“La scuola di pizze in faccia del professor Zerocalcare” di Zerocalcare***
Voglio bene a Zerocalcare.
E non come una certa zona di gente, che è quello del post trip Kurdi Kobane Calling ecc. E nemmeno quello del “lo leggevo su fb quando tu nemmeno sapevi esistesse”.
O meglio, assieme a questi due beni c’è anche il bene che mi viene da volergli quando non hai più tempo per leggere nulla ma un fumetto, che è poi una bella storia di storie, lo riesci a leggere e ti lascia anche qualcosa. E poi c’è che a chi ti fa fare due belle ghignate un po’ di bene gliene vuoi sempre.
Ecco. Tutti questi beni ci sono, anche adesso che Luca mi ha prestato l’ennesimo tomo zerocalcarico.
E non mi va di restituirglielo, domani, senza metterci due righe sul blog. E allora ce le metto.
Anche perché ho anche quell’altro, a casa, da leggere, quello che è il catalogo della sua mostra. Che poi, l’altro giorno, pure il film mi sono visto, e alla fine, a parte un Secco perfettamente identico al Secco del fumetto, be’, non mi è dispiaciuto.
Insomma… questa uscita di Pizze in faccia l’ho alla fine letta volentieri.
Non bello come altri, questo no. Ma comunque bello, ed è normale. L’Universo di Zero è quello, fatto di personaggi che come lui nella vita si evolvono, a cui succedono cose, e non è che nelle vite devono sempre succedere cose galattiche, che uno può rendere poi ancora più galattiche col potere del graphic novel.
E infatti, le storie meglio riuscite, sono proprio quelle che attingono a quell’universo, quelle con dentro serie tv, pokemon, videogiochi, cavalieri dello zodiaco, centri sociali… Quelle della prima e seconda parte, insomma. Quelle dove una piccola cosa diventa LA COSA e tutto ruota attorno alLA COSA, compresa l’immaginazione. Anzi, soprattutto l’immaginazione.
Ecco che non puoi non goderti la guerra per il bracciolo centrale, soprattutto quando il nemico diventa una suora con la faccia da pesce gatto. E non puoi non solidarizzare con chi, come tutti, nei viaggi lunghi con gli sconosciuti non sa che cazzo dire e magari, soprattutto, non vuole dire un cazzo ma non si può. Ecco. Direi che Zerocalcare è proprio lì che impera: nel Ma non si può.
Perché potresti anche startene a dormire sul divano come ho fatto io ieri “Ma non si può”
Perché potresti anche fregartene dei coglioni sui sociale “Ma non si può”
E ci sono un sacco di cose che ci hanno insegnato (o siamo noi così?) che si potrebbe anche lasciare che siano, ma non si può.
In queste storie – che poi qualcosa avevo già letto anche se non ricordo dove ma è una raccolta di cose del blog di repubblica o salcazzodove sono state pubblicate – la parte migliore è proprio quella.
La terza parte, infatti, dedicata a Zero che va a Venezia, alla mostra del cinema, e ci racconta di come la vede lui. Ecco, lì mi è piaciuto un po’ meno. Okay… io non sono un grande cinefilo e ovvio che ti piace di meno, direte voi, ma è anche altro. Per raccontare le cose vere che non tutti sanno devi dire delle cose per spiegare di cosa parli. E questo appesantisce le vignette, se non altro con una quantità di testo in più. Se ti piace, okay… ma se magari non hai cazzi, la striscia comincia ad appensantirsi anch’essa e te la lasci scivolare via. Un po’ come se ti fossi stancato.
E poi, alla fine, comunque, c’è un piccolo regalo. Un gioiellino che parla di autocensure. Ed è qualcosa che ti lascia un segno. Del resto, si cresce quando si comincia a gestire le proprie autocensure. E niente, tutto questo per dire che – come sempre – se non siete appassionati di graphic novel, Zerocalcare fa per voi. Se lo siete, invece, già l’avete letto e lo conoscete.
Ah. Ultima cosa. Eclatante, direi.
C’è una storia che parla di una delle paure di Zero che è anche una delle mie.
Che poi non è paura, è realtà. Lo vedete tutti voi come intorno, in nome del decoro, anzi, Decoro, si giustificano i peggiori divieti, le peggiori nefandezze, la più autentiche violenze e repressioni. Ecco. La storia di zero è come il racconto che apre Bisest e parla della Città del Decoro.
E niente… fa impressione vedere le stesse cose e avere le stesse paure.
(aggiungo anche che Zero ha fatto una presentazione dove lui era l’imputato e anche io un paio di settimane fa ho fatto una presentazione dove io ero l’imputato. Who’s copying who? Kisse!)
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