“La cena di Natale” di Simone Tempia****
Se siete amici di questo blog, probabilmente questo ebook di Simone Tempia l’avete già ricevuto.
Sì… sì, lui è quello che glielo devi chiedere personalmente via mail, il racconto, che tipo se ve lo gira un amico via mail si incacchia come iena e sgozza un dodo in segno di disappunto.
Però è anche quello degli ebook curatissimi, con racconti letti e riletti fino allo spasimo, con la fissa dello “zero errori” e l’esatto opposto di quella logorrea da ebook autoprodotto di cui paiono essere affetti in troppi, che porta all’iper pubblicazione di racconti che son sempre la stessa minestra e son pure poco curati.
Lui no, il Contemporaneo indispensabile segue una direzione diversa, e fa tanto, tanto bene.
Minaccia gente figa per la copertina, le postfazioni e le introduzioni, per esempio. Credo gli offra delle vergini o della coccoina, per convincerli, fatto sta che anche ‘sto giro si fa attorniare da una selva di roba figa.
Riccardo Guasco per la cover, per esempio, (cliccate per vedere altri lavori, che vi fa bene), Theo Teardo per due incisive parole d’intro, e Capra dei Gazebo Penguins per alcune (anche troppe) parole di uscita, che confesso d’aver letto con mezz’occhio, ma ascolto sempre i dischi e quindi sono scusato. (e voi ascoltate, che vi fa bene, anche se io adesso sto ascoltando il disco nuovo dei Sun Kil Moon che è strepitoso)
E poi?
E poi c’è il racconto, il racconto di Natale.
Ci sono tante cose belle e buone e una pecca.
La cosa più bella di tutte è una scrittura elegantissima, curata, molto, molto colorata e varia, nello stile, che va a raccogliere il vero pranzo di natale, quello dei ricchi, quello da film, quello che oramai non esiste più, di questi tempi (o almeno, i ricchi che conosco, sono volati verso altri lidi del gusto, pur mantenendosi nel mood del racconto) e tutto è dato da una serie di soggettive, riflesse nei cristalli del lampadario.
Idea validissima e carina, quella di usare le portate del pasto come capito, usando continue analessi per raccontare la storia. Niente di nuovo, okay, ma se le fai bene, le cose solite, ti danno tanto. E qui c’è il piacere di leggere, di sapere come va a finire la cosa. Di sapere chi manca, a questo tavola imbandita.
Perché sì, qualcuno manca, e si sa, che le storie e i matrimoni non sono sempre felici, e infatti questo poveraccio mancante, che si è sposato la riccona e adesso è odiatissimo da tutti, in famiglia, ecco… boh. Sembra sì l’unica persona sana, all’inizio, perché gli altri, usando con sapienza gli stereotipi (imprenditore ricco fatto da sè orgoglioso testardo, moglie altolocata superba, nipoti viziate, ecc) li si odia facilmente. Ma poi? Poi arriva qualcosa che riesca a farti odiare anche lui, il non protagonista, il povero. Lo odi per i motivi opposti, ma non sai più per chi parteggiare.
Hanno tutti torto, e sono le storie che preferisco.
Poi c’è la pecca, che non vi dico per evitare spoiler, ma era uno dei miei comandamenti del non scriverai, ai tempi dei clichè dei racconti horror. Qui però il Tempia è bravo e anche se quando ci arrivi dici “ma nooooo” non sei insoddisfatto e il racconto ti ha dato così tanto, prima, che è okay, è davvero un bel pezzo. Natalizio, se a natale si dovrebbe essere un po’ più buoni (okay, ma vabbè, la capirete dopo aver letto). E insomma… che mi resta da dire?
Niente. Se ancora non siete nella mailing list del Tempia, scrivetegli e chiedetegli il racconto, Questo mini pranzo natalizio a la Dalloway style, e lui ve lo manda. La mail è contemporaneoindispensabile gmail com e ditegli pure che vi ho detto io di, così vi manda.
Il racconto, intendo, e che altro. Se siete nuovi potete farvi anche mandare gli altri (la fede, la telefonata, la banca, la muffa e il supermercato)
E ricordatevi dei libri PEM, che bisogna chiamar gente!
Unknown
Mi hai incuriosito con 'ste mille recensioni del Tempia e l'ho fatto, richiesta inviata.
gelostellato
e facesti bene, facesti!
Riccardo Sartori
Bravo Matteo.