News of the word: Novelle Giapponesi
Dunque. Sono le 00 ancora per poco, perché subito scatta l’una, e non dovevo aprire questo post.
Lo dico perché è una settimana pesante, e io vorrei davvero riuscire a trovare delle energie creative per scrivere, che anche c’erano, a dire il vero, ma sono riuscito a metterle in tanti rivoli di cose.
Mi sono fatto la caipirigna allo zenzero, perché secondo me viene buona. E mi sono preso il tempo per berla. Una caipi di buon auspicio – seduto sulla panca di fuori – guardando il nulla. Come si faceva un tempo, come in realtà è sempre stato quando le mie ore non coincidevano con quelle degli altri. Ora un po’ meno. Sono stanco e dormo. Spesso. Ma resta, la cosa importante, che nella caipi allo zenzero si crea un problema, se pesti lime e zenzero sfracaiato a coltello. Lo zenzero ti può intasare la cannuccia. Ed è fastidioso. Non è come l’intoppo dello zucchero, che scioglie e va. E’ qualcosa di cui occuparsi. E non sono mai belle le cose di cui devi occuparti, se stai cercando di rilassarti. E quindi un po’ mi sono perso qua.
Ma mi sono perso altrove, oltre alla caipi. Ho rivisto delle cose dei white stripes. Roba del 2005. E provo sempre una sensazione strana, quando vedo Meg White. Io sono sempre stato innamorato di entrambi. E non è cambiato, il mio amore, quando uno ha continuato ad apparire, nelle proprie cose di ghitarra, e l’altro è scomparso. Meg è Meg. Jack è Jack. Sono un pezzo di una parte di vita passata e colorata (di rosso e di nero e di bianco, certo) e quindi è bello, come stasera, ritrovarli e riascoltarli, ma anche guardarli che si guardano, anche dopo anni che non son più marito e meglio. Così ho ripreso il CD, l’ultimo, e mi sono reso conto che forse non mi ero reso conto di quanto fosse bello. O forse sì, ma all’epoca ero un po’ come Jack con Meg. Giravo la notte in macchina, ricordo nottate con Chiara, l’amica di Giuseppina, da e verso il mare; e con altre di cui non ricordo il nome. E dicevo ma non è bellissimo questo disco e ricevevo degli Gne, o degli Boh, se non addirittura degli Eh? E forse all’epoca non mi ero nemmeno reso conto di quanto era triste e non triste Meg in quelle ultime apparizioni. Così sono andato a cercare di lei, per vedere cosa fa, e mi sono beccato pure un video di sesso rubato che pensavo fosse un fake ma mi sa tanto di no e comunque dove si tromba un uomo cesso che metà ne basta. Ma lei è sempre bellissima. E pure felice, direi. E mi sono chiesto delle cose belle in generale. Insomma. Altri rivoli.
Ma mi sto dilungando, lo so. Ma fottesega, non è mica il blog di uno scrittore che vi dice che scrive cose. Dicevo perciò che mi sono perso in varie cose. Ho visto una cosa sulla fiaba russa della baba yaga, che mi ha girato Luca, per esempio, e il nome Vassilissa è lì che mi gira in testa e non va via.
E poi ho visto coso, li, dave grohl, che racconta di come è uscita everlong. E anche di Dave non è che puoi non essere innamorato. E spesso fa il cazzone, ma li che non faceva il cazzone, non del tutto, almeno, gli volevo bene lo stesso. E’ curioso sapere l’esatto momento in cui hai cominciato a voler bene a qualcuno. Io con lui lo so. Era il 1995, giugno, notte. Ero in 500 (sì, quella vecchia, viola, che all’epoca era ancora viola metallizzato e aveva la radio). E dalla radio ascoltavo rai stereo 2, credo la trasmissione si chiamasse Planet Rock, ma non potrei giiurarci. Passarono per la prima volta il primo singolo di questi qua, che erano il gruppo nato dai Nirvana. This is a call. E io la trovai bellissima. O meglio, ricordo che era esattamente ciò che andava ascoltato in una notte di giugno in via Roma a Udine passando a capote aperta in una 500 viola metallizzato e l’autoradio a massima distorsione. Che poi Everlong me l’ero guardata perché ovviamente avevo guardato Mick Jagger e Dave che han fatto un pezzo caciarone e allegro e figo. E poi sono finito a guardare il video di Lennon che fa il cazzone. E Yoko lo guarda. E non è come Meg ogni tanto guardava Jack, ma diverso. E sono belli tutti e due i modi. Insomma… mi sono perso in un sacco di cose e dovrei dormire, perché alla fine anche se le ore di lavoro sono sette, diventano otto con i laboratori per i bimbi e diventano dieci per i nipoti degli amici che sono amici miei e una ripetizione non si nega a nessuno. Insomma… ci si imbarca sempre in navi perdute, in questi tempi reclusi.
Ma in Giappone, perché non andare allora? E andiamoci. Tanto si può. è nel comune vicino che non si può. 🙂
Perché era di Giappone che parlava questo post. Perché tra le mail di stasera c’era quella di Idrovolante Edizioni e c’erano le news di questa AAVV. Voi sapete che c’è un universo immenso dove vivono le AAVV. Ci sono vari pianeti, su questo universo. Chi ha viaggiato per case editrici e siti letterari ne conosce parecchi. Da alcuni si sta lontani come la peste (ops, come il coronavirus) mentre altri sono tesori nascosti, spesso dissepolti da anfratti polverosi. E poi ci sono quelli che vanno per una strada onesta, semplice, e allora gli si dà una mano. Come qua.
Insomma, riassumo. Tipo un mesetto fa mi è caduto sott’occhio un contest per fare una raccolta AAVV dedicata alle storie sul Giappone. E mi sono ricordato di aver scritto un libro di Yokai giappo, con una storia per ogni regione d’Italia e già che c’ero avevo scritto pure San Marino, il Vaticano e 4-5 storie in più come teaser. Tutto parcheggiato a fare muffa. (vabbè, poi un libro sugli Yokai l’ho fatto lo stesso, eh) E quindi mi sono detto… boh, e pigliamo una di queste storie e mandiamogliela. Tanto oramai son passati anni da quel precontratto e posso buttarle dove voglio, ‘ste storie. E dopo una cernita durata tre secondi ho pigliato la prima storia e l’ho inviata a quelli di Idrovolante Edizioni. E okay… lo so che sarebbe finita nella raccolta. A me piace mandare le cose per gli altri, quando fanno le cose, e solitamente dopo me ne disinteresso (e non compro la raccolta AAVV, lo ammetto, sennò avrei casa piena di libri non letti più di quanto già non sia). Ma qui invece no.
Qui mi sono piaciuti. Perché una piccola casa editrice deve usarla questa cosa degli AAVV, quindi raccogliere materiale di scrittori esordienti, e non, metterlo in raccolte con alti e bassi e farsi spazio. E non lo vedo un dramma se cerchi di recuperare le spese e magari finanziare altri progetti validi con gli acquisti degli autori. Del resto, sono stato il curatore di due progetti con quasi migliaia di partecipanti e so che a starci dietro ne possono uscire cose belle. Chiunque tu sia,qualunque viottolo di bosco abbia percorso il tuo ego, se vedi un tuo racconto pubblicato da qualche parte sei felice. Poi c’è chi come me tende a dimenticarsene da una caipi all’altra, e chi si segna tutte le pubblicazioni manco fosse in gara per il Nobel letterario. Ma il piacere resta e quindi insomma. eccomi qua a fare un piacere a quelli di Idrovolante, che hanno un bel modo di fare le cose. Mi sono piaicuti subito. Mi piaceva quel grassetto attorno alla frase del non obbligo all’acquisto del libro, e mi piaceva il fatto di cercare di usare il metodo AAVV senza sfruttamenti e ipocrisie. Insomma… mi sono piaciuti. E quindi, siccome in un baleno hanno uscito il libro, e questo sito è comunque la casa di uno che scrive, direi che mi pare il minimo fargli pubblicità e dirvi che in questa loro uscita AAVV dedicata al Sol Levante trovate un mio racconto. E’ quello lombardo, ambientato a Milano, e lo yokai in viaggio è il betobeto san, se non ricordo male. Credo di avere anche il disegno che avevo fatto all’epoca. Quasi quasi vado a cercarlo e ve lo metto qua in parte. Voi cosa potete fare per una casa editrice indipendente?
Potete piacere la pagina della Idrovolante. Che poi è un bellissimo nome, per dire. E potete andare a sbirciargli anche il catalogo. Sai mai troviate il libro che avete sempre cercato.
Potete condividere il fatto che sia uscita una raccolta di racconti esordienti dedicati al Giappone, se non altro perché mi sembra che debbano ancora dirlo, ma nella mail c’è scritto che del link e della copertina posso disporre a piacimento, quindi ve lo dico subito e vi mostro tutto. E magari potete iscrivervi alla news letter di questo sito (a fondo pagina, sì), visto che non si è iscritto nessuno e penso proprio che siate un po’ stronzetti, a non farlo. Insomma… dovevo dire delle cose su questa uscita e alla fine non vi ho detto quasi niente, se non che sono Novelle giapponesi. (Sì, okay, la mia è milanese, ma non fate le pigne dai) Che poi, boh… che c’è da dire? Ah sì, se per caso doveste comprarla perché siete in fissa col Giappone ditemelo che quelli della Idro mi han mandato lo sconto amico, alla peggio ve la compro io, che la comprerò. (e già che ci sono ne piglio una anche per Luca, che ha ispirato il racconto, e una boh, da regalare accazz). E poi basta. Son quasi le due e ho sonno. O meglio. Non ho sonno ma direi che spengo tutto, finisco la caipi, e dormo il sonno in faccia ai sogni, baku permettendo.