
“Bassa marea” di Alessandra Zenarola***(*)
Comunque, veniamo al libro dài.
L’ho finito alle 17 dopo aver sonnecchiato per buona parte della mattina diventando di color mattone. Quindi non è lungo e si legge scorrevole, anche se non è perché è un giallo, no.
Che poi… giallo? Parliamone. Si vuole giocare col lettore a fargli indovinare chi è il colpevole? Suvvia no, non si lascia molte possibilità, nel gioco delle colpe, e davvero credo che il color giallo sia un buon modo per far scorrere la trama, ma gli obiettivi siano altri.
Ma adesso basta dai, ve la finisco domani questa recensione. che ora vado a recuperare le rotule, che credo di aver lascito tra Latisana e Pertegada.
Dicevamo?
Il giallo è una piccola scusa, insomma, e me lo aspettavo, conoscendo Alessandra, perché proprio non ce la vedevo ad architettare meccanismi a incastro e perfette alchimie di trama.
(per dire, c’è un funerale di un per ora suicidio fatto tre settimane dopo la morte, che se vogliamo metterci la precisinità di un giallista ti verrebbe a dire che no che ma che su che i tempi medici la concessione del nulla osta del magistrato ecc ecc ma no. A noi che leggiamo non interessa questa precisinità, a noi interessa la protagonista).
Una donna giovane. Giovane e con un cancro che si sta curando. Giovane e con un uomo a mezzo del presente e uno del passato che non ha ancora deciso di passare, perché certi uomini non passano mai. E questo omicidio, dove non tutto quadra, una bambina che rimane da sola e non parla, una colombiana piena di curve che si butta di sotto così, mentre sta preparando la colazione e che offre uno spaccato su una vita – la sua – e soprattutto su molte altre vite, quelle del condominio.
E qui, l’intento principale del libro, credo.
Offrire il come i pensieri della protagonista, il suo modo di indagare, e soprattutto di vedere il mondo, vada cambiando per via soprattutto della malattia, ma non solo. Sembra sia il superamento di un’età, di un momento, meglio, di scelte, di capire cosa si vuol fare o semplicemente di adattarsi meglio a se stessi. E’ la protagonista, Camilla Valdimares, che getta questa luce e filtra gli altri del condominio.
I due coniugi Percivalle adagiati al nulla che a parte portare a spasso il cane e innamorarsi platonicamente della morta (lui) e passare la vita al bar davanti alle slot (lei).
I vecchiardi mummificati, la ciarliera e succube degli psicofarmaci ex insegnante al classico che dà i numeri e fa di nome Wally Z. dove Z sta per… non si sa.
E poi c’è Annachiara (omaggio alla donna della domenica?) dietro alle solite beghe condominiali, e poi non solo quelli. Non c’è distinzione tra l’analisi dei personaggi che sono sospettati e altri, come la vicina di casa di Camilla, tutta omeopatia e maria; o Adamsberg-Adamberti, che non non ha la sensibilità investigativa della Vargas, ma è un buon diavolo, amico di Camilla, e anche lui a rincorrere o precedere la propria vita. Ecco… sì, storie sentimentali, ci sono, soprattutto.
Camilla e Ferrè, Camilla e Pier, Percivalle e Matilda Betancourt, l’ucraina importata e il padre vedovo di Camilla, Adamsberti e la moglie, Adamsberti e la colombiana avanzata (donna, non roba) ma perché no, Camilla e il fratellastro, è un’altro, così come i non legami dell’assassino che sarà.
Certo, poi tra le righe scappano i giudizi dell’autrice, per la varietà della provincia, di questi luoghi (Udine, il posto dove succedono le cose, ma potrebbe essere qualunque cittadina italiana di media grandezza), giudizi come quello sulle pance-trofeo di certe donne vuote eppur piene, o l’apparente inutilità dei giovinastri che bazzicano il centro, e scappa anche, ed un piccolo difetto, qualche stereotipo di troppo, come in quest’ultimo caso.
In generale, e questo porta la preferenze verso L’autunno dell’anno prima, c’è una diversità di fondo, ovvero una minore complessità dei personaggi, o almeno, non di tutti, in favore di qualche evento in più, qualche personaggio in più, per poter dar corpo all’enigma e alle soluzioni alternative. Si finisce per creare meno personaggi sghembi (il cane Azoto, la russa dolce avvoltoio, gli stessi Adamberti e Camilla, Pamela, la vicina di casa) e al loro posto ci sono personaggi più limpidi, e anche prevedibili (il pensionato Percivalle, la giocatrice d’azzardo, il narcos-sudamericano-in carcere…).
Passaggio, comunque, che è necessario per dare gli elementi che portano fino all’ultima pagina, cosa che è riuscita molto bene. (io, proprio a far da pigna, ho perso attenzione solo in qualche brevissimo passaggio finale dove c’era troppo aria di spiegone)
Insomma,,, dai, bene! Mi è piaciuto e me lo sono letto con piacere, e ha contribuito alla schiena bruciata che ho adesso… che altro volere di più?
adesso torno a lavorare e voi vi beccate la recinzione. Tanto è a tempo di record.
E se mi avanza, tonight tonight, vi metto qualche riga del libro che mi piaceva.