“La fede” di Simone Tempia***

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“La fede” di Simone Tempia***

Vi ricordate della Telefonata? No, tranquilli, non vi ho telefonato! Io non telefono mai… odio. Intendevo del racconto bello di Tempia di cui vi parlai qualche giorno fa.
E che spero, magari, gli abbiate richiesto e letto.
Io, già che c’ero, gli ho chiesto anche quelli vecchi della serie contemporanea ma indispensabile che non avevo letto, se ve ne fossero stati, e lui me ne ha mandati due.
Pensavo quasi, adesso, di epubburli e metterli sul reader, per leggene uno domani, mentre guido, visto che sono corti.
Poi ho bevuto due birre, il Torino ha sbagliato il rigore decisivo che lo avrebbe mandato in Europa, ho scritto un haiku, l’ho pure tradotto per vedere come veniva, ascoltavo il postumo di jackson e non mi dispiaceva, ho pubblicato un cuadratino di gelo tradotto, e insomma… mi son detto perché? Non posso leggerli qui sul monitor?
Dipende.
Da cosa? Da quanto è lungo, e questo era solo nove pagine,
Non so se è il primo o il secondo. Forse il primo, direi, non so perché. Nel proseguire forse c’è stata una acquisizione di identità, in questi lavori, e questo pare forse ancora un po’ slegato e senza l’idea di far parte di una serie con un denominatore comune di elementi. Poco male. Si legge davvero in un lampo, e tratta un qualcosa di non originale, ma che si presta sempre a visioni nuove, o diverse.
Fatto sta che stasera mi sono letto “La Fede” e ora, due parole, anche se è un pdf, anche se stanno tutti pensando ad altro, tra campagne elettorali e pallone, ma insomma, un po’ di fede l’avrete no?
O siete come questo protagonista, che ha un dubbio.
Un dubbio piccolo, che ti viene una mattina, e non ci fai caso, ma…
Sì, meglio consultare un sacerdote. Avere fede è bello, ma essere sicuri di averla, è meglio. A tutti i costi…
Ecco. Tutta qua la metafora sulla fede che pervade la (sur)reale vicenda del protagonista e la sua ricerca di una piccola rassicurazione. Avere fede, in fin dei conti, cosa vuol dire se non evitare qualche domanda?
Non ho altro da dirvi, un raccontino agile e brevissimo, che nella sua brevità lascia comunque qualcosa, nel finale che è azzeccatissimo. Quindi, se volete per caso leggere la telefonata, e non l’avete ancora chiesto, il pdf al buon Simon Tempia (fa molto vangelo, senza una vocale, eh), dicevo, chiedetegli pure questo. Se non altro per fare come me, e avere tutta la “collezione” dei suoi pdf.

Fine, per oggi basta così, e magari in settimana finirò per leggermi anche l’altro suo coso, che non so se è il primo o secondo, ma alla fine, non è poi così importante.
Buon lunedì!

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