"Il paese stregato" di Sergio Bissoli****

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"Il paese stregato" di Sergio Bissoli****

Ragazzi… mi vergogno, mentre mi scrivo questa recensione.
Ho visto che è apparsa proprio oggi su Scheletri e anche se in superficie non ve n’è traccia quell’articolo doveva comparire molti mesi fa.
Non è successo, e per colpa mia, che non finivo mai di leggere questo grosso libro, Il paese stregato, di Sergio Bissoli, che avevo avuto come opera per la recensione alcuni mesi fa.
Già vi sento… “E ma gelo, ci stai dicendo che hai impiegato dei mesi, per leggere un libro?! Ma non ti vergogni?”
Sì, mi vergogno un po’, ve l’ho già detto.
Ma inutile accampare scuse, quando si sbaglia io sono dell’idea che bisogna rimediare e lo faccio nel modo migliore che mi è venuto in mente…
Anzi, possiamo farlo insieme, se volete.
Andiamo sul catalogo della Hypnos
Ecco, ci sono tre collane.
Una è quella in cui c’è questo titolo, Mirabilia, e vicino c’è anche un libro di Ivo Torello che avevo già sbirciato, in passato… 206 pagine, okay, è della mia misura, e c’è dentro un po’ di criptozoologia, che lo sapete che è il mio pane più fragrante.
Poi c’è la collana Impronte, con un titolo solo ma piuttosto interessante, per me. Racconti, e di tipo fantastico del secolo scorso di un autore italiano per me semisconosciuto (Giovanni Margherini Graziani).
E infine c’è la collana Biblioteca, dove ci sono vecchi classici…
O Torello o Graziani, mi interessano.
E siccome Graziani è morto e Torello è quasi un mio coetaneo, ho deciso: comprerò Predatori dall’abisso! Aspettate che faccio subito…
Ecco fatto! Comprato un libro. E ben si badi, che va contro i miei buoni propositi del 2012, che erano di non comprare nessun libro (e infatti non ne ho comprati, a parte quelli di racconti del Sole 24 ore).
Mi sembrava l’unico modo per scusarmi con il mio enorme ritardo nel leggere questo libro.
Non è una questione di coscienza, che io quella non ce l’ho, ma una questione di mondo migliore. Mi piace, se migliora, e rimediare alle proprio mancanze, in qualche modo, è un modo di migliorarlo.
Comunque… vi dico subito che questo libro è anche molto denso e particolare, e si meritava tutta la mia attenzione. Ecco perché ci ho messo tanto. In questi mesi, tra perdita di lavoro, coliche, estate pazza, rinuncia a Satana, amanti, diopallone, cuori, fiori, picche, e mille altri scazzi, diciamo mi sono ritrovato a re-iniziarlo due volte, una volta il romanzo, e una volta i racconti.
E’ una questione di atmosfera, infatti. Di immersione.
Mentre ero – per dire – con mia madre a fisioterapia, che pensavo a mille cose e nessuna bella, mi sono accorto che stavo leggendo sì, i racconti di Bissoli, ma alla fine mi sembravano pennellate vuote, sbiadite, frammenti che non mi si attaccavano addosso. E non sono così!
Devi esserci, in quell’ambiente, per apprezzarso, e forse è vero anche che in questa stagione, di nebbie e freddi, di umidità e foglie madide calpestate, è più facile immergersi in quel nord est gotico raccontato dall’autore. (benché spesso le storie siano estive, ma si sa, anche in estate, si soffoca…)
Insomma… non mi sono forzato, e ho lasciato per lunghi giorni il librone (un bel brossurato rigido, grande e grosso, con alette e un piglio da librone antico e misterioso) a dormicchiare sul mio comodino, sepolto dagli arretrati dei Racconti d’autore che ancora mi mancano.
oh, gelo, ma la vuoi cominciare questa recensione o ci vuoi rompere il gazzo (veronese) con i gazzi tuoi per tutto il post?
Avete ragione… E allora facciamo così, qui sotto, siccome la recensione sarebbe identica a quella di Scheletri, faccio un copia e incolla e vi leggete quello, perché alla fine le cose da dire son quelle,
io però, prima, vi faccio un altro lavoro. Mi sono segnato frasi che mi piacevano, mentre leggevo.
Ve ne lascio alcune, così, diciamo 6, un po’ come se vi volessi raccontare il libro con cinque citazioni. Vi va? No? Me ne frego, il blog è mio e ho deciso così!
Dal racconto “Nelle pieghe del tempo
Lentamente cammino lungo i porticati in penombra, sfiorando porte chiuse. Una ragazza magra cuce seduta sulla porta. E’ bella e triste. Ha i capelli lisci, lunghissimi e indossa un vestito nero con guarnizioni di pizzo bianco.
Sotto i portici c’è silenzio, ombra, muffa e umidità. Io provo sofferenza poichè qui sento lo scorrere del tempo. Quando si avvicina l’autunno, i ricordi diventano coltelle con le lunghe lame. Penso all’inverno, alla vecchiaia, alla morte e mi chiedo cosa ho sbagliato nel gioco della vita.
Dal racconto “Amori oscuri
E’ arrivata la festa dell’anniversario. La vita scorre. Nubi viola appaiono all’orizzonte.
Adesso la casa è deserta e abbandonata. La vecchia signora è morta, è morto anche il suo cane. Davanti al casotto arrugginito ci sono ancora piccoli ossi, gli avanzi dei pasti.
Dal racconto “Il signore del tempo
“A volte rivedo scene della mia vita come fossero flash. Il lavoro di bottega, il fidanzamento, il matrimonio. Pensavo che gli eventi si sarebbero calmati, che forse avrei avuto maggior tempo. Sbagliavo. I cambiamenti di lavoro, la casa nuova, il primo figlio. Allora la vita è diventata un incendio, un turbine che gira, una mietitrebbia che mac
ina avvenimenti e anni.”
Dal racconto “L’uomo nero”
Appoggiandosi al bastone, lo zio apre la porta e mi accompagna nella cucina accogliente. Sulla tavola sono preparate tazze di vino caldo e nella fruttiera di vetro distinguo cachi e nespole.
Vicino al camino stanno appese pentole e padelle, di rame lucidato. Più in là c’è una finestra e oltre i vetri si vede la campagna ammantata di nebbia. Non riesco più a distinguere neanche gli alberi di mele cotogne piantati in fondo all’orto.
Dal racconto “Lammas”
Agosto è scolpito nella campagna. Anche le case che ho lasciato dietro di me sembrano diverse, più piccole e colorate. A tratti arrivano aromi forti e strani che si sentono solo nelle sere d’agosto. L’aroma secco del mais, quello unto dei girasoli. L’odore umido del fiume…
Dall’autobiografia”Vita di scrittore”
Nel marzo 1963 lessi di notte, a letto, la straordinaria Dama in nero di Max Dave. Ricordo che parlai del libro all’amico Vito, mentre andavamo a Legnago in treno. Era una domenica pomeriggio col sole ma la neve a terra. Nell’aprile lessi il bellissimo Golem di Frank Graegorius, ambientato in Boemia. Conservavo “I racconti di Dracula” nella vetrinetta in camera da letto, nascosti dietro i Topolino. Se mio padre avesse trovato i libri, li avrebbe distrutti.
 E adesso, per chi vuole, la recensione vera… Ciao!

Un libro coraggioso, gotico, completo, affascinante e che ha senso soprattutto nella sua intierezza, nel suo cogliere attraverso la scrittura quella commistione del nostro mondo con un altro – misterioso e magico – che affonda profondamente le radici nella provincia e nella ruralità, intese come tradizioni e credenze, quotidianità e umanità; elementi sempre più avviati verso l’estinzione.
È questo che la Hypnos edizioni ha scelto di fare con “Il paese stregato“, un libro imponente (anche nelle dimensioni), che riassume l’opera di un autore come Sergio Bissoli, il quale attraverso una eleganza, una onestà e una dedizione encomiabili, riesce a (de)scrivere una sorta di manifesto, di bandiera di un nord-est rurale e magico.
Nella prima parte troviamo un romanzo breve, che dà origine al titolo (“La ragazza del paese stregato“); nella parte finale una corposa e personalissima autobiografia dell’autore. Tra questi estremi, il vero cuore del libro: quasi settanta racconti brevi, a volte di poche pagine, che fotografano – e il verbo è quanto mai adatto – un Veneto che ruota attorno alla città natale di Bissoli, Cerea, ma che sono uno specchio di un certo nord-est rurale della seconda metà del secolo scorso.
La forma racconto, dunque, è uno dei punti di forza di quest’opera, ma ben si badi a considerare ogni brano come un tassello, un filo di una ragnatela molto più grande e complessa, che non potrebbe mai essere ricompresa in un romanzo (ed è forse per questo che La ragazza del paese stregato, benché discreto, non riesca a dare l’impatto gotico-fantastico che invece promana dai racconti).
Il brani di Bissoli sono istantanee, frammenti di storie che non hanno la pretesa di avvincere con trame complesse, con accadimenti che meraviglino il lettore. Sembra quasi un pittore, nel suo raccontare costruito sempre su una prima persona che viene a contatto con il gotico, con il misterioso, con le stregonerie e gli incantesimi, gli spettri e, soprattutto, il sentire di una quotidianità che via via, durante il secolo scorso, ha perso contatto con le tradizioni e la natura. È un mondo agricolo, quello descritto da Bissoli, un mondo ricco di colori, odori, sapori… e sfumature, così come la sua scrittura, lessicalmente colorata, profumata e saporita.
Ed è difficile raccontarlo senza farne leggere qualche riga.
Ecco, per esempio, come nella Giostra dei mortici viene descritto una cena tra amici: “La vecchia cucina è riscaldata dal fuoco scoppiettante del camino. Sulla tovaglia a scacchi bianchi e rossi ci sono lasagne fatte col torchio, anatra arrosto, patate fritte, funghi, peperoni e bottiglie di clinto e greco bianco. Il risultato è una serata trascorsa in allegria e una cena forse un po’ troppo pesante.“.
Oppure, per i luoghi, da La casa con l’edera, “Dal portone entriamo in un cortile interno acciottolato, con una pompa arrugginita per l’acqua giù in fondo. La casa è sulla destra, con la facciata esposta a est. Una scala esterna porta a un terrazzino con ringhiera, dove c’è la porta d’ingresso. La facciata è coperta da una fitta rete di edera centenaria che arriva fino alla grondaia e avviluppa in parte anche le finestre del piano superiore.
E per concludere con le persone, i viventi, ecco come ne caratterizza la personalità con poche righe, spesso pronunciate dagli stessi, in Portasfortuna: “Ma il più colpito dalla malasorte sembrava Max. Grosso, il volto tirato, stava sdraiato sulla sedia con un giornale davanti e come al solito polemizzava sulla vita, sull’amore, sulle ingiustizie.
‘Lucy è andata via. Così, per sempre. È una storia finita, ormai.’
Fa un lungo sospiro, poi riprende:
‘Sì, ci sono tante donne al mondo. Troverò da consolarmi. Ma bisogna ricominciare tutto da capo e io incomincio a invecchiare. Non ho più tanta voglia di fare il pagliaccio e mettermi a correre dietro alle ragazzine.’
Descrizioni che possiedono una padronanza della vita di campagna e dei piccoli paesi, compresi i loro abitanti, che è notevole e viene dal vissuto, apportando alle storie un contributo quasi etnografico, di leggende e usanze che spesso sono conservate solo dalla memoria. Non si dubita mai che chi ci racconta non sia l’autore stesso, e che ciò che ha vissuto non equivalga a verità. In ogni storia, ogni piccola vicenda, troviamo qualche indicazione sulle tradizioni o sulle piccole manie radicate soprattutto tra gli anziani: vecchie che sono streghe, oggetti con il malocchio, strade con gli spettri, abitazioni incantate…
E tutte queste storie, oltre alla descrittività, hanno un’altra caratteristica che le accomuna. Sono frammenti, inizi, istantanee, si era detto in precedenza. Non spiegano mai se l’elemento fantastico è o non è reale. Si fanno ipotesi, si sospende e si lascia storie a se stesse e poi, come succede veramente nella realtà, esse non sono lì ad aspettarci; sono andate per la loro strada e non ne sapremo altro. È un effetto, solitamente, dato dalla scelta di raccontare le storie in prima persona, ma spesso non come protagonista, bensì come osservatore, come testimone che vede, cerca, indaga ma poi può, come è normale, riprendere la sua vita e lasciar perdere le presunte streghe e i probabili fantasmi.
E anche se la visione di Bissoli è spesso scettica, egli ha l’abilità di condurre per mano il lettore fino a un certo punto, ma poi di lasciarlo libero di dirigersi verso le conclusioni che egli ritiene più opportune.
Le scritte sulla rivista di enigmistica del guardiano sono veramente di uno spettro sepolto in una certa cantina? Sono veramente gli specchi a causare il poltergeist in una certa abitazione? La figura nel vigneto comparsa di notte era veramente lo spettro di famiglia? Non lo sapremo… Il guardiano notturno si licenzierà, gli specchi saranno gettati in un fiume, il proprietario del vigneto morirà d’infarto, ma tutte potrebbero essere solo coincidenze.
Unico periodo dei racconti forse un po’ didascalico (sono in ordine cronologico 1982-2011) è quello in cui si eccede troppo sulle descrizioni dell’Oltremondo, della reincarnazione e dintorni, che perdono un po’ di efficacia narrativa.
Del resto, ci sono altri piccoli stratagemmi a dare del valore aggiunto: i nomi di persone e luoghi non sono quelli originali, ma sono rubati o alla lingua inglese (in una speranza di futura traduzione) o alle letture e ai film che l’autore seguiva nei meravigliosi e stranissimi anni della sua infanzia e adolescenza.
Potrebbe diventare una sorta di caccia al tesoro, se qualcuno vive vicino ai luoghi teatro delle avventure di Bissoli, ricercare paesi e luoghi nascosti spesso da una traduzione o una storpiatura (Lo stesso Vielle del romanzo di apertura, per esempio, è il paese di Veronella).
Due parole, a conclusione di quest’opera, da quelli che sono indicati come Libro I e Libro III: il romanzo e l’autobiografia.
Il romanzo ha una trama fatta di nulla, ma riesce a inquietare e lascia una sensazione perturbante, osservando come l’innamoramento per una ragazzina, Mirta, del narratore, si trasformi in un amore impossibile, avversato dall’intero paese, che sembra congiurare nell’ombra perché i due non si incontrino. Una storia banale, quindi? No, perché Mirta, per contro, è tutt’altro che un personaggio limpido e prigioniero. È una ragazza ambigua e misteriosa e in tutta la vicenda si ha una piacevola sensazione claustrofobica, come se questa storia non potesse che andar male e vedere il protagonista soccombere.
L’autobiografia, al contrario, ci racconta davvero la vita di Bissoli come “vita di scrittore”, in cui lui passa attraverso la miseria, le vicende familiari, le piccole pazzie dell’adolescenza e le donne della giovinezza, come se fosse un personaggio bizzarro e scapestrato. Un po’ folletto e un po’ Peter pan, che però mai rinuncia alla narrativa del gotico (gli Urania) e ai film d’orrore.
C’è una piacevole leggerezza e più volte, la sua storia, strappa qualche sorriso.
In conclusione, un libro denso e particolare, forse pretenzioso, nelle premesse, ma che alla fine – se non si va cercando una narrativa facile e d’azione – soddisfa e ripaga. Un’opera che non dovrebbe mancare nella biblioteca di chi è appassionato di tradizioni popolari, di fantastico e di atmosfere gotiche nostrane, soprattutto se non sono quelle mainstream, ma se sono di un personaggio semi-sconosciuto come Sergio Bissoli, che però, giudicando anche i suoi numerosi studi e lavori, sembra aver fatto del gotico rurale una piccola missione, lunga una vita intera.

Comments

  • Anonymous
    7 Dicembre 2012

    Perché un commento?
    Ovviamente sarà mia cura farlo dopo la lettura.
    Ovviamente mi sono rizzate le antenne e per non sbagliare ho ordinato al mio fornitore abituale il libro proposto.
    Ci sono dei libri che hanno bisogno di tempo. Ho sempre avuto una simpatia per scrittori horror oltreocano.
    Solo un certo Alberto Savinio ancora fa presa su di me, solo per il suo discorrere in un mondo surreale. Dico fa, perché certe teste non moriranno mai.
    Per ora grazie
    Elisa Sala

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    • 8 Dicembre 2012

      oh… grazie a te, spero che questa fiducia sia ben riposta 🙂

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  • Anonymous
    8 Dicembre 2012

    Bella recensione, e Hypnos è un editore che va sostenuto sempre e comunque. Samuel M

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  • Anonymous
    12 Dicembre 2012

    Ho il libro in mano. Il problema sorge non tanto per il testo, leggo tranquillamente volumi di mille pagine, ma questo è pesante come un vocabolario e poco malleabile e, io che leggo abitualmente a letto avrò un grosso problema…minimo un male boia al polso ahahah.
    Ovvio che dopo la recensione la voglia c'è, ma devo armarmi di buona volontà, ci devo pensare!
    Grazie comunque.
    Elisa Sala

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    • 12 Dicembre 2012

      a parte che non ho capito com'è che il mio Torello è in viaggio mentre tu hai già questo in mano, ma vabbè, comunque l'avevo detto che era un grosso libro 🙂
      Comunque non saprei, col senno di poi, se dirti di leggerlo dall'inizio, o, dopo l'introduzione, di dedicarti ai racconti.
      In ogni caso ha bisogno di mood, e io per mesi non l'ho avuto, e quindi lasciavo stare.
      spero ti piaccia.
      🙂

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  • 6 Dicembre 2018

    Grazie, bellissima recensione. Si sente che sei entrato nell'anima del racconto e in quella della ragazza…
    Il racconto mi piace molto ancora adesso, dopo 40 anni. Allora l'ho scritto in una specie di trance, mi ricordo, da marzo a settembre 1975. Molte cose sono cambiate da allora, e il Gotico Rurale adesso è più difficile da trovare. Ma mi accorgo che io l'ho fissato qui!

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