“Yokai nei capolavori dell’Ukiyoe” di N. Yamamoto – Ei Nakau****
Lo scrivo veloce, questo post. Veloce perché è un libro da guardare molto e da leggere meno. Un libro di immagini. Un libro che ho regalato a Luca. Anzi no, calma, non gliel’ho regalato, in realtà. Se lo è comprato a sua insaputa. Gliel’ho detratto dal pagamento per l’aiuto che mi ha dato in Cryptofriûl. Ho fatto cosi anche con l’altro collaboratore, ma del libro che lui si è comprato a sua insaputa non vi dico niente perché ho comprato il libro più bello del mondo riguardo alla didattica di un argomento. Ma non divaghiamo troppo. Luca si è comprato questo, io l’ho letto – anche se velocemente le ultime pagine – e gliel’ho dato la scorsa settimana. Ed è questa la prima cosa da dire.
Mi capita di dare via dei libri, a volte. Parlo di libri di narrativa. Mia madre ha 2-3 riferimenti di siorette che leggono e gli regala i libri che io le do da dare via. A volte capita subito. Sono quei libri che non necerssariamente sono brutti, anzi. Potrebbero essere belli, ma so che non li rileggerò, né avrò voglia di andarci a cercare qualcosa in futuro. Vi faccio un esempio. Un libro qualunge della Vargas, per esempio. Mi sono piaciuti, per la maggior parte, ma l’altra mattina, sistemando qui da giorgia i suoi libri che non sopporto vedere allineati male e ancora peggio riposti senza un criterio, ecco, mi è capitato in mano L’uomo a rovescio, che non era poi un gran giallo (ricordo che scoprii il colpevole dopo due pagine) e me lo sono riportato a casa. E lo volevo dare via. Poi l’ho tenuto solo perché aveva il dorso giallo, e esteticamente mi fa comodo allinearlo nella mia libreria. Un motivo estetico, quindi. Ecco. Volevo arrivare qui. A volte i libri si tengono per motivi estetici. Perché sono belli. O semplicemente perché, quando si tratta di immagini, guardare non è come leggere. Guardare è un fatto che permette e/o richiede una maggior replicabilità.
Voi non so se lo facevate, da piccoli (okay, non tanto piccoli, per ciò che mi riguarda, lo facevo da grande e ora lo faccio poco ma non me lo sono dimenticato) quella cosa di “guardare le cose da vicino”. Non c’erano i cellulari, e per i luddisti di turno sarebbe qui che bisognerebbe discutere, sulla possibilità di scegliere la gestione del proprio tempo, non sul mezzo. Ecco, tipo siete in attesa, che ne so, su una panchina adesso, aspettate una tipa, un amico, l’autobus, salcazzo, e avete abbastanza tempo. E allora fate il gioco del “guardare da vicino”. Provate, se non mi credete. Prendete una cosa, tra le migliori vi consiglio una foglia, ma va bene anche un sasso, un insetto morto, una qualche immondizia… Ecco, e osservatela da vicino vicino vicino. Dappertutto. Scoprirete davvero mondi inesplorati. Okay, lo so, voi direte che prima bisogna leccare qualche rana, ma no, di solito a me non serviva. E soprattutto, non è come leggere un libro, che puoi farlo una volta sola e a volte quella volta è sufficiente. Lo puoi fare altre volte.
Ecco. Tutta ‘sta menata per dirvi che se voi conoscete qualcuno che è appassionato di stampe antiche, demoni, storia di altri popoli, giapponesità, o insomma… altre cose che ruotano intorno a queste, ecco, con Yokai nei capolavori dell’Ukinoie, librozzo da 240 pagine con almeno il doppio di immagini tratte da stampe giappo diciamo dell’800, be’… il gioco del “guardare da vicino” lo potete fare per ore. Vi metto subito una immagine per farvi capire.
bello, vero? E dove pensare che vicino a questa stampa, oltre ai riferimenti su autore e sul a cosa serviva questa immagine (tipo, se come questa era per i teatri kabuki e quali attori hanno recitato, oppure per quale raccolta era, oppure se era una copia, ecc) trovate, in pochissime righe, massimo una decina, la storia del demone, del fantasma o del fenomeno che hanno ispirato la stampa. Molti lavori sono di pochi autori. Tipo questo qui è di Utagawa Kuniyoshi (qui ne vedete altri, uno ve lo metto io, sempre del libro). E tipo lo capite che le immagini raccontano una storia. E se vi mettete lì, a guardare da vicino, si vedono i particolari. E non te la asciughi con una “guardata” da 1 minuto. Provate con questa storia qua sotto dai:
Un altro autore, già parecchio conosciuto, è Hokusai. E poi altri, che non conosco se non per averne letto il nome qui, ma che insomma… non è che ho notato grandi variazioni di stile. L’Ukiyoi-e, per capirci, è quel genere di disegni “brutti” e replicabili fatti su cosi di legno per i poveri che non potevano comprarsi i quadri. C’è tutta una storia e una tecnica, dietro, ma wikipediate voi se volete, che io ho cats e comunque nel libro non se ne parla granché. Il libro parla soprattutto per immagini e i testi sono proprio essenziali, e questo è bello.
Un’altra cosa bella è che spesso ci sono ingrandimenti. Nel senso, il gioco del guardare da vicino lo fa direttamente il libro. Vi faccio vedere qui a lato dai. Così mi capite.
In pratica, se lo possedete, potete fare il gioco del “guardare da vicino dove qualcuno ha già guardato da vicino”, oppure il gioco del “guardare da vicino dove cazzo voglio io”. Bello no?
Oh. Ovvio che non tutte le stampe sono galattiche come queste. Ce ne sono molte davvero meravigliose e piene di fantasia, altre più realistiche, ma ugualmente belle, comunque. Si percepisce che chi ha fatto questo lavoro non solo conosce l’argomento, ma ne è appassionato. C’è una classificazione quasi archetipica nella scelta e nella disposizione: yurei, oni, kaijin e yokai. (si, non ho messo le lettere soprassegnate, ma ci sono), ovvero apparizioni, diavoli, mostri umanoidi e creature demoniache/fantasmi. Alcuni, ma pochi, li conoscevo già per via del progetto degli yokai o per soreli jevât a mont, altri li ho proprio scoperti con questo libro. Del resto sono migliaia ed è normale.
Va bene. Basta. Vi ho dato un’idea regalo (25euri), più che altro. Un libro di quelli che è bello possedere, che ogni tanto, se ti vuoi rilassare, te lo esci e fai il gioco del guardare da vicino.
Difetti? Ma… non me la sento di dire difetti. Forse cose che sarebbero piaciute più a me, ecco. Tipo una scelta grafica diversa per la storia del demone e per la didascalia, o un ordine più ordinato delle figure, che c’è, ma non del tutto, ma davvero è una questione di gusti miei.