"Capo Danno" di Sabrina Paravicini**

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"Capo Danno" di Sabrina Paravicini**

La vedete com’è piccola è, questa immagine… eh, ma vi accontentate.

Vi accontentate anche se questo libercolo è l’ultimo.
L’ultimo di che?
Ma della collana de I Corti, della EL, edita dal ’97 al 2001, dedicata ai giovani adulti e fatta di racconti brevi, più o meno di formazione, con più o meno didattica dentro, con più o meno avventura, scritti da scrittori più o meno famosi.
Anche i racconti sono più o meno azzeccati, ma in linea di massima sono stato contento di averli letti. Comunque, l’altra notte non dormivo e di solito manco leggo ma invece dopo aver letto un Dylan Dog tristissimo che mi ha fatto venire voglia di non risvegliarmi più ho optato per finire questo, che a dire il vero non prometteva uncazzobene, perché il giorno prima avevo letto le prime dieci pagine e insomma… allegria portami via. 
Non brutto, però, perché è scritto in modo piuttosto personale, con frasi brevi e anche se ripetitive, con una tecnica che mi ha stancato, all’inizio non lo potevo sapere. E allora dai, mi son detto, suvvia, leggiamo anche questo così lo restituisco prima della chiusura estiva. Vi dirò, pensavo anche di addormentarmi e c’è stato un punto in cui c’era una frase e lo volevo riporre… ma per fortuna era un falso allarme, e il libro era cortissimo. E alla fine, la storia, poteva non essere male, ma io non lo promuovo.
Quante chiacchiere disorganiche… scusate.
Vi dico di cosa parla e poi vi parlo d’altro.
Allora, è un Capo Danno, ovviamente, nel senso che si racconta di un ultimo dell’anno di merda, andato male, in cui la protagonista – che fa più o meno lo stesso lavoro dell’autrice, ovvero una attrice di sceneggiati – si ritrova dopo aver mollato il moroso per una febbre da avventura momentanea a passare il capodanno a casa da sola, ritornata da Firenze con le pive nel sacco, senza aver fatto nemmeno un budino al buon Leon, che fino a poco prima conosceva solo per chat ed era tutto parole dolci e zuccherose.
Ora… se c’è una cosa che salvo di questo romanzino è Leon, che alla fine sembra un personaggio bello e complesso, mentre la protagonista, con il suo ossessivo ripetere il mantra del “Che si fotta il capodanno/Voglio solo arrivare a casa/tutto il resto si fotta“, mi è risultata piuttosto indigesta, compreso il comportamento infantile da adolescente in fregola un pochetto capricciosa. 
Ma guardate, vi dico che il libro è scritto bene, al di là del mio piacere lo stile o meno, e anche la storia, poteva reggere e anche bene, ma non per come è stato gestito il plot. Vi spiego… la protagonista e Leon fanno gnignignagnagna in chat, ci sta. Lei si prende una sbandata e poi voglio dare corpo alle rispettive infatuazioni, ci sta. Si incontrano e va tutto di merda, nel senso che sono come due estranei e ci sta.
Si lasciano, non si parlano, ogni nella sua strada nella tristezza inesorabile dell’estraneità. Bene. Mi piaceva.
Ho immaginato che si fossero conosciuti solo in via pc… poi ecco la sorpresona. woooo, si conoscevano perché li hanno presentati a una festa e… udite udite… non per caso! 
Ecco, qua mi son girate le palle. A me va benissimo anche questa soluzione, ma non te ne puoi uscire a dirlo a pagina 50 su 60 quando oramai il libro è quasi finito! E me lo devi lasciare intuire, o meglio, nell’istante in cui me lo si dice si doveva dare elementi che, e non far pensare a tutt’altro, prima. Insomma… alla fine il raccontino avrebbe tutte le carte in regola per essere una piacevole lettura, e per tre quarti lo è anche, ma… no, questa cosa della sopresona a sorpresa mi ha irritato.
E’ tutto, ah no… siete curiosi, lo so, e scommetto che volete sapere la frase in cui ho temuto di abbandonarlo. Pagina trenta: “Mi accorgo di essere diventata una creatura molto spirituale da quando ho scoperto Reiki, il sentiero sacro, l’energia che guarisce.
Teribbile eh? Per fortuna era un falso allarme 🙂
E come lo chiudiamo il post? Siccome il libro non interessa a nessuno e non è nemmeno reperibile lo sapete che vi lascio sempre qualcos’altro. Oggi ho deciso per degli esempi di pareidolia. Eccoli qua:

Comments

  • Diego Cocco
    14 Agosto 2014

    Quale Dylan hai letto per deprimerti così? Vediamo se c'azzecco: Il lungo addio, Johnny Freak, il volo dello struzzo, goblin, memorie dall'invisibile? 😉

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    • 14 Agosto 2014

      credo fosse proprio il lungo addio… quello in cui la sua prostivendola crepa e pure lui crepa ma lo ributtano di qua.

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  • Diego Cocco
    14 Agosto 2014

    Ah, ecco. 😀

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