“Le madri non cercano il paradiso” di Alda Merini**

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“Le madri non cercano il paradiso” di Alda Merini**

Questo è un libro brutto e non dovrei nemmeno perdere tempo a recensirlo.
Ma lo faccio lo stesso, per il semplice motivo che oggi piove, e piove senza sosta e sono qui, a casa, in uno di quei giorni dove si sta chiusi in casa.
Non lavoro, ed è bello così.
Domani si opera mio papà e va bene così.
Mia madre mi rompe i coioni perché le faccia dei disegni su presine da cucire e regalare e va bene così.
Va bene la notte senza sogni e questo pacco di segnalibri che non so dove ficcare, e la stanza da riordinare.
E lo sciacquone di là che non va e che mi fa venire di qua a cagare.
Avrei i quadri da disegnare e le matite nuove, da provare.
Ma invece fra una riga e l’altra vi racconto i cazzi miei, dicendovi anche di questo libro che butterò via.
Tanto non è mio, è di Giulia, ma doveva buttarlo via, e lo farò io.
In realtà non è che viene buttato, ma diventa carta che sarà gettata allo stadio.
Mi sembra una bella fine, per un libro brutto. Meglio che il riciclo.

Intanto ascolto Tori Amos, quello nuovo.
Tori Amos e Alda Merini, nei miei ricordi, sono molto legate.
Le scoprii entrambe decenni fa, dal Maurizio Costanzo Show.
Lo guardavo.
Ricordo questa pazza non pazza che leggeva le poesie in modo meraviglioso.
Non capivo un cazzo, di poesia, nemmeno ora.
Ma quel suo modo di sospirare a ogni parola, come se in tutte ci fosse la fatica dell’averle vissute, era meraviglioso. 
E Tori, invece, era una pazzoide. Erano i tempi di Crucify, primo disco, primo singolo. Avevo appena appena 18 anni. E’ stato un disco che abbiamo ascoltato una notte di ultimo dell’anno in cui abbiamo vomitato un po’ tutti. Lo ricordo ancora. La cassetta. Little Earthquakes. Piccoli terremoti.
Saltava sulla sedia come un’invasata, Tori.
Da lì non l’ho più mollata, anche se le cose che ha fatto non sono mai cambiate e mi sono piaciute sempre meno.

Ora però lasciatemi riordinare, un po’.
Anzi… vediamo le cose che devo e dovrei fare, elenchiamo e tagliamo via via:
1) farmi la barba.
2) fare questa recensione non recensione
3) sistemare i segnalibri e qualche libro 
4) disegnare un paio di presine
5) rimettere a posto l’ipod, cambiando musica
6) andare a correre
7) disegnare l’albero in 4 quadri
8) scaricare la musica nuova che mi serviva
9) mp3are la sigla di got
10) mandare la mail a paola col cap 1
11) fare i compiti di friulano
12) scrivere la storia della tavolata
13) sistemare la cosa della banananana
14) fare gli esercizi destocaz
15) rifare il letto con le lenzuola del dolceinverno
16) rubare una rosa, o due, o tre.

Ma tornando al libro, perché vi dico che è brutto. Due cose, tanto per cominciare. La copertina è orrenda, la cura nel libro anche. Errori di battitura, per dire, e tanti. Sembra tanto una edizione di quelle postume con cose scarte, raccolte nel web, copiate a cazzo per ragranellare qualche soldo ancora lucrando sul personaggio, anziché voler bene alla sua opera. 
Poi c’è gente che ne parla bene, per carità, ma io mi chiedo, come fai a farmi errori di battitura in una poesia? e di andata a capo?! ma come mi posso fidare io di quel che leggo. Che poi se la battitura cambia addirittura una parola, è anche peggio. Poesia non è narrativa. Una parola cambiata, uno spazio, un a capo, sono importanti.
Poi mica le poesie son tutte brutte, eh, ma manca molta di quella grazia, di quella scelta lessicale, di quella semplicità affranta che è cifra dell’Alda. E quindi direi che vi ho già detto tutto quello che dovevo dire. Poi… edizione di gruppo Albatros, e chi ha orecchie da intendere in tenda.

Bene… direi che ho fatto abbastanza cose. Compreso buttare il libro che tempo sarà recuperato dalla vecchia per essere salvato e dato a qualcuno, e ora vedo di andare a prendere le tele.
Sotto la pioggia tantissima, che è sempre una bella cosa…
Via!
E buona giornata a voi, se vi siete fatti i cazzi miei!

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