"I capi" di Mario Vargas Llosa****
Oggi è il turno di James, con la sua bestia, come vi dicevo una paio di post addietro, ma io oggi vi parlo dell’uscita di domenica scorsa, per la raccolta dei Racconti d’autore del Sole 24ore: I capi, del nobel 2010 Vargas Llosa.
Ci metterò poco, perché in fin dei conti basta dire che questi 6 racconti sono decisamente belli, si leggono con gran piacere e si arriva alla fine con l’idea che non avete di come siano gli altri scritti di questo autore, ma probabilmente il Nobel se l’è meritato davvero (anche se sicuramente, per il nobel, giocano molto la sua fama di essere contro il potere e le incazzature di alcune istituzioni peruviane che critica) (A proposito di nobel, sapete qualcosa di quello nuovo? Boh…).
Sei pezzi, dicevo, che sono poi il suo esordio letterario, datato 1959, e che Einaudi ha pubblicato già nel 2003 (è da lì che vengono, infatti), preceduti da un altro racconto.
Dei sei pezzi, l’unico che mi ha lasciato un po’ stranito è l’ultimo, brevissimo, che pur intrigando mi ha lasciato dubbioso su alcuni punti.
Gli altri, invece, sono davvero dei bei pezzi.
C’è il Perù violento di quegli anni, probabilmente, e si respira un Sudamerica che non è proprio quello che si immagina, pensando ad altri paesi. Io almeno ho avuto quella sensazione, come se mi trovassi in un sudamerica che prima di ora non avevo conosciuto, non molto distante, a dire il vero, da certe zone degradate europee. Comunque, al di là dell’ambientazione, ottima, è proprio gradevole la maestria con cui è stata dominata la forma racconto, con vasto uso dei dialoghi e una buona abilità nel dosare i tempi.
Nel brano che dà il titolo alla raccolta, i capi sono i ragazzi della scuola, i bulli, se vogliamo, che si ribellano a un preside che abolisce le interrogazioni programmate, che tentano uno sciopero, che si azzuffano, che attraverso il punto di vista di uno di essi, ci mostra come sia complesso il mondo a 13-14 anni e come siano forti le logiche di potere – seppur ancora in balia delle correnti adolescenziali e dei comportamenti infantili.
Poi, si sale di età, e si arriva a La sfida, uno dei pezzi più adrenalinici, dove entra in gioco la vita più borderline, i poco di buono, che si sfidano con un coltello in mano. Si capisce subito chi ci lascerà la ghirba, ma l’autore è bravo a gestire la tensione e a sorprendere, lasciando un nodo alla gola, alla fine delle ultime righe. Forse il più riuscito del lotto, di cui è apprezzabile come la storia ci sia stata narrata da un amico dei due sfidanti, che fa quasi da spettatore.
E un’idea ancora più forte della vita in quei luoghi ce la si fa con Il fratello minore, dove due fratelli cercano un poveraccio in fuga tra le montagne per ammazzarlo, in quanto probabile defloratore della loro sorella. Mischiata all’atto di cruda violenza c’è la spaccatura tra i due fratelli, uno legato ancor alle vecchie usanze del ranch, della campagna, l’altro oramai diverso, dopo essersi trasferito in città. Lo stesso dicasi per Un visitatore, racconto di banditi e giustizia corrotta, che ricorda tanto, come il precedente, le storie del vecchio West, anche se nulla hanno a che fare questi qua con in cowboy, tranne pistole e cavalli.
Domenica, un altro dei racconti meglio riusciti, è una storia di amicizia. La sfida tra amici, la paura di morire, la rivalità che si trasforma, le priorità che cambiano via via, dando uno specchio di una gioventù che nuota nel suo mare, e di come sia quel mare, fatto di innamoramenti, risate, cazzate e vita, insomma.
Per chiudere, senza dilungarmi troppo, stavolta vi lascio con un pezzo di racconto, ovvero l’incipit di Il fratello minore, che secondo me, fa capire come il mood crudo e sciolto dell’autore riesca a tirarti dentro nella storia in poche righe.
Di fianco al sentiero c’erano una pietra enorme, e sopra, un rospo; David lo mirava attentamente.
– Non sparare, – disse Juan.
David abbassò l’arma e guardò il fratello, sorpreso.– Può sentire gli spari, – disse Juan.
– Sei matto? Mancano cinquanta chilometri alla cascata.
– Può darsi che non sia alla cascata, – insistette Juan. -Ma nelle grotte.
– No, – disse David. – E poi, anche se ci fosse, non penserà che siamo noi.
Il rospo era sempre lì, che respirava tranquillamente con la sua immensa boccaccia spalancata e, dietro le sue cispe, osservava David con una certa aria malsana. David alzò di nuovo la pistola, mirò con lentezza e sparò.
– Non l’hai beccato, – disse Juan.
– Sì che l’ho beccato.
Si avvicinarono alla pietra. Una macchiolina verde rivelava il posto dove c’era stato il rospo.
– Non l’ho beccato?– Sì, – disse Juan. – L’hai beccato.
Ah, indovinate cosa sto preparando? Vi do un indizio: sul mio davanzale ci sono già due librettini a un euro, comprati stamane…
Frank Spada
"I capi" – e mi viene in mente un racconto di G. Greene.
Coincidenze, forse interferenze; ma non casuali.
Mandi
Vampiro
"Domenica" è uno dei racconti più belli che abbia mai letto. mi capitò sottomano la prima volta quando andavo al liceo e avevamo st'antologia, un librone con racconti di llosa, moravia, pirandello, ulhman e molti altri del novecento.
perchè non fondi un movimento? gli uccellacci di gelostellato XD
gelostellato
@Frankie
tu e le tue veggenze e interferenze… maledez 🙂
@vamper
Non bastavano già i bambini di gelo?
Domenica è molto bello. ti piacerebbe tantissimo, secondo me, anche La sfida. proca a cercartelo, sennò te lo scanno e mando.
Vampiro
se me lo scanni e mandi mi fai un favore (con comodo eh), sono ancora stampellato per una ventina di giorni, perciò mi posso scordare gite dal libraccio 😐
ah, più tardi ti mando una mail per questioni pigmeiche
gelostellato
cretidiota, intendevo trovarlo on line! comunque ok
te lo scanno e mando!
🙂
Vampiro
pirlo, online non si trova mica 😀
graciassss!
gelostellato
già cercato, non l'ho trovato, ma che non si trova… non ci metterei la mano sul fuoco. 😛
gelostellato
scannato e spedito,
ovviamente per chi all'ascolto volesse leggerlo, basta che me lo chieda
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