“Lilit e altri racconti” di Primo Levi****
Occats! Da quanto non scrivo su questo povero sito…
Ma la situazione è questa: tanto per cominciare, lavoro. Davvero… dopo due anni senza ferie aspettavo questa estate per avere, che ne so, un giorno libero, o anche due tre pomeriggi. E invece no, niente, nulla. Ho già l’orario pieno fino a tutto agosto. Non posso nemmeno andare a vedere il mare (Si okay… i week end, ciaone, non si vede, troppa gggente ecc ecc). Sembra che mezzo mondo abbia voluto avere il debito in economia aziendale, l’altro mezzo abbia voluto cambiare scuola e in più un pizzico di universitari. E ogni volta che mi capita così poi arriva qualcuno che crede che tu sia in ferie tutta l’estate… che i prof non abbiano da fare… cioè, davvero, se siete di quelli che “ah, che fortuna voi che avete tre mesi di ferie all’anno” vi dico subito che dovete morire male. Anyway, era per dire che è uno dei motivi che non mi fa leggere. Poi, sta cosa di fare 6-7 ore di lezione al giorno, che diventano 10-12 di lenti a contatto vi dirò che rompe il cazz. Dalle otto di sera sono in pratica cieco e vabbè, le uniche cose utili sono bere, mangiare e andare a fare atti di vandalismo. E preferisco di gran lunga la terza opzione. Ma non sono qui per lamentar… no, sì che sono qui per lamentarmi, ma ho finito. 🙂
Parliamo del libro. Un libro di racconti di Primo Levi che ho letto l’anno scorso. Uno dei pochi. Adesso sto leggendo il libro di gigi, che mi prende bene, e vedrò di finire. Adesso però voglio mettere da parte questo. In realtà ho almeno altre quattro cose più urgenti da fare:
- pagare una multa che non dovrei pagare ma mi costa di più fare ricorso e allora.
- leggere il racconto di david e risponderli, ma è già passato un mese cazzo e vabbè…
- leggere e valutare i racconti di un concorso che son giuria e che sono in ritardissimo
- cominciare una storia mia, che ho in testa, ma sto ancora studiando e boh… ci vuol tempo.
Magari vedo di fare una di queste cose, ma dopo avervi parlato di Primo Levi. Il libro, è chiaro, l’ho bellamente dimenticato, ma mi ricordo una cosa che dovevo dirvi, da quasi un anno. Primo Levi ha avuto la sfortuna di scrivere QUEL libro, e poi dopo di quello anche QUELL’ALTRO libro, ma se non li avesse scritti, ecco, voi dovete tenere presente quello che vi dico adesso: Levi è uno dei più grandi scrittori di racconti italiani del Novecento. Ma davvero eh…
Cioè, okay, non ha legato la sua cifra stilistica e il suo viaggiare letterario nella forma racconto, non credo che ne avesso poi intenzione, come magari avevano Buzzati o Calvino, ma al pari di gente come Scerbanenco, come Fenoglio, Sciascia… insomma, ne scriveva parecchi e son belli. E son belli anche quando non parla di quella cosa.
Ve lo faccio dire da lui, dalla quarta di copertina, dove specifica cosa trovate in questa raccolta:
«Questi racconti, scritti dal 1975 al 1981, hanno argomenti e toni diversi. Ho cercato di raggrupparli, e forzando talvolta sui termini ne ho ricavato un primo gruppo che riprende i temi di Se questo è un uomo e La tregua; un secondo che prosegue le Storie naturali e Vizio di forma, e un terzo i cui personaggi hanno in certa misura carne ed ossa. Spero che ogni racconto adempia decorosamente al suo ufficio, che è solo quello di condensare in poche cartelle, e trasmettere al lettore, un ricordo puntuale, uno stato d’animo, o anche solo una trovata. Ce ne sono di allegri e di tristi, perché i nostri giorni sono allegri e tristi. Non ci sono, che io sappia, né messaggi né profezie fondamentali; se il lettore ce li trova, è bontà sua.
Eterogeneità, quindi. E siccome non mi ricordo nulla farò per voi la prova del nove. Ovvero… sfoglio, leggo qualche titolo, qualche riga, e vedo cosa mi torna in mente. Se mi torna in mente tanto, allora è come un marchio di garanzia. Del resto sto aspettando l’acqua calda, bevo ‘sta IPA della Poretti per vedere se è meglio di quella della Moretti, e mangio cioccolata alle mandorle salate e miele, quella della Ritter, che vi consiglio. Il disco di Billie Eilish nuovo, invece, che sto ascoltando, forse ve lo consiglio un po’ meno.
Ma ora davvero basta chiacchiere: vado-sfoglio.vi dico.
Allora, della prima parte, quella sui racconti che avanzano dal lager, è corposa e molti me li sono ricordati, ma me li sono anche confusi. Nel senso che riprende anche personaggi dei due libri, tipo Cesare, tipo il nano di cui non ricordo il nome. Ma anche Avron, mi pareva qualcosa di già sentito, e insomma… diciamo che sono quasi delle storie di arrotondamento, nel senso che vanno a riempire interstizi che non chiedevano di essere riempiti, ma fanno dell’opera tematica di Levi un unicum con meno spigoli e più pieno. Il suo modo di raccontare è lo stesso, molto cronaca e in prima persona. Diciamo che se avete letto quei due libri là, e volete essere più pienamente coscienti degli scritti di Levi su questi argomenti, questa prima parte la dovete leggere. Sono una dozzina di racconti, tutti abbastanza brevi. La parte è stata intitolata Passato prossimo, e se volete sapere di cosa parlano, ma vi direi di evitarlo se li volete leggere, trovate una buona pagina riassuntiva di wiki.
La seconda parte si chiama Futuro anteriore e qui avete da lustrarvi gli occhi, perché si incontra…. il weird! Eh già, dire che Primo Levi scriveva racconti weird fa strano ma è così. Un mix di fantascienza-fantastico-fantasy, con qualche deriva un po’ stucchevole e ambientalista, ma sempre dalla parte del weird, riguardo all’importanza. Vi devo fare degli esempi. Ce ne sono alcuni di cui mi ricordo distintamente. Tipo quello della visita a un antico tempio, turistica, in cui però c’è una bestia che ricorda, nella sua misteriosità, il minotauro, visto che cerca di uscire, ma è al tempo stesso vittima e protagonista di un culto… e niente, finisce lì, con un senso di meraviglia e paura mescolati e sospesi. E poi mi ricordo quello della tipa mezzo albero e mezzo umano, in un mondo in cui le genetiche si erano mescolate. E la vita era normale, ma normale con le genetiche mescolate, tipo che se ti trovi davanti un prof universitario cricetomane o alberi che sono molto più familiari di quello che dovrebbero, per un essere umano. Insomma… straniante. E poi uno bellissimo sui palindromi, che si avvicina agli esercizi di stile e ti lascia invidioso, di questa scrittura. E poi c’è il borgesiano Figli del vento, che racconta di creature che sembrano uscite dal codex. Vabbè, e poi basta dai. Anche qui i racconti sono brevi e saranno una decina almeno. Io direi che finisco la birra, vado a lavarmi, e poi torno.
Eccerto. E dopo sono andato in giro a prender pokemon mi sono perso via a cazzeggio e ora boh vediamo di finirla dai. Tanto ho già capito che mica le faccio, le altre cose. Prima vado a scambiar bestie con astridss e poi si vedrà al ritorno.
Ma vi devo dire prima della terza parte del libro. Il presente indicativo. Qui c’è il Levi più vicino a se stesso in tempi non di guerra, al chimico delle storie della chiave a stella e di se stesso negli anni ‘to-80, nel Presente Indicativo, cioè, che vede cose e pensa cose. Tipo che ne so, che pensieri può fare a vedere un ragazzino che disegna svastiche, oppure in storie di presente che vengono dal passato, partigiane o di guerra, oppure ancora di una “avventura” mezza sgradevole pre guerra, oppure di Guerrino, di cui mi ricordo benissimo, che disegnava icone a inizio secolo, poi scomparso… Insomma, storie, storie di vita.
Non ricordo di un racconto che non mi sia piaciuto. Rileggendo la breve trama, direi che al 60-70 per cento me li ricordo e provavo anche piacere a rileggere qualche frase. Insomma… si sa, ci piacciono le cose nuove, e i racconti sono come le serie TV, ma queste cose vecchie son proprio belle, e soprattutto il Futuro e il Presente aiutano a conoscere un Levi lontano da quella cosa là, che troppo di lui si è presa.
Io vado nel posto del lunedì a bere una birra veloce. E magari chissà, nasce un pensiero di gelo. Intanto, almeno, posso riporre questo libro.