"Il palazzo" di Gordiano Lupi**

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"Il palazzo" di Gordiano Lupi**

Guardate, a me non è che piace parlare male delle cose, tanto meno di quelle di cui tutti parlano bene di cui magari ho letto altre cose, come il Foglio di Lupi, però questo racconto, anzi, questi racconti, se li faceste mandare a uno scrittore esordiente, sarebbero massacrati.
Non brutti, questo no, diciamo piuttosto… boh, ingenui, o inutili, ecco. Che non ti soddisfano, a fine lettura.
Anyway, parliamo prima dei cazzi miei.
E’ per questo che siete qui.
Magari scoprite cose belle e interessanti.
Per dire, avete presente Florence, quella di Florence and the machine? No, perché io sto ascoltando Laura Marling, e ieri ho ascoltato Anna Calvi, ma oggi vi dico di Florence. Ecco ascoltatevi un paio di pezzi suoi dal vivo in acustica, per esempio Cosmic Love e Rabbit heart. Ecco, non sono meravigliosi? No, ma tanto tanto proprio. Ecco, io non avevo lungs, quel disco del 2009. Avevo Ceremonials… e non so perché, non mi ero reso conto di quanto è brava questa. Beh. ora voi andate ad ascoltare le stesse canzoni, Cosmic love e Rabbit heart, però nella versione disco. Ecco, magari sembra solo a me, ma non c’è paragone. Ma niente niente proprio.
E sapete perché?
Perché nella musica, come nella scrittura, le cose magre o meglio, che dimagriscono, mostrano la bellezza e la bravura che hanno dentro. E io sto leggendo un libro grasso, che se dimagrisse si rivelerebbe davvero poca cosa e ci penso ogni volta che salto le righe, e si posso saltare di gusto, e mi dico, ma perché? perché?!
E insomma… con Florence non è così, le canzoni da disco sono belle piene, gonfie, piene di suoni, e sono belle, ma là, dal vivo, live, magre magre… ah, che meraviglia.
Ma vi stavo parlando di Lupi e de Il palazzo.
Se leggete qualche recensione scoprite che questo è un racconto imprescindibile, meraviglioso, stupendo e miseria, persino Lankelot che solitamente fa delle analisi approfondite e se deve dir difetti li dice, pare che non li dica. Insomma… se ne parla bene. E chi sono io per dire che proprio non mi è piaciuto? Un lettore.
Uno che okay, non l’ha comprato, ma l’ha trovato sugli scaffali del Banco Lib(e)ro, di cui, lavorando per biblioteche, oramai sono frequente frequentatore. Ne ho trovati due, di Lupi, anzi. L’altro ancora più sottile, che ancora devo leggere. 
Ecco... Il plot potrebbe avere del bello. Gino Lavezzi, un normalissimo essere umano con famiglia è la gloria degli stereotipi. Lui, lavoro che non gli dà soddisfazione, anzi, noioso e inutile (e chiaramente voleva fare lo scrittore, eh, ci mancherebbe… ma dico io, possibile che di cento libri che leggo, almeno 50 degli protagonisti vogliono fare o fanno “lo scrittore” di mestiere? Anzi, faccio un appello a tutti gli autori esordienti all’ascolto: Vi prego, ve ne supplico, vi scongiuro. Astronauta, Medico, Calciatore, Velina, Castratore di canguri, tristo mietitore… tutto, fategli fare tutto al vostro protagonista, ma non lo scrittore! Anche perché, sapete quanti in Italia campano facendo “lo scrittore”? Zero. Ecco.) Dov’ero rimasto? Ah si, Gino e gli stereotipi: figlio? laurendo che non dà esami ma vive alle spalle del padre e pensa solo alle feste e alla figa e lo delude ecc… moglie? insoddisfatta, livorosa, che sa di aver sposato un fallito e si dedica solo alla tv ecc… Altri abitanti del palazzo? Un campionario di stereotipi, credo voluti., per darè proprio l’idea dell’umana povertà di spirito. Il problema qual è?
Che Gino Lavezzi, nel primo capitoletto, ci descrive già gli abitanti del palazzo, piano per piano, e poi, noi poveri lettori, nei capitoletti successivi, ci vediamo ripetere le stesse cose, una via l’altra, di cose che sappiamo già. Ogni tanto, col cambio di punto di vista, il gioco riesce, ma il più delle volte, soprattutto pensando che ogni capitoletto finisce allo stesso modo, è la noia che ti attacca e la sensazione di “cazzo! questa cosa la so, andiamo avanti, questa cosa me l’hai già detta! vogliamo andare avanti?” 
Ecco…
Poi sì, arrivi al finale e hai già la sensazione che Gino avesse qualcosa in mente, di pirotecnico, ma il fato, il destino, o meglio, la sfiga, arrivasse a impedirgli anche quell’ultima cosa che aveva organizzato per riscattare la sua vita. Poi, insomma… anche lui un po’ idiota, a pensare di riuscire a fare quello che aveva in testa, perché non aveva la minima idea di realismo, ma qui non vi dico nulla perché non voglio fare spoiler. Diciamo solo che ammazzare tanta gente non è facile come si vede nei film.
Ma tornando al Palazzo, già che oramai lo scopo è didattico, vi lascio due scan per farvi capire cosa non dovete fare, se scrivete.
Se Gino nei suoi pensieri già mi dice così

Al secondo piano venivano rumori di passi dall’appartamento dei Panetti. Roberto lavorava in acciaieria e si svegliava presto, anche quando faceva il turno pomeridiano, invece Matilde usciva di buon mattino per le compere. Bella coppia, pensava Gino, la mamma di lui da giovane la chiamavano pompinara e il babbo era alcolizzato cronico, quando si separarono il figlio cominciò a fare avanti e indietro dal riformatorio, colpevole di furtarelli e atti vandalici. Frequentava gentaccia, girava con un gruppo di drogati punk che sì radunavano a passare il tempo all’angolo d’una pasticceria del corso. Però la sua vita era cambiata da quando aveva sposato Matilde, adesso avevano anche un bambino.
Bella bravata, pensava Gino, però, contenti loro…
Lui credeva di averne fatte tante di stronzate in vita sua, ma quella di mettere al mondo un figlio era stata di sicuro la più grande.
Anche Matilde non aveva un passato da boy scout, o almeno così diceva la gente, e si sa che quando la gente chiacchiera…
In ogni caso erano fatti loro, lui aveva già abbastanza rogne in casa propria e non voleva certo farsi carico di quelle degli altri.

Poi, non fatemi perdere tempo a ripetere tutto più avanti. Così…

Si alzava sempre presto, anche quando iniziava il turno ali’altoforno alle due del pomeriggio. Era davanti a una tazza dì caffè nero e stava pensando a quanto quel bambino avesse cambiato la loro vita. Non erano più liberi di fare niente, persino scopare era diventato un lusso. Niente cinema, niente pizza, solo quel marmocchio da pulire e sfamare. Lui non lo avrebbe voluto, ma Matilde aveva minacciato di andarsene e tenerlo da sola. Aveva dovuto cedere.
Si erano sposati tre anni prima ed erano venuti ad abitare in quel condominio del centro, in affìtto. Non avevano soldi per comprare casa e nessuno a cui chiederne. Il babbo di Roberto era morto di cirrosi qualche anno prima, era un vecchio ubriacone separato da una moglie che lo tradiva senza farne mistero.
Roberto Panetti sapeva che gli amici lo avevano sempre chiamato il figlio della pompinara e sapeva anche che la mamma lo faceva per soldi e per passione. Aveva dovuto accettarla questa cosa e non era stato facile. Ancora adesso ricordava quando in strada o sul campo di calcio lo chiamavano figlio di puttana. Sentirsi dire la verità lo faceva infuriare e aveva spaccato la faccia a tanti per quello. A sedici anni aveva fatto avanti e indietro dal riformatorio. 

Son un lettore, mica un idiota? (cioè sì, sono anche un idiota, ma per altri motivi 🙂 ) E se lo ero stavo leggendo Fabio Volo o Moccia, e non certo questo tipo di lettura. 🙂
Insomma, avete capito, e così vi anche dato un’idea di com’è scritto. 
Poi che altro? Ah, sì, devo andare a raccogliere delle cose per i campi, tipo tutoli, o legni, o avanzi di mais, o sassi, o non so che diamine, per fare un presepe da regalare alla vecchia per santa lucia. Boh, qualche idea? vabbè… vedrò da solo. Che poi, alla fine di questo libro, c’è pure un altro raccontino di natale, roba da 2-3 pagine, un noir, mi pare, che però non ricordo nemmeno di cosa parlava. vabbè, ora non ho tempo di rivedere, sennò è più lungo questo post che il libro. Ah, questa mia edizione la trovate da nessuna parte, mentre il racconto, che a dargli una sfoltita potrebbe anche essere degno, lo trovate in un’altra raccolta di Lupi, Cattive storie di provincia.
Comunque, cari, siccome vi voglio bene, vi dico di rendere la vita più bella ascoltando sì di nuovo Florence, con la canzone che sentite in radio certo, ma che è bella. E poi ascoltatela live, acustica, ma stavolta soprattutto per guardare Florence come si è conciata. Insomma, per una volta che parli la musica… e anche qui, a farla dimagrire, la canzone, è meravigliosa.
E buona domenica.

Comments

  • 8 Dicembre 2013

    Mi mancavano queste tue recensioni.;)

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    • 8 Dicembre 2013

      eh lo so, Florence and the machine è anche la tua cantante preferita 😀

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    • 9 Dicembre 2013

      Scherzi, ho perfino il Poster in camera. 😛
      Florence…chi? XD XD XD

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  • 21 Gennaio 2014

    Mi spiace che il mio "racconto di provincia" non ti sia piaciuto. E' del 2000, certo, forse un po' ingenuo… ma a me ancora non dispiace del tutto. Certo, non vuole essere "letteratura", ma solo un racconto pulp. Grazie, comunque di averlo letto. E ci hai pure lavorato sopra per stroncarlo! :)… Se mi contatti ala mia mail o su FB ti regalo qualcosa di meglio, scritta 14 anni dopo. Sai che non credevo fosse più reperibile quella versione de Il palazzo? Se mi iscrivo al tuo blog ci scambiamo il favore? Sono anch'io su blogspot (La cineteca di Caino).

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    • 21 Gennaio 2014

      ehi, ma i racconti pulp, sono letteratura 😉
      in quanto al lavorato sopra, per carità, ci mancherebbe, letto e basta, come tutti 🙂
      Per il resto, ho ancora l'altro, nella lista, no problem… non riesco a legger nulla, ora come ora. Al prossimo! Ciao!

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  • 21 Gennaio 2014

    Il fatto del finire ogni capitolo allo steso modo è voluto. Vista la tua reazione, mi sa che ho sbagliato! 🙂

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