Dicembre 2012

C’è quest’illusione, che una mezzanotte possa spezzare gli anni; Una fata con mani e gambe di futuro Da accompagnare a pisciare, nella campagna buia. Là c’è una pala sporca di terra e sangue, Un buco, che crediamo profondissimo. Legato, imbavagliato, ben vestito, una bottiglia accanto, per stordirlo, Ci

Abbiamo vestito gli alberi,  Dato forma alla creta e alla cera,  Abbiamo farcito i piatti  E le vetrate,  Come se aspettassimo un applauso,  O le nostre luci fossero chiavi  Che spalancano la parsimonia.  Dei corpi stanchi  Ci sono avanzati il nervi,  Le promesse, Le stronzate; Questo spettro tintinnante, invece,  E' rimasto

Galante galaverna,  Ti diletti a crocchiare  Su steli e cartacce,  Distesa e lasciva,  Come un felino di ghiaccio e fumo,  Lucidando le campagne, Argento e diamante degli spiriti  Opulenti,  Galante galaverna,  Le mani ferite dalle unghie dell'aratro,  Nel petto conficcati  Alberi spogli ma non  Ancora nudi,  Galaverna galante Con gli spifferi e le albe, Tu, Gentildonna Senza

Voi, laggiù, Venditori di cenere, Voi, Nella bottega degli assensi, Le luci basse, Le mani tese e nervose, Con dita di parole E unghie di lettere, Scritte troppo in fretta. Voi mercanti, Che conoscete meglio Di noi i templi e le fiere, E le orecchie E i vostri buoni affari. Voi,