“Rasmus e il vagabondo” di Astrid Lindgren****
Già lo sapete che dai tempi dei libri PSF, ero partito bene a leggere quei libri là. Tipo Pippi Calzelunghe, per scoprire cose meravigliose, E poi, la fissa per gli Istrici ce l’ho sempre avuta. C’è tutto Dahl, là dentro, e Winnie Poh, e un sacco di altre cose belle. Tutte coi disegni. Insomma… la scorsa estate, che ne so, tipo luglio o roba così, nel vano tentativo di leggere qualcosa sul fiume, ed essendomi dimenticato quel che stavo leggendo a casa, ho adocchiato questo a casa di Giorgia e me lo sono preso. L’avevo cominciato anni prima, ma solo poche pagine. Ricordo spesso che Rasmus, il gruppo musicale un po’ inutile che ha azzeccato una canzone, aveva preso da lì, ma avevo pensato a una associazione fallace che diceva: gruppo di valore mediocre = libro mediocre.
Invece no. Ne riparlavo con Luca l’altro giorno, che mi chiedeva un consiglio per un regalo a teen reader, e insomma… mi è venuto in testa questo e ho pensato che Rasmus e il vagabondo era proprio una figata. La prima edizione italiana è degli anni ’70, quella svedese però è del 1957 ed è un libro di quelli affascinanti e che, alla fine, ti lascia felice. Il plot è semplice. Orfanotrofio – bambino sfigato e poverissimo – voglia di fuggire e soprattutto… voglia di genitori! E allora eccolo Rasmus che combina un casino e scappa. E incontra il Vagabondo. Potra mai un bambino (non biondo e coi capelli lisci, è importante) poter diventare felice, con un vagabondo? Eh… insomma, se cerchi dei genitori non è proprio il top, per proporsi. Ma le avvenutre, quelle sì che arrivano.
E così è tutta una storia senza pausa, coi temi rubati a Tom Sawyer e con il politically scorrect sotteso che richiama echi di Pippi. Ma c’è un sacco di gioia, in questa storia. Anche i momenti di tensione, sono gestiti in modo così leggero, con una narrazione talmente in punta di piedi e bambinesca, che non ci si ritrova mai ansiosi. Rasmus è un eroe puro, che affronta il mondo con la faccia chiara, onesto, e soprattutto allegro, pronto a cogliere il bello delle cose.
Mi sa, a occhio, che non ha avuto poi un gran successo, Rasmus, divorato forse dalla fama di Pippi, e ci sta. Del resto Pippi è un colosso di storie che ha dalla sua il non sense, e un’eroina molto originale. Rasmus no. Niente cose strane. Rasmus mostra la Svezia povera degli anni post crisi seconda guerra. Ma è una faccia allegra dentro un contesto velato di buio. Eppure, a leggere delle sue avventure (e un po’ a Twain ha sicuramente rubato, la Astrid) ci si lascia trasportare veloci, senz avoler tornare indietro. Insomma… è un bel libro per ragazzi, certo, ma porca miseria, che bene che fa a leggerlo da grandi. A parte i rapinatori, villain che arrivano ma non sono poi così terribili, manca un vero cattivo.
Poi? Anche basta dai. Diciamo che se avete riscoperto capolavori come i Dahl, o altri della collana degli Istrici, e questo l’avete sempre scansato… be’ ecco, avete sbagliato. Vale quanto gli altri. E leggendolo si vorrebbe essere tutti un po’ il vagabondo, Oscar. Ah, ovviamente, occhio al finale che è davvero perfetto e inaspettato.
Ma basta così. Dopo mesi, posso finalmente restituirlo. 🙂
E se per caso volete leggerlo dovreste trovarlo facile aggratis in internet, visto che è vecchio e i diritti sono scaduti. Qua per esempio ho visto che c’è. E se nulla vi frega di Rasmus, vi posso dire che è uscito un pezzo nuovo di FKAtwigs, bello come sempre, anche se un po’ meno dei pezzoni di Magdalene.