"Cane rabbioso" di Angelo Petrella***

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"Cane rabbioso" di Angelo Petrella***

Dovrei andare a dormire, che non son tempi di dormir poco e domani è la giornata da 14, ma mi ero un po’ rotto il cats di vedere quella brutta copertina di quel bel libro dei piccoli indiani della Christie sul blog e allora, breve breve, vi parlo di questo, breve breve anche lui, che si legge in tempo a sua volta breve.
Un’oretta, diciamo.
Perché l’ho letto? Non avevo altro da leggere?
In realtà ho mille altre cose, ma lunedì son andato al lavoro in biblio dimenticandomi la borsa di scuola, e a casa non sarei passato ma da mia sorella sì e me la son fatta portare lì ma mi sono dimenticato di dire “metteteci dentro un libro, uno qualsiasi”.
Perché?
Perché al lunedì ho giornata leggera, con solo 8 e un’ora di buco la sera e io li passo bene, quei 40 minuti, a leggere qualcosa, e quel qualcosa, avendo dimenticato qualcos’altro, è diventato questo, Cane rabbioso di Angelo Petrella, che me lo sono beccato scegliendo negli scaffali una cosa piccola scritta in grande con poche pagine.
Avevo calcolato di riuscire a finirlo, ma invece, vuoi anche perché ho fatto altro, tipo un bonifico al dentologo – invero molto noir – non sono riuscito, ma me lo sono letto nel letto la notte col latte ma senza gatto, ché tanto 10 pagine mi mancavano.
Ma vediamo cosa dire del libro… Piaciuto? Non so. Non del tutto, in linea di massima, ma è comunque quel che promette. Una novella avvincente in prima persona, con tante parolacce, droga, politically scorrect, eccessi e violenze, anche se nulla fa veramente raccapriccio o spavento.
Anzi… -c’è quasi un clima di accettazione o stupore che allontana da una qualsivoglia indignazione, o forse siamo noi che siamo troppo assuefatti alla violenza, corruzione ed eccessi vari.
Giusto il bestemmione suino dopo 2-3 pagine scuote un po’ la coscienza e ho apprezzato che non sia stato messo a mo’ di richiamo ma perché ci stava, e anche quando poi lo si ritrova, è perché ci sta anche lì.
E allora cos’è che non va? Ma in realtà è la parte delle droghe. Vi do un’idea di trama. Si parte in media res, il nostro protagonista sta facendo fuori una troia e un poliziotto, senza pietà. Si scoprirà poi, alla fine, chi sono i due, ma è una scoperta eclatante. Sono tutti corrotti e drogati o droganti.
Ebbene… il nostro protagonista (che poi è cane rabbioso sì, ma anche piuttosto irascibile, più che altro, ed estremamente fuori controllo, a giudicare da quanto è incauto) si fa in continuazione. Strisce, pere, spade, mdma, tavor, Prozac e tutto quello che gli capita a tiro. A giudicare dalle pause – la vicenda si svolge in 2-3 giorni – ha un ciclo di astinenza di meno di 4-5 ore e io sono rimasto un po’ così… nel senso. Spara, ammazza, picchia, ferisce, tutto in piena efficienza. Niente brividi, niente diarrea, poco vomito… e invece non so, non sono un esperto, ma per quel poco, col cavolo che hai la mira giusta dopo tutte quelle droghe, e col cavolo che prendi a pugni tutti… o meglio qualcuno che ti fa il culo lo becchi e sei fortunato che non ti ficchi una pallottola nei pondoli…

Ecco. A parte questo, resta una lettura godibile, ambientata in una Napoli in cui di giusto e legale non c’è assolutamente nulla, e la città è una sorta di giungla, dove una manciata di sgherri – poliziotti, sisdi, caramba, ecc – fa il bello e il brutto, con complotti volti alla pura e semplice soddisfazione della propria sete di droghe, potere, sesso, violenza e denaro. Più o meno, insomma… per certi versi, quindi, ha anche del coraggio, questa novella e la promuovo. Anche perché credo che l’eccesso di droghe e violenza sia proprio voluto, quasi una esagerazione, un estremizzare un personaggio che – va detto – a molti, o almeno a me – ricorda i crimini della Uno bianca, giusto per dire che se uno pensa “ma non è possibile”, invece è stato possibile e probabilmente chissà quanto pulotti corrotti fatti e cattivi ci sono in giro. Chiudo con un altro merito: sono 90 pagine, e il prezzo è adeguato e anzi, rispetto ad altre minchiate che leggo lunghe uguali ma vicino al deca, questo, coi suoi 6 tarì, è un prodotto competitivo. bene… ci ho messo molto più del lecito.

Ah, una curiosità, è il primo scrittore italiano della collana noir di Meridianozero, anche se secondo me, in quella collana, leggendo i nomi, molti sono pseudonimi e non di gente anglofona, ma è solo una curiosità 🙂
 

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