
"Pippi Calzelunghe" di Astrid Lindgren****
Allora.
Io credo che potrei stare qui a parlarvi di questo libro e di ciò che ci ha girato attorno per ore.
Ma non lo farò.
Però non mi metterò nemmeno fretta.
Perché è vero, non leggo quasi più, ma non è che ho mai smesso, e questo libro l’ho letto in mesi.
E’ una copia che avevo regalato a Giulia, ma poi invece è rimasta da me, e io credo che non me posso proprio più separare. Vuoi perché questo libro sta bene in questa edizione in cartoncino rigido. La metterò vicino ai libri di Dahl, cioccolatosi, o all’uomo degli alberi e a Winnie the pooh.
Perché si merita di stare lì, Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe. Sì, perché questo era il suo nome completo. E magari non lo sapevate.
E credo che vi dirò un sacco di volte la cosa del magari non lo sapevate.
Allora, come prima cosa fatemi controllare se Pippi è dentro ai libri PEM o PSF
No. Non lo è. Che imperdonabile errore!
Pippi Calzelunghe è assulatamente un libro Per Sembrare Fighi.
E ora che l’ho letto infatti io mi sento più figo.
Lo sapevate per dire, che è un libro del 1945?
O magari voi non sapevate nemmeno che è un libro, e vi ricordate, come poi mi ricordo anche io, solo il telefilm con quella bambina terribile dai capelli rossi?
Sì, dai, tutti ce lo ricordiamo quello. Era bellissimo. Ma anche un po’ irritante, a volte.
Pippi era l’emblema dell’irriverenza. E la sua irriverenza è totale, sia nel giusto, sia nello sbagliato.
E poi è tenera.
Pippi è tenerissima. Una eroina all’antica, se vogliamo, una sorta di Batman, che ha perso la mamma, che ha per papà un Pirata, che vive da sola in una villa e che fa, letteralmente, quel cazzo che gli pare. E se dovessi stilare un pantheon delle mie divinità letterarie, vicino a Winnie the pooh, vicino a Hap e Leonard, vicino a Ratman… insomma, ecco, vicino a questi, assisa sul suo cavallo bianco a pois neri, con in spalla il signor Nilsson, ecco, non può mancare Pippi.
Ma insomma… vediamo di essere più organici.
O magari cambiamo discorso.
Tipo, per dire, ma l’avete sentita la colonna sonora di Suspiria, di Thom? Quel Waltz… quel waltz è delizioso, è meraviglioso, che pezzone. Ascoltatelo, dai. Una, due volte, tre.
No, lo so, non c’entra un cats con il libro, ma questo blog era nato per condividere cose belle e come fai a non struggerti per una canzone simile?
Tornando a Pippi. E al lo sapevate che, vi dico: ma lo sapevate che è un libro razzista?
Cioè, inutile menarla. E non lo dico per il poco politically correct “negri” che viene dato a cip cipoidi, ovvero la tribù dell’isola cip cip, su cui il papà di Pippi regna. C’è una specie di razzismo serpeggiante, ma buono, quasi ingenuo, nel presentare la bianca pippi, coi suoi due amici Tommy e Annika, bianchi, che non sono capaci di sputare lontano o che sono malaticci, e appunto, chiari di pelle. Si sorride volentieri, con sta storia dei bambini negri, presentati come una sorta di buoni selvaggi, con due personaggi che arrivano alla fine che sono Momo e Moana, e che fanno comunque da comprimari in una piramide che vede Pippi protagonista.
Perché okay, chiariamolo subito, Pippi è la Peter Pan al femminile, e se leggendo Peter siete rimasti sconvolti dalle modifiche fatte al suo personaggio per cuocere gli spettatori di cartone e film, beh, qui non succederà. Pippi, alla fine, laddove Peter era cattivo, o per lo meno sbadato, ovvero nelle emozioni, lei è candida, buona. Eppure, mai emotivamente coinvolta.
Che bello è quando fa credere che cresca la cioccolata in fondo alla quercia cava?
O quando compra le caramelle a tutti?
O quando organizza l’esame dei bocciati?
O il natale festeggiato giorni dopo sbattendosene di tutto?
Una paladina dei borderline, in pratica.
E poi boh. Ci sono cose che vi restano appiccicate addosso racchiuse in una parola.
Tipo:
Villa Villacolle.
Saltamatta.
Le mortificazioni.
La madicina.
i Cip cipoidi
E come dorme Pippi.
Lo spunk!
Come sarebbe che cos’è uno spunk?
E niente, ve lo copio questo pezzo meraviglioso.
“E pensare” disse Pippi con aria sognante, “pensare che sono stata proprio io ad inventarla, io e nessun altro!”
“Cosa hai inventato?” si informarono Tommy e Annika. Non si stupivano affatto che Pippi avesse inventato qualcosa, dato che lo faceva di continuo, ma di che cosa si trattava questa volta?“Che cosa sei andata a scovare?”“Una parola nuova” rispose Pippi, e guardò Tommy e Annika come se li vedesse soltanto allora. “Una parola nuova di zecca”.“Che parola?” chiese Tommy.“Una parola sensazionale” Disse Pippi, una delle migliori che abbia mai udito”.“Diccela” propose Annika.“Spunk!” disse Pippi trionfante.“Spunk?” ripetè Tommy. “Che cosa significa?”“Se soltanto lo sapessi!” esclamò Pippi. “So soltanto questo: che non significa ‘aspirapolvere'”.
Non è meravigliosa?
Sì. Lo è. E poi via a cercare di comprare uno spunk dal droghiere o a chiedere al medico se per caso fosse malata di spunk… fantastico.
Che altro?
Ah sì, alla fine anche il pezzo degli Interpol è un gran pezzo. Mi è entrato pian piano, ma poi è rimasto. The Rover, dico. Lo so, oramai è vecchio. Ma forse a voi non è entrato, magari vi va di. Eccolo.
Dicevo del non-sense di Pippi, e in generale non solo suo.
Pippi non è solo non-sense, ma fa di questo una battaglia: è una rivoluzionaria.
Una che va a scuola in cavallo, e decide di non andarci, una che decide di comprare caramelle a tutto il paese, che decide di fare la Regina dei negri, o il Pirata, o fa a gara col forzuto del circo (e vince, perché è la bambina più forte di tutto il mondo, ricordatevelo)
C’è una cosa che fa meritare a questo libro, dopo tutti questi anni, di essere letto.
Le cose non devono avere un senso sempre, per essere felici.
Poi?
Poi niente. Leggetevela! ma no dai. vi dico ancora qualcosa.
Il bello del nulla. L’invenzione dei giochi che spetta ai bambini, e raramente, da grandi, spesso solo da ubriachi, la si ritrova. Come per esempio giocare a cerca cose. Fare di un qualunque frammento di oggetto qualcosa di meraviglioso.
“Cos’è che hai detto che sei?” chiese Annika.
“Una cerca-cose”“Ma cos’è?” domandò Tommy.“Evidentemente qualcuno che si preoccupa di cercare le cose; non vedo che cos’altro potrebbe essere!” disse Pippi, ammucchiando con la scopa la farina sparsa per il pavimento. ” Il mondo è pieno zeppo di cose, e ci vuole pure qualcuno che si occupi di sapere che razza di cose siano. Questo è appunto il compito dei cerca cose.”“Ma che tipo di cose?” insistette Annika.“Che ne so, ualsiasi tipo di cose” rispose Pippi: “pepite d’oro, piume di struzzo, topi morti, caramelle con lo scoppio, minuscole viti e cosi via.”
Capite? No. Ovvio, se non ci avete mai provato. E non avete trovato un signore addormentato di fronte alla sua villa (!?!) e se lo trovate… è vostro, prendetevelo e portatevelo via. 😀
Va bene. Io la chiudo qui. Devo preparare un compito, anche se dopo aver letto questo libro credo meno nell’educazione… perché non è poi una cosa così buona. Nel senso… Pippi è un libro quel filino diseducativo. Prendete Tommy e Annika. Tipo che fanno alla governante: possiamo passare la notte da soli su un isola deserta con Pippi? Risposta: okay, purché vi mettiate dei maglioni pesanti.
O ancora, i genitori che mandano deliberatamente i figli in un’isola di “negri” dei mari del sud assieme a una nave di pirati? Ma sì che vi fa bene!
Va bene dai. La chiudo dicendovi di ascoltare il disco di Neneh Cherry, che è top, vi posso dire anche che un tale che non conosco mi ha chiesto di scrivere un racconto ispirato ai suoi racconti che non conoscevo e io l’ho fatto e questo ci ha pure fatto un libro, e io l’ho ambientato in un paese che è famoso per essere l’anagramma di una bestemmia. Sono cose meravigliose, qui il link.
E adesso basta dai. Basta davvero.