“Il manoscritto di Broadie” di Jorge Luis Borges***(*)

“Il manoscritto di Broadie” di Jorge Luis Borges***(*)

Questo libro parla di duelli. No, magari non solo di quelli, ma in molti dei racconti ci sono dei duelli. Ricordo un racconto meraviglioso che parlava di un duello ed era di un autore argentino (nobel per la letteratura, se non sbaglio). Vargas Llosa. Probabilmente ne ho parlato anche in giro per questo sito. (Da quando ho imparato che basta scrivere un tag nell’inserisci link e ti compare il link è tutto più meraviglioso). Ora capisco due cose. Che Vargas Llosa non può non dirsi ispirato dai temi borgesiani di questi racconti, cosa numero uno, e che c’è evidentemente un vissuto che li influenza entrambi. L’argentina, le lame, i gauchos, i duelli, la delinquenza, l’onore, le mucche, il machismo, Baires in cui si aggiusta ogni cosa perché c’è sempre qualcuno che conosce qualcuno.

Ecco, ci sono soprattutto queste cose, in questi racconti di Jorge Luis Borges che ha raccolto sotto il nome di Il manoscritto di Broadie. Il primo duello, poi, è senza lame (ma non senza violenza). Me lo sono andato a rileggere, perché il libro l’ho letto oramai un anno fa e chi si ricorda un cats. Però quel brano me lo sono ricordato subito, sì. Appena ho letto Juliana. Juliana che appartiene a due fratelli, ed è un oggetto, e per un oggetto non si prova niente, e ce la si divide. Ma cosa succede se i due fratelli si innamorano e non lo possono ammettere. Cosa accade se sono gelosi uno dell’altro ma non si può certo elevare un oggetto a un qualcosa che abbia un valore oltre quello dell’oggetto stesso? Eh… cose brutte. L’intrusa, è il titolo del racconto. Bello! E poi un altro mi è piaciuto: una voce di bambino che racconta di un duello nato per scherzo, durante una cena tra amici, usando le armi di un museo casalingo, mi pare si intitoli L’incontro. Ovviamente si conclude col morto, ma emerge il lato fantastico e misterioso, la personalità degli oggetti che non erano solo oggetti. Anche qui, il vizio del sistemare le questioni a suon di coltellate.

I racconti comunque sono 11. Il migliore, dice Borges, è Il vangelo secondo Marco, e sono d’accordo con lui. Okay… c’è la sorpresona finale da ultima riga, ma è gestita così bene e il personaggio principale è talmente ben disegnato che è un piccolo gioiello. Il racconto che dà il titolo alla raccolta viene da un tale che fa il missionario e che ha lasciato un manoscritto, di swiftiana memoria, che Jorge (o chi parla nella prima persona del racconto) si prende solo la briga di tradurre. Insomma… il solito realismo magico di Borges, gestito bene.

Poi che dire. I racconti li ha scritti che era vecchio, nel 1970, e lo dice in una piacevole intro dove spiega anche che dovrebbero essere racconti lineari, tranquilli dal punto di vista della sceneggiatura, ed è di parola. In pratica, nell’intro, è come se ci dicesse, sono vecchio scrivo le cose facili non rompetemi il cats. Quindi se anche voi, come me, avete un problema nell’affrontare Borges, che richiede attenzione massima e testa vuota e tranquilla, bene, questi racconti sono ideali per poter leggere il Maestro argentino anche in altre condizioni mentali, più leggere. E se da un lato non posso mettere queste storie sullo stesso piano dell’Aleph o di Finzioni, non mi sembra corretto definirle minori. Cioè… è un po’ come i radiohead fanno una bella canzone e tutti stanno lì a criticarli che non è innovativa… Non è che si deve sempre ribaltare il mondo, no? Abbiamo bisogno anche di cose facili, e se uno vuole avvicinarsi a un Borges più masticabile, anche se meno ammaliante, a me questi undici racconti brevi son piaciuti. Non ve ne cito altri. Qualcuno è meno riuscito, certo, ma altri, come L’altro duello tra le pittrici e il brigante Juan Murana morto che sotto forma di malattia mentale torna a difendere la family, pur non essendo originale sono belle storie e fa piacere leggerle.

Altro?

No. A meno che non vi debba raccontare del mio duello con la laringite cronica da dad e i postumi dell’AstraZeneca che ieri mi han fatto collassare, o del duello con il tempo che non basta mai per tutte le cose che si vuole fare. Tra le altre, se vi interessa, c’è che ho finalmente messo in onda (no dai, più Astrid che io, confesso) le storie da ascoltare in friulano per chi è pigro e non le vuole leggere. Posso dirvi che oggi è l’anniversario del centenario della nascita di Astor Piazzolla, argentino pure lui, e che poco fa ho corretto un racconto di Galliano, pure lui da Buenos Aires. E insomma… una giornata argentina, direi, visto che guardando fuori è pieno di primavera,

Comments

  • jorge alejandro
    17 Marzo 2021

    La frase finale di La Intrusa, uno dei , a mio parere- megli finali di un racconto.

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