"Cara mamma… sapessi!" di Laura Ferraioli*

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"Cara mamma… sapessi!" di Laura Ferraioli*

Ne ho letti di libri brutti, ma poi arrivo alla fine, e penso, ma questo è un libro brutto, veramente brutto che si possa dire tale?
O è solo un libro ingenuo, o banale, o acerbo, o semplicemente, che scritto male e che non fa per me. Spesso sì, i libri brutti, poi, non è che sono brutti e basta. Sono anche onesti. E io, l’onesta, la vedo sempre bene.
Magari il libro è orrendo, eh, con millemila luoghi comuni, frasi fatte, controsensi, cose poco credibili, scene da film… ma magari correttissimo, senza nemmeno un errore di battitura, e insomma… che vedi che chi sbaglia non sa di sbagliare. E’ in assoluta buona fede.
Ecco… lì, non riesco mai a irritarmi.
Questo libro, invece, è riuscito a essere brutto, sembra onesto, eppure irritarmi fortissimamente.
E come ha fatto, direte voi.
Non lo so.
Cioè, lo so… e so anche che l’ho letto (no, cioè, non l’ho letto, era impossibile) con l’inganno.
Vi spiego, andiamo per ordine.
Avete presente “le collane di cui mi sono invaghito” che ho messo nella pagina dei libri stellati?
Tra di esse ci sono i “Corti di carta“. Ecco… se buttate un occhio alle copertine vi renderete conto che sono molto, ma molto simili a questa, che io, erroneamente, avevo scambiato per una di esse. E infatti, iniziando a leggere, l’altro giorno, mi sono trovato a pensare: “macchemminchia! okay, era brutto quell’altro là, l’ultimo che ho letto, ma più che brutto era inutile, ma voglio dire, inutile ma leggibile. Questo invece…”
E poi ho guardato per vedere, e mi sono accorto che avevo preso un granchio, anzi, un Leone, ovvero un libro della Leone editore, e non un Corto di carta! E vabbè…
Ma insomma… vediamo di tagliare corto, e spiegarvi perché non sono riuscito minimamente a leggerlo. Ci ho provato eh, anche saltando qua e là, ma anche sull’umorismo involontario di certi passaggi prevaleva l’irritazione per essere preso completamente per i fondelli.
Allora: questa è una lettera. Una lettera di un cane, un cucciolo, in cui esso, il cane, racconta alla sua mamma il suo primo anno di vita. In presa diretta, con pensieri umani. Lo so… lo so… basterebbero queste poche parole per far passare la voglia di. Ma vabbè… magari non era male, che ne so.
Il fatto è che dopo pochissime righe, il cane comincia a raccontare e dice:

“Mi ci vollero quasi due ore di viaggio, lunga una strada immersa in una fitta nebbia, prima di giungere a destinazione”

eh?
cioè, un cucciolo di sessanta giorni? parla così? e cosa sa lui del viaggio, del termine “destinazione” e di cos’è la nebbia!? e poi, subito dopo:

Impiegai tutto il tempo trascorso in macchina a farmi coraggio e a pensare che i due tipi che con tanta attenzione mi avevano scelto in mezzo a tutti gli altri, molto probabilmente avrebbero fatto di me il loro cucciolo adorato e, mai e poi mai, mi avrebbero trasformato nella portata principale della loro cena.

Ehm… ma cosa ne sa questo cucciolo di cos’è una macchina, e che in cina mangiano i cani, e che lui stesso è un qualcosa che sarà adorato da due “tipi”. Ma non sono pensieri nemmeno umani!!!
E poi avanti così, e non è che vi voglio tediare, ma ho provato le prime pagine e c’era questo cane che parlava di concetti umani, che un bambino mai, mescolandoli con una pseudovisione animale da morir dal ridere. Tipo, parla della padrona “Giulia, la femmina del branco” e poi la definisce, la riga successiva, “tipica bellezza mediterranea“. 
Poi mi dice che colto “da nausea furibonda per la pessima guida del suo compagno Leonardo, cominciai a sbavarle sulle gambe e a rigurgitarle tutto quello che avevo nello stomaco sul costosissimo maglioncino di cachemire azzurro.” 
ma che cazzo ne sa un cucciolo di sessanta giorni appena staccato dalle mammelle della cagna di che cos’è il cachemire, e guidare, e il nome “Leonardo”, e un maglione, e gambe invece di zampe, e il colore azzurro, che i cani manco lo vedono! ma bioparco di un bioparco!!! 
insomma… tutto così, riga dopo riga, pagina dopo pagina, fino alla fine. 
Ho provato, saltando qua e là a vedere se riuscivo a farmi almeno delle risate. Un po’ sì, tipo quando il cane dice di farsi gettare le chiavi dell’auto che avrebbe guidato lui, ma poi subito mi infastidivo quando il cane parlava di “condurre il menage familiare” o “avrebbe optato per una gestione chiara e trasparente degli incartamenti”… Insomma, avete capito.
Poi io capisco che una è amante degli animali, okay, lo sono anche io, pure io ho Bin e Obama, e Badu e Gandalf, e Ugo e Catina, e Ebola, e Bersani e Silvio e Kappa e Garappa e insomma… sono pieno di animali, ma è proprio perché li amo che non mi permetterei mai di trattarli e pensare che pensino come umani! Vabbè… insomma… La butto sul ridere. Voi continuate a pensare ai libri PEM, e vedete di contribuire. Io questo libro lo imprigiono nel mio scaffale, e lo regalerò al primo di voi che vuole liberare dei libri prigionieri!

Comments

  • 24 Dicembre 2014

    Certa gente è convinta che solo gli animali rappresentino l'umana semplicità del «buon selvaggio». Il che potrebbe anche funzionare (per loro) se non pretendessero anche di scriverne.

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  • 25 Dicembre 2014

    Oh madonna mia… ma ti rendi conto del mestiere che facevo? Per me qualsiasi tipo di classifica è come dover scegliere chi buttare giù e chi tenere sulla torre tra centinaia di candidati… Comunque ti manderò la lista della mia adolescenza, dei libri amati prima di diventare libraio. Va bene?

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  • 26 Dicembre 2014

    Forse lo cito un po' a sproposito, trattandosi di un libro bello, ma ti consiglio "Flush" di Virginia Woolf, piuttosto sperimentale all'epoca, come tutti i suoi romanzi. Il pdv anche qui è quello di un cane.

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