“Il popolo dell’autunno” di Ray Bradbury****

“Il popolo dell’autunno” di Ray Bradbury****

Oh… in realtà ho finito di leggere l’ultima pagine e mezza ieri sera. Così… mentre mangiavo o non so che. Il resto del libro l’avevo già letto tipo 2-3 settimane fa, ma mi ricordavo tutto e non pensavo che il finale cambiasse qualcosa e invece cambia. Un gran finale! E non per sorprese o simili eh, proprio perché è come la matita che chiude il cerchio perfetto senza sbavature. Comunque non so perché sono partito dalla fine, visto che il libro si merita ben più di qualche parola.

Cominciamo come al solito, a dire la solita cosa che oramai sapete. Bradbury è là, assiso nel mio pantheon, seduto vicino a Tori Amos e Layne Staley, vistoc he compiono tutti gli anni lo stesso giorno, anche se mi immagino lui parli di più con Buzzati, Calvino e Dahl, per affinità artistiche. Ma insomma… come da anni mi sento dire, Il popolo dell’autunno era un libro bellissimo di Ray che non potevo non leggere. E io, che non ho quella smania e libri non compro più, ho aspettato che capitasse il momento giusto. Anche perché non sapevo bene cosa trovarmi tra le mani. Che ne so, io adoro e ho adorato la meraviglia del Bradbury di Cronache Marziane, mentre non ho del tutto digerito, pur trovandolo dirompente, la prosa dell’arcicelebre Fahrenheit. Ho adorato i racconti, mentre ho un po’ gnegneato su halloween. Insomma… chiaroscuri.

L’occasione per avere questo Popolo dell’autunno è stato quel coione del vampiro. A dicembre, che s’è sposato, visto che non aveva un cazzo da fare ha deciso di partecipare al 300parole plagiando un mio racconto (uguale, l’ha scritto, lo stronzo) e la figata è che ha vinto pure scoprendolo proprio il giorno delle nozze. Ma siccome è un amico onesto, ha diviso la vincita da acquistare su amaziono e io ho scelto questo, che era là da tanto nella lista dei “libri da comprare se vinci concorsi con buoni amazon“.

Insomma… Per leggerlo ho dovuto aspettare primavera inoltrata, ma ce l’ho fatta, e okay, avevano ragione quelli che dicevano che è un gran libro. E ve lo dico subito perché: è un romanzo di formazione, di amicizia, di invecchiamento e di scorrere del tempo, ma è scritto come scrive Ray quando è in forma. Con quelle sue frasi sghembe che però si capisce quel che c’è dentro e ti lasciano a penzolare fra poesia e fantasia. Ricordo che già dopo una decina o ventina di pagine il libro valeva già la lettura. Io non sono di quelli che sottolineano le frasi e cagate varie. Se voglio rileggere qualcosa me la vado a cercare, e se non la trovo vivo lo stesso. Ma qui vale la pena che vada a perdere del tempo e vi riporti qualcosa delle prime pagine, par farvi capire da dove nasce l’amore per Bradbury.

Tipo qua, dopo due pagine:

Il sole, filtrando da un piccolo squarcio tra le nubi, trasformò in monete d’oro alcune foglie della quercia. Ma il sole svanì, le monete scomparvero, l’aria soffiò grigia; il venditore si riscosse dall’incantesimo.

Oppure qua il venditore di parafulmini che parla a Jim e Will:

Che lingua parla il vento? Di quale nazionalità è un uragano? Da che paese vengono le piogge? Di che colore è la folgore? Dove va il tuono, quando muore?

E poi ancora, subito dopo:

E l’uomo vestito dei colori del temporale se ne andò, con il cappello color delle nuvole calcato sugli occhi, e gli alberi frusciarono e all’improvviso il cielo apparve molto vecchio…

Oppure, parlando di Jim

Jim se ne stava disteso nel letto, tenuto insieme dall’erba palustre, e le sue ossa erano tranquille nella sua carne, la sua carne tranquilla sulle sue ossa.

O ancora, riferendosi alla Donna più bella del mondo, rinchiusa nel ghiaccio:

Nel gelo sognante del ghiaccio, ccome se fosse caduta e si fosse addormentata nelle valanche di neve, per mille anni, giovane per sempre, c’era questa donna. Era bionda come il mattino e fresca come i fiori di domani, e incantevole come qualsiasi fanciulla  quanto un uomo chiude gli occhi e l’imprigiona, in una perfezione di cammeo, nella conchiglia delle sue palpebre.

Insomma… oltre alla storia, è il come, che va goduto. Ma anche la storia eh. Che è strana… anche perché è un libro dall’andamento strano, come quelle canzoni che cominciano in un modo, e poi lasciano spazio ad altro. Tipo qui si parte con Jim e Will. Anni ’50, Illinois, loro quattordicenni, uno chiaro e uno scuro ma nati lo stesso giorno, anime gemelle, eppure diversissimi. Amicizia di quelle che sfidano l’eternità e non necessariamente in fatto di tempo. E in città, poco prima di Halloween, arriva il Popolo dell’autunno, un Luna Park itinerante fatto di Freak ma che in realtà è qualcosa di oltre. C’è un re, di questo popolo, il signor Dark, l’uomo tatuato, con i tatuaggi che prendono vita. E c’è Cooger, il cattivo, e la giostra, che invecchia e ringiovanisce, ma poi c’è la Strega della Polvere, una figura orrifica meravigliosa, forse la migliore. E insomma… la storia è già scritta. E invece no, perché c’è il padre di Will, bibliotecario, e i libri sono un protagonista. La biblioteca diventa un luogo. Ecco… il signor Charles Halloway diventa un eroe, anzi, sarà proprio quello che evolve di più. Lo scorrere del tempo, sembra essere il nemico, il nostro diventare tristi, melanconici, incapaci di preservare lo spirito bambino e la gioia. Voglia di crescere, per Jim, voglia di ringiovanire, per altri. Sono condanne, schiavitù. L’autunno è quello che ti si presenta nella vita.

Qui arriva i popolo dell’autunno, e il finale, perfetto, chiude il cerchio. Il signor Dark è stato sconfitto. Ridendo e ballando e godendo della vita, di quel che si ha e si è. Ma potrebbe tornare, dice Charles. Ma quando pensano alla giostra, e pensano di aggiungersi o togliersi qualche anno… ecco. “Forse sono già qui” dice Charles. E il popolo dell’autunno, da villain esterno diventa interno. Ce l’abbiamo dentro, l’autunno. E così da horror di formazione, il libri diventa più ampio, più coinvolgente. L’horror è solo uno sbirciare tra le pagine. Niente di truce, eppure il signor Dark, la strega della polvere, l’uomo elettrico che non è altro che la mummia di Cooger… i brividi li mettono.

Poi che dire. Che il titolo sarebbe Qualcosa di sinistro sta per accadere, o almeno è quello che hanno usato per il film degli anni ’80, ma l’idea di Popolo dell’autunno (della vita) è senza dubbio bello e denso. 

Insomma… la chiudo. Sono contento di esserci arrivato. Alla fine, mettendo da parte i racconti, questo Bradbury è il terzo che va letto, anche perché mette insieme alcuni dei suoi temi, pur facendolo in modo molto… laterale.

E’ tutto, dai. Posso riporlo. Decisamente una lettura che andava fatta.

Comments

  • a.v.
    15 Luglio 2022

    By the pricking of my thumbs – something wicked this way comes. Lo dice una delle streghe di Macbeth, atto IV scena I. E quello che arriva è Macbeth che vuole conoscere il suo futuro. E le streghe glielo dicono, ma lo fanno nel loro modo distorto che fa sentire Macbeth invincibile ma che lo porterà invece alla disfatta.
    Devo ancora leggere diverse cose di Bradbury ma questo finora è quello che ho amato di più.

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