Intrico
Da non uscirne, di legno E di terra, di torba E di bastone conficcato nella mota; Di questo è la gabbia, l'intrico, La parete della casa inabitata, Ma prigioniera di un bosco. Il vento a volte guaisce, sposta, dirama, Divampa lo scricchiolio come attendesse l'edera Che non verrà,
“La Tregua” di Primo Levi****(*)
E' venerdì, è tardi, sono al 5° giorno di dieta, e al 5° con più di metà ore rubate dall'altrove. Ho cercato qualcosa da ascoltare, per ripensare a questo libro, e alla fine l'ho trovato in Damien Rice, nell'ultimo, attesissimo,
Rendi
Rendi questo abito di valanghe e tormenti, Rendi il solco tracciato Sul viso ostile della cupidigia. Rendi sterile il livore. Rendi le tasche, le scarpe, Rendi ciò che non puoi allacciare O regalare O sciogliere. Rendi le contaminazioni ai rendiconti, Ai rendimenti, alle rendite, Perché non è inglese Non è trendy, Né
Senza chiamarci per nome
Gli archi, sopra i nostri fiati Intonsi, Sono ombra smarrita. Siamo rimpianto feroce, Incisi Sulla memoria trasfigurata, Io, tu, i figli che altri hanno avuto per noi. E' tutto qua: moriremo, Senza chiamarci per nome un'altra volta.
Le ombrene che e à di vignî
A Cjarmacis, daûr la glesieute, suntune stradelute che no somee puartâ inniò, un morâl grandonon al pâr platâsi, lassant il voli a colâ sui pâi des vîts, che a parin crôs, e par un marilamp tu pensis al parcè che
Luna di miele
Tu che non hai mai visto la Luna Come una palla di miele, La immagini adesso increspata? Un vento cosmico che scrive nomi Alieni sulla superficie, I crateri che aspettano la zampata golosa Dell'Orsa Maggiore E una leccata dolciastra sulla faccia D'ombre e spigoli. Ora sì, ora che è
çoris spartidis
Il mestri bocon a lei lis çoris, notis estrosis parsore la alte tension, che a trascurin di cambiâ il spartît o butâ vie ogni volte lîs clâfs. Lui nol à une bachete, ma ramascjis: vencs par arcs, peçs par flâts,
Note cornacchie
Il grande maestro vento legge le cornacchie, note bizzarre sull'alta tensione, incuranti nel mutare lo spartito e gettare via di volta in volta le chiavi. Lui non ha bacchetta, ma rami: salici per archi, larici per fiati, l'inverno che ha
Gallina al volo
Una e dodici, un caffè si fredda, la doccia che si allontana gocciolando sulla tastiera, ascolto un tizio che è un killer dalla faccia di fantasma, ma è solo un rapper, e pure bravo. Ieri per un pomeriggio mi hanno regalato
Maestri del colore, 43: Kandinsky
E' da tanto che non vedo un pittore, dai. e adesso cominciamo con i numeri casuali