millemila pagine e decine di storie, mi spaventava. Mi chiedevo: Ma come fai a mantenere tutto questo con un personaggio solo? Poi però, a dicembre, mi sono fatto convincere da due cose. Cosa Uno, avevo appena comprato la maglietta di Berschka – o come cats si scrive – sia a me, sia a Luca, che era gagliardissima, e la più bella (e anche l’ultima rimasta, okay). Cosa Due, in proporzione agli altri, costava un cats. Voglio dire, pagare tipo 18-20euri, non ricordo, per il triplo delle pagine di quelli da 15-16euro, ci sta. E allora, il combinato disposto di cosa uno e cosa due me lo aveva fatto comprare.

Poi l’ho letto a singhiozzo, vero. Ci ho messo mesi. Leggevo un episodio o due e poi magari facevo pausa di una settimana… ma alla fine mi ha soddisfatto. E vi dico subito che ricomprerei la maglietta di Tomie mille volte.

Ma vi devo spiegare perché, e come si fa a fare decine di storie con un solo personaggio che fa una cosa sola. Beh… semplice. Tomie non è una sola. Tomie è legione. Tomie è un’entità. Una vagonata di doppelganger (umlaut invisibile) che origina altre vagonate di doppelgänger (qui mi sono ricordato che sto scrivendo su word e ci metto un attimo a mettere le umlaut).

Spiego: Tomie è bellissima. Una quaglia galattica. Ma non è solo bella. È inarrestabilemente bella. Puoi essere persino suo padre o suo fratello o suo nonno, ma ti innamorerai di lei. E farai di tutto per averla. Tipo uccidere. Anzi… è soprattutto questo che fa chi viene a contatto con Tomie. Uccide. In due direzioni, alternando. O uccide i suoi avversari in amore o, più probabilmente, uccide Tomie, che sistematicamente rifiuta tutti. E lei, oltre a essere cosciente di tutto ciò, è anche stronza. Ma stronza forte eh. E quindi, già dopo la prima storia succede che il ragazzo che l’ama e non la può avere la fa a pezzi. E vabbè, direte voi, finito il manga dopo tre pagine. Eh no! Qui c’è l’idea, l’idea che sorregge tutto. Tomie si rigenera. Prendete qualunque pezzo di corpo di Tomie e lui si rigenererà in un’altra Tomie.

Avete capito, no? Ora sapete che si può scrivere mille storie, su Tomie.

Vado a memoria casuale.

La potete far squartare, seppellire e rinascere in tante copie.

La potete far studiare da scienziati.

La potete far soggiogare pittori, poeti, studenti, professori…

La potete far annegare, bruciare, pugnalare…

Le potete mettere in competizione tra di loro, visto che si odiano a morte.

O far seppellire in un blocco di cemento.

Basta… dai. Potete farci di tutto. Tanto lei, Tomie, non morirà mai e anche se ne avanza boh, che ne so, un dito, da quel dito, prima o poi… Deadpool scansati e fai l’inchino.

Poi, ad accomunare le varie Tomie, c’è sempre il suo neo marilynmonronico, il suo fascino rataikowskico, gli istinti omicidi di ogni amore tossico. E non esiste una Tomie buona. E non esiste una Tomie che prima o poi accetti o desideri un uomo. Se lo fanno, fingono, oppure è solo per un fuggevole momento. Tra l’altro il manga è il primo che ha scritto Junji, e nasce proprio dall’idea del primo racconto. Una ragazza della scuola muore tragicamente ammazzatta, tutti fanno Oooh cazz, e il giorno dopo si ripresenta tranquillamente in aula con l’arai di chi “checazzociavetedaguardare?!”

Quindi, direi che capisco abbastanza bene la fan-base di questo personaggio Junjitiano. Il fascino di Tomie esce dalle pagine. Poi, chiaro, ci sono le storie deboli, e non aspettatevi che tutte siano legate. Anzi… sono, diciamo così, legate a grappoli. E quelli che arrivano a grappoli sono le migliori.

Altro da dire? Mah, se siete dei lettori abituali di Ito, è probabile che lo abbiate già letto, ma se come me lo aveve occhieggiato sugli scaffali delle librerie e avete finora esitato, non fatelo più. Tomie va letto, con i suoi pregi e difetti.

Io la chiudo qua. Ah, boh, vi dico anche che han fatto vagonate di film su Tomie, e che ci sono due episodi della serie collection. Poi, quando riaccenderò quello stramaledetto schifoso telefono di cui siamo schiavi, vi cerco i disegni, e magari pure vi scrivo l’elenco titoli. Intanto fatemi finire il mio Moscow Mule e andare avanti con lo scrivere tutti gli articoli su word… Erano aaaaanni che non lo facevo.

Anzi, ora che mi ci fate pensare, devo fare anche altre cose, su questo sito, tipo riempire la pagina del libro che ho curato e farvi un post su un paio di appuntamenti futuri. Interruzione pagine a via… al prossimo post!

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