"Il grande libro degli Haiku" di AAVV
Ieri ho restituito un libro che avevo da due mesi e passa e che mi ero fatto arrivare di proposito dalla biblioteca di Tolmezzo e che, benché sia fatto di 1500 pagine ma bene o male contenga solo 500x17sillabe di contenuti, necessita del suo tempo di lettura.
Sto parlando de Il grande libro degli haiku, a cura di Irene Starace, che raccoglie lungo 1500 pagine gli haiku dei grandi maestri giapponesi, a partire da Basho, che tutti conoscete ma del quale è sempre piacevole leggere, ai più recenti del XIX secolo, che a volte mi sono piaciuti molto.
Ci sarebbe tanto da dire, di questo libro, ma la prima cosa che vi posso dire è che costa un botto (un cinquantone) ma che è davvero un’opera completa e per appassionati, e li vale, perché non ha rivali, mi pare, sul mercato e nemmeno nel web.
Perché dico questo?
Perché è un tomo gigante che ha il coraggio degli spazi e l’eleganza dei colori. Come vedete già dalla copertina, domina e dominerà il bianco e nero, tant’è che per ogni autore c’è una pagina iniziale completamente nera dove sta scritto solo il nome e i kanji del nome. Poi, c’è una breve bio, e poi gli haiku scelti dalla curatrice, con i kanji nella pagina di sinistra, e basta, e la traslitterazione nell’altra pagina, con sotto la traduzione e a pie’ di pagina il kigo e – quando c’è – il luogo dov’è scritto, parole di spiegazioni dell’autore o note di termini giapponesi. E quello spazio bianco intorno allo haiku è importantissmo, così come è importantissimo, per leggerli, trovare la condizione giusta, in luogo e tempo.
Devi stare all’aperto, tanto per cominciare, perché ci vuole un minimo di pace intorno, di natura, o anche solo di raccoglimento. Si parlava, con Elisa, al volo, che la cultura giappo è davvero tanto distante dalla nostra e in questa cosa, negli haiku, penso sia quasi impossibile scriverne su quel tono, con quelle prerogative.
Lasciamo stare anche sabi, wabi, yugen e balle varie, ma è proprio quello che lo partorisce, che ci manca. E la lingua, ovviamente. Alcuni, vi dirò, sono talmente belli da trascendere la questione linguistica, e in questo, credo che il lavoro della curatrice sia eccellente, sia a livello traduttivo, sia di selezione.
Ma io sapete come voglio fare questo post?
Scrivendovi degli haiku!
Sì, perché in questi mesi, quando trovavo il tempo di isolarmi e meditare sui componimenti, spesso al parco o nella mia area griglia (luoghi dotati di un pari senso di pace e raccoglimento, sapevatelo) li scrivevo e li mandavo a destra e a manca, a rompere le palle a quei quattro simpaticono che mi restano in grado di apprezzare le cose poetiche.
Prima, stasera cioè, o quando troverò il tempo, vi metto qui o sotto un po’ di immagini di verde ecc… anzi, vediamo se le trovo già sui pensieri di gelo, che secondo me ci sono… no, solo due, vabbè, ve le metto quando mi ricordo, non rompete.
Vi metto gli haiku, invece, che è il motivo per cui ho scritto questo post. Così voi ve li potete godere e non capite nulla, e se volete leggere quelli che sono stati ispirati, potete anche quelli. Ah, vi scrivo anche l’autore, senza i soprassegnati, ché così avete anche un’idea dei nomi che erano nell’antologia.
Allora…
Sotto la stuoia
La lumaca dorme
Anche se piove.
di Akutagama Ryunosuke
Mi sveglio in piena notte.
Sulle sopracciglia
La via Lattea
di Mizuhara Shuoshi
Una lucertola cammina
A distanza di quattro passi
Dal cavaliere
di Nakaura Kusatao
La prua della barca
E’ uscita
insieme alla luna
di Subita Hisajo
L’ombra del martin pescatore
Va ripetutamente
Contro corrente
di Kawabata Bosha
Arcobaleno autunnale
Nella fioca luce
Abbandona gli alberi
di Iida Dakotsu
Il vento forte
non riesca a respingere
i passeri dai campi
di Murakami Kijo
Il lago si è riempito
E ora straripa
Con l’acqua la luce della luna
di Ogiwara Seisensui
Basta così, dai. Avete capito. Questi sono tutti di autori che difficilmente trovate in giro, più recenti, perché c’è il quadrilatero magico che è molto celebre: Basho, Shiki, Buson, Issa. Ma nella prima parte, che ho già cancellato dal telefono, ce n’era di molto belli. Dai, è tutto. Libro consigliato a chi studia giapponese e è appassionato a tal punto da studiarsi i kanji e la lingua.
Anonimo
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Anonimo
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