“Il libraio che imbrogliò l’inghilterra” di R. Dahl****
Mercoledì ero stanco.
Avevo pedalato, la mattina, perché ultimamente per risparmiar benzina unisco l’utile al dilettevole e vado a fare la spesa in bici, con zainetto. Okay, ti sparisce la mattinata, è vero, e nel mio zainuccio decathlon non ci stan un cazz, tant’è che ieri, per dire, non riuscendo a farci stare le cose che ho comprato, mi sono dovuto fermare al parchetto, appena fuori supermarket, e scolarmi una birra da mezzo, prima di ripartire versus home. Ma queste cose non sono importanti. Dicevo, ero stanco, e pure il polpaccini dolenti, avevo. E ho fatto tardi per pranzare e siccome cominciavo all’una mi son portato via unananas, unyogurt, unpesca, per pranzo, e ho avuto il culo di esser da solo.
E quando hai culo, lo devi trasformare in fanculo, e godertelo.
E io l’ho fatto. Fanculo, mi son detto, adesso mi leggo un libro!
E allora ho letto questi due racconti di Dahl, (Il libraio che imbrogliò l’inghilterra” e “Lo scrittore automatico”, che avevo visto la settimana scorsa quando ero andato a cercarmi le sue Storie impreviste. Sì, perché avevo l’ultima lezione coi bimbini e gli volevo dare qualcosa da leggere, di caruccio, e gli ho dato una storia imprevista di Dahl, quella della vecchina e del giovanotto che ospita e farà una brutta fine che poi mi pare sia pure un film di Hitchcock, e che adesso mi sfugge lo nome, né ho voglia di andare a cercarlo. Insomma… avevo visto sto libercolo e mi aveva subito ispirato. Come dire di no a due racconti di Dahl. Sui libri, poi… Insomma, tutte queste parole per dirvi che ho letto questo libro che, per altro, è stato riedito in questa edizione nel 2008, e in questa sempre da Guanda nel 2009, e quindi, insomma, lo potete anche pigliare.
Si leggono in un fiato, ma soddisfano entrambi.
Con il suo consueto stile di quando scrive per più grandicelli, Roald, ti prende fin dalla prima riga e ti delizia. Poi ci sono piccoli passaggi geniali, e adesso vado a cercarvene uno che mi ha fatto tanto sorridere. Aspettate… Ecco, siamo nel secondo racconto, ovvero, l’idea di un inventore informatico di creare una macchina per scrivere, PER, soprattutto.
Ricopio il pezzettino.
“[…] Per esempio è previsto un espediente ceh usano quasi tutti gli scrittori, quello di inserire in ogni racconto almeno una parolona lunga e incomprensibile. Questo fa pensare al lettore che l’autore sia molto dotto e intelligente. Perciò la macchina farà automaticamente lo stesso. Avremo un intero stock di parole lunghe memorizzate appositamente per questo scopo.”“Dove?”“Nella sezione ‘memoria parole'” rispose epesegeticamente Knipe.
Ecco, alla lettura di epesegeticamente mi sono messo a ridere di brutto, e per fortuna che ero solo.
E poi ci sono tanti piccoli gioiellini, nelle descrizioni. Prendo una frase dal primo racconto, dove c’è questa coppia di poco di buono che ha trovato un buon modo per estorcere denaro.
Ecco lei, che diciamo così, è piuttosto bruttina, per non dire un cesso, ma qualche qualità ce l’ha.
Il miglior complimento che le si potesse fare era ammettere l’opulenza del suo seno, ma anche qui non mancavano le riserve. Era di quelli che formano un’unica, compatta protuberanza da un’estremità all’altra del torace, e a prima vista si aveva l’impressione che dal suo corpo non si dipartissero due mammelle distinte, bensì una sola, smisurata pagnotta.
Deliziosa, vero? Sì, ve lo dico io!
Insomma… al di là di ciò, le due storie di Dahl, sono sarcastiche e ironiche in ogni loro riga.
Ci sono gli obbiettivi principali, ovviamente, e sono i benpensanti e le cose da nascondere dei ricconi, nella prima storia, e gli scrittori e la loro smania di denaro, nonché la loro prevedibilità e insulsa pochezza (letteraria), nel secondo.
E nel fare questo, nello stigmatizzare, Dahl ti fa ridere e prende in giro un po’ tutti, a cominciare da se stesso. I suoi personaggi in chiaroscuro sono sempre, alla fine, da salvare, e non esiste mai un cattivo e se esiste viene punito il giusto. C’è l’avidità, soprattutto, che come nelle migliori favole sarà punita, ma non sempre.
E c’è una morale che non è mai rispettata sempre in pieno, ma c’è sempre.
Sono racconti, e di questo sono convinto, formativi.
E un libretto così, agile, fatto di soli due pezzi, è l’ideale per stuzzicare e passare poi, sopratutto per i non lettori, a diventare lettori (di Dahl, certo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare).
E quindi, sono molto happy di averli beccati, di aver trovato il tempo per, e mi hanno fatto tornare la voglia di riprendermi del Dahl, anche se eoni fa so di averlo letto in dosi massive. Ma non ricordando niente…
Bene. E’ tutto.
Non rompete le palle con l’immagine che è sgranata, ma la copertina di questo si faceva fatica a.
Per farmi perdonare allego un paio di quadri di Nolde, non quei paesaggi pieni di colore, ma quelli più angoscianti… quelli che piacciono a me, insomma.
Anonimo
Anch'io lo consideravo solo un autore per ragazzi, poi ho letto Tutti i racconti (questa versione http://www.fantasymagazine.it/notizie/10719/tutti-i-racconti-di-roald-dahl/) e ho scoperto un autore capace di ogni cosa. Consigliatissimo.
Matteo Bigarella
Riccardo Sartori
Ce l'ho nel Kindle, in attesa. Leggerò già sapendo.