Uomini selvatici a Sospirolo
Succede questo: sono andato a Sospirolo, appena dopo Belluno, a ritirare un premio, e mi sono divertito tantissimo, e ho proprio il piacere di raccontarvelo, ché di sicuro vi faccio scoprire qualcosa.
Partiamo dall’inizio. Come sapete, ma se non lo sapete è uguale, ho cambiato lavoro abbandonando un inferno certo per un purgatorio incerto. E c’è stato un piccolo periodo – già terminato – dove davvero mi avanzava del tempo, ma sopratutto della lucidità mentale. Fare 7-8 ore di lezione al giorno è aberrante e farne cinque, pur usando le altre magari per prepare correggere burocratizzare ecc… diciamo che vi cambia la vita. In meglio. E in quel periodo Serena mi ha mandato il bando di concorso di questo premio, Sospirolo tra leggende e misteri, del Comune di Sospirolo, organizzato dalla Pro Loco Monti del Sole e se già vedete il disegno qui a fianco, insomma, capite che non poteva che ingolosirmi. Non tanto per il concorso letterario, ma per il tema, ovvero “L’Om Selvarech”, figura del folklore veneto, e in particolare di Agordo, che ha molti punti in comune con un salvan friulano o alcune categorie di sbilf. Anyway… guardo la data, e in pratica scadeva pochi giorni dopo. “Ora che ti avanza del tempo, magari” mi dice quella, e okay, avevo pensato di no. Che non mi piace scrivere le cose di fretta, mi piace scriverle bene.
Ma poi, la testa è finita lì, sull’uomo selvatico, e dopo essermi letto qualcosa, aver fissato quella sua principale caratteristica d’esser forastico e selvaggio, ma anche amico degli uomini, che ha abbandonato per ingratitudine ma che ha fatto depositari di parte del suo sapere, sopratutto nell’industria casearia e nel filtrare il latte col licopodio (sì, me lo sono chiesto anche io, appena l’ho letto: ma che pianta è il licopodio. Vi metto la foto va). E allora è arrivata la storia, così, con l’immagine di questo uomo selvatico ricoperto di foglie e del fatto che se ci fosse essere umano avvicinabile, al giorno d’oggi, potrebbe essere soltanto un bambino. Sia per questione di innocenza, ma soprattutto per l’innata accettazione della diversità, che dura poco ma c’è sempre, svanendo via via con l’avvicinarsi all’adolescenza.
E allora è arrivato Foglioso. Foglioso, il protagonista della storia, che finisce in una buca, anzi, uno scavo di una casa in costruzione, che è uno dei posti preferiti dove si va a giocare. Mi ci sono messo, e poi, soprattutto, avevo proprio voglia di scrivere una storia per ragazzi, che parlasse ai bambini ma dedicata ai bambini, lessicalmente e linguisticamente. Una cosa a là Dahl, insomma. E ho guardato anche quando era la premiazione e quanti km erano, e se era fattibile farci un giro. Sì, mi son detto, anzi, figatissima, se dovessi andare, che così vedo un posto nuovo, piccolo, di quelli che piacciono a me. Non avevo letto altre cose, a parte la lunghezza e le modalità di invio racconto.
Insomma… per farla breve, mi sono trovato coinvolto in una delle premiazioni più divertenti e ben organizzate a cui abbia mai partecipato. E sapete perché? C’erano i bambini! Eh, già, perché poi, dopo aver scritto la cosa, mi sono accorto che era fortemente orientato alla partecipazione delle scuole, e quando mi sono ritrovato circondato (non si fa per dire, proprio in mezzo a una ventina di bambini) da una seconda elementare di partecipanti, anche la parte di premiazione fatta di ringraziamenti e discorsi vari è stata spassosissima. Tra quelli che giocavano a svellere le sedie pieghevoli e quelli che applaudivano gasatissimi veramente è stato uno spasso. E la sala era piena, e soprattutto, da Regione a Sindaco, da cittadini ad aziende, ho avuto davvero l’impressione che fosse una iniziativa (è al XII anno, del resto) sostenuta da tutti, e il cesto di formaggi (ottimi!) con cui sono stato premiato in qualità di finalista è li a dimostrarlo.
E poi era tutto ben organizzato. Inserito in un contesto più ampio di manifestazioni, con una presentazione, una diretta fb (la potete vedere), gli interventi di lettura musicata, il rinfresco finale all’aperto, gli uomini selvatici costruiti per l’occasione, la mostra di disegni alle pareti, gli interventi esterni di chi non poteva esserci e tutti, e tutto, molto alla mano e in clima di divertimento, con un plauso di totale gratitudine per la presidentessa della Giuria, Antonia Arslan, persona a dir poco splendita, Santa Patata!
Bene. Mi sono dilungato. E di solito non scrivo gli articoli tipo o vinto questo, mi han premiato là, ecc. Li sopporto proprio male. Ma qui c’era un Premio Letterario che meritava davvero essere diffuso, e soprattutto, guardando come le istituzioni friulane agiscano nei confronti delle iniziative legate al territorio e soprattutto alla lingua friulane, be’… insomma, c’è solo da piangere. Alla fine, i mezzi fanno la differenza, e a livelli di investimento questo è un concorso che sicuramente costa molto, in termini di lavoro, volontariato e impegni economici, ed è bello vedere come ci sia una riuscita e una partecipazione così ampie (compresa quella dei maestri e dei professori delle scuole). L’aspetto che mi piaceva di più riguarda proprio quella frattura che c’è fra la conservazione e modernizzazione di folklore e tradizioni (l’utilizzo no, quello c’è) nelle generazioni nuove, che potrebbe poi tradursi in utilizzo della lingua. Nel senso… qui, alla fine, ci sono cento e più bambini e ragazzi che sapranno di questa figura, di questa tradizione, sapranno dell’industria casearia, di come si filtrava il latte, ecc... Insomma, è un modo di spingere lontano l’inferno.
Tante chiacchiere per dirvi anche che la storia – e le tutti i racconti finalisti – li potete leggere scaricando il pdf dal sito della proloco Monti del Sole. A me Foglioso piace molto, e vi dico anche che ho già commissionato ai due Piccoli Aiutanti di Contecurte, che lo avevano letto prima di inviarlo, dicendomi che spaccava di brutto, dicevo, gli ho commissionato dei disegni. Così vi farò un pdf più carino da inviare in newsletters quando li avrò. (Jacum e Ricart, moveisi!)
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