"Ricette per ragazze che vivono da sole" di N. Cuffia – I. Urbinati (epub)**(*)

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"Ricette per ragazze che vivono da sole" di N. Cuffia – I. Urbinati (epub)**(*)

E questa volta mi è piaciuta un po’ meno, la guida della Zandegù. Eh… sì, sì, lo sapete già che se mi piace di meno lo dico e non sono come i paramuli che dicono sempre tutto bello solo per non farsi brutti agli occhi di.
Al limite cerco di capire se sono io, che non apprezzo o se si poteva fare meglio, e qui, secondo me, un po’ meglio si poteva fare. Però prima c’è da dire che io pure, sono un po’ pirla.
E perché?
Perché per me, ricette, è sinonimo di mangiare, e siccome speravo ci fossero quelle, nelle Ricette per ragazze che vivono da sole, mi ci sono buttato a fionda.
E anche quando mi sono accorto – leggendo la scheda della guida su sito – che forse, beh, ecco, non solo di ricette culinarie, si parlava, ma anzi, di un altro tipo di ricette, ecco, io ho pensato: Ecchediamine, ci saranno pur anche le ricette di cucina, no?
E quindi, questo è un primo fatto per cui sono pirla.
No, le ricette di cucina non ci sono. Ci sono soluzioni. C’è una soluzione per quando torni da un viaggio e nel frigo trovi quel poco che hai lasciato che cammina da solo su gambe di muffa facendo twerking, e non hai nient’altro e fuori il mondo è chiuso. Questo c’è. Ma le ricette tipo inventare una pastasciutta con il nulla mancano. Ma non è certo per questo che dico che mi è piaciuto di meno.
Poi resta una miniguida godibile, che si legge d’un fiato, ma no incide come le altre che ho letto.
Poi il secondo viene direttamente dal titolo, lo so, già vi sento, voi in ultima fila, che fate i criticoni.
Ma gelo, sei una ragazza? Vivi da sola? Sei capace di cucinare?
No, nessuna delle tre.
E allora che cats ti leggi queste cose?! Sei scemo?
Okay… okay… avete della ragione nei vostri torti, ma io leggo di tutto, e credo che – sinceramente – il manuale stia bene a tutti, quelli che soffrono del vivere da soli. Certo, oh, le ragazze possono fare a maglia (non è una battuta, è una cosa anche filosofica) mentre i ragazzi no, ma io ho sostituito tali attività con quello che potrebbe fare per me, tipo che ne so, disegnare, il bricolage, sistemare la menta per i mojiti o dipingere una piovra sul muro che copre una porta e giocare a pallone a fare gol evitando i tentacoli. Cose così.
E anche per certe altre cose, per dire. Tipo le strategie da attuare contro i ragni, o altri insetti, che poi sono un po’ sullo stereotipo della donna media, e non della normale, che li schiaccia o libera senza troppi fastidi, né dell’aracnofobica, che non potrebbe mai dormire nella stessa stanza dove sa che c’è un ragno perché dà di matto. Un uomo tendenzialmente no, e qui lo ammetto, non potrei giudicare, ché non ne so nulla, di ragni e insettume vario, però di donne che ne sanno di essi sì, sia sole, che mal accompagnate, (cioè con me). E insomma… per farla breve, non è che perché il libro è dedicato a una categoria che non mi appartiene non lo posso leggere,
E infatti le parti che mi sono sembrate deboli sono quelle che non erano originalissime, come i consigli anti silenzio, i consigli dell’osservare, del prestare attenzione, o quelli sui vicini di casa, che insomma… alcuni erano simpatici da leggere, ma altri non mi hanno lasciato del tutto soddisfatti, tipo quelli “che se soffri il silenzio accendi la radio” che insomma, soprattutto se uno ama la musica, con quello che esiste adesso, finirebbe per aver talmente tante migliaia di dischi da ascoltare da non bastare una vita intera… altro che silenzio. E’ il poco volume che diventa il nemico 🙂
Ma dai, vicino a questo caffè, dopo una giornata corta, oggi, che ha raggiunto a stento la doppia cifra, e con gli editors che cantano malinconie leggere, e una torta, e un lavoro di scan da fare, anche se non sono freelance ma ho mille padroni, e che mentre faccio ne faccio altri tre, adesso, che è passata mezzanotte da mezzora eppure sta cominciando ora la (mia) giornata, insomma, ecco,,, forse è che non l’ho sentito mio, questo manuale, perché non sono nelle condizioni di provare quasi nulla, del vivere da solo, perché un grande aiuto me la dà la sociopatia. E quindi?
E quindi niente, veniamo al manuale, che è fatto di capitoli che sono situazioni. Tipo? Tipo “Il metodo Gandhi” contro gli insetti, o “la giornata di pioggia“, o “leggere i classici“, anzi no, volevo dire i contemporanei, che sono vivi, insomma. E poi appunto, i vicini da farsi piacere, che però ha il difetto di essere una vicenda molto personale e atipica, e invece l’imparare a stare e godere del silenzio, oltre che a temerlo, che però essendo condizione che sostengo già da tenera età, non mi coglie impreparato. E poi… ah, sì, quello del fare a maglia, che mi è piaciuto. 
E poi bon, basta, mica è lunga, questa guida. E io sono passato ai Low, del 94, e figuriamo se ho voglia di scrivere ancora sul blog. 🙂 Sono una quarantina di pagine. E ci sono i disegni, e io ora ve li metto, che poi sono della mezzautrice di cui già vi parlai nella guida di Valentina Stella.
Come dite? che non vi ho messo nemmeno un pezzo di guida per capire di cosa sto parlando? Avete ragione… chi sono io per privarvi del materiale da leggere, quando si parla di cose da leggere. E allora ve lo metto. pezzo che mi è piaciuto, vi metto.

Nel vivere da sole, come una sorta di bonus non richiesto, potrà capitarvi di non riuscire a connettervi a Internet per interi pomeriggi. Lo scenario potrebbe essere questo: voi siete lì – a me succede spesso ultimamente e, considerando che lavoro da casa e con il computer, immaginate la gioia – vi preparate a una sessione di lavoro con tanto di sbirciatina ai fatti altrui su Facebook (ma suvvia siete una ragazza che vive da sola, vi è concesso questo e altro), e insomma voi siete lì pronte a navigare nel mare dei Sargassi della rete concentrate come un ragnetto che tesse la sua tela, sicure di voi come un maratoneta al traguardo, pronte a reperire informazioni, scrivere, comunicare con il mondo, accrescere le vostre competenze su Pinterest, quando ecco che tutto quanto si disconnette. Così di colpo. Senza ragioni. Il primo pensiero che fa una normale ragazza che vive da sola è: santissimo cielo, non ho pagato la bolletta!


Ma non è il vostro caso. Voi siete solerti, avete pagato tutto in tempo. Quindi è il fato. Siccome siete persone quiete, vi tranquillizzate e mettete su il tè. Tornate al pc e seguite le istruzioni che la vostra saggezza vi detta. Spegnete e riaccendete. Spegnete e riaccendete. Spegnete e riaccendete. Spegnete e riaccendete un po’ di volte. Poi di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. Passata la mezz’ora, scollinati i tre quarti d’ora, un po’ vi scoraggiate… Quelle vecchie e ormai dimenticate sensazioni di nervoso, fastidio e magone dell’adolescenza sembrano fare capolino alla vostra mente, il vostro corpo dà qualche segno di irrequietezza. L’estremità destra del labbro superiore comincia a tremare, così come il sopracciglio sinistro, in perfetta sincronicità con i piedi che tamburellano e le pellicine che cominciate a rosicchiare senza cognizione. Poco prima di digrignare i denti, fermatevi! È il momento esatto di mettere in pratica questa utile ricetta, che a me ha salvato parecchie volte. Staccate tutto, respirate, prendete un gomitolo e… fate a maglia. Se non avete avuto una nonna cintura nera di punto croce, una maestra elementare come la mia che ogni sabato ci insegnava l’uncinetto o una mamma reginetta del dritto e rovescio non importa. Cercate un tutorial su YouTube. Ops. No scusate. No dai, non piangete… Piuttosto, uscite. Correte in edicola. Compulsate riviste specializzate o contattate circoli di sferruzzatrici indefesse (ne esistono, garantisco!).

A pochi euro, acquistate tonnellate di lana, che all’occorrenza serviranno anche da consolazione visiva per le fredde lunghe solitarie sere d’inverno trasformando la vostra spoglia dimora in un morbido nido colorato. Ora: cominciate. Allestite una base, visualizzate la sciarpa arcobaleno o il cappellino Jamaica che andrete a realizzare. E non importa se lo finirete nel 2039, quando probabilmente il buco nell’ozono e la crisi economica avranno reso questo pianeta una perenne serra arida e soffocante. Insistete. Credeteci. Aggrappatevi a quei due benedetti ferri come fossero il ponte tibetano della vostra avventurosa esistenza. Ricordate, voi siete Indiana Jones. Non avete bisogno di Internet oggi, voi avete bisogno di creare qualcosa che prima non c’era. Fosse anche una improbabile pezzuola piena di buchi e nodi inestricabili. Sarà la VOSTRA pezzuola, sarai TU in persona ad aver sconfitto i problemi di connessione di questo pazzo mondo.

Bene. Basta. Non vi dico nemmeno che cosa sto facendo, vi dico solo che sto scannando un centinaio di pagine per la gloria e altruismo… e penso che ci metterò ancora un paio d’ore… vabbè, vado a prendermi una grappa al mirtillo,  e vi lascio dormire, voi là fuori, che potete.

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