Il miglior Lansdale non esiste (2 di 4)

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Il miglior Lansdale non esiste (2 di 4)

Hai letto questo? Sì? Allora puoi proseguire:

I cinque libri che seguono sono cinque porte per entrare nel mondo di Joe R. Lansdale.

Cinque ingressi situati in direzioni diverse, anche se introducono alla stessa stanza.
La loro scelta non le rende migliori di altre, e nemmeno significa siano aperte a tutti i lettori.
È solo un modo per mostrare dove sta la maniglia.
Se si apre, però, è fatta: siete dentro. E da lì, state tranquilli, non ne uscirete tanto facilmente.
L’ANNO DELL’URAGANO, 2006, Fanucci editore (tif)
Titolo originale “The Big Blow”, 2000
È un romanzo breve – nemmeno 160 pagine – ma contiene tutti, ma proprio tutti, gli elementi distintivi della cifra lansdaliana.
Il Texas, tanto per cominciare. L’uragano del titolo è quello che, nel 1900, investì la città di Galveston, devastandola fino a lasciarne un cumulo di macerie. Pochi giorni prima di ciò, ecco la storia di un incontro di boxe clandestina, anzi, l’incontro per eccellenza.
In un angolo un pugile nero, ‘Lil’ Arthur, forte, buono e sprovveduto, che dà fastidio, e parecchio, a tutti i benpensanti razzisti della città. E così, dall’altra parte, arriva un bianco, McBride, da Chicago, che è un pugile sì, ma soprattutto è stronzo, e anche un po’ assassino. Nel giro delle prime sette pagine ha già picchiato e/o insultato una puttana, i razzisti che l’hanno ingaggiato e una manciata di scaricatori di porto, tanto per usarli come sparring partner. E sempre nelle stesse sette pagine, non solo siamo già entrati nel particolare modo che Lansdale ha di condannare il razzismo, raccontandolo con crudezza, ma abbiamo conosciuto anche due elementi che saranno una costante della sua scrittura: il turpiloquio e l’uso della similitudine che vi abbina.
Un esempio? Be’, immaginatevi un pomeriggio più caldo di due ratti che trombano in un calzino di lana e sentite cosa pensa McBride, appena giunto a Galveston:
“[…] A sentir loro, lì c’era una rossa così bella e stretta da farti cantare soprano. E se non era stretta, si sarebbe legato una palanca al culo per non cascarci dentro.”
Oppure, sentite cosa dice a quattro benpensanti, accogliendoli – palle all’aria – dopo aver picchiato e utilizzato la rossa di cui sopra:
“«[…] Ci è giunta notizia che nel suo ultimo incontro l’altro pugile è morto.»
«Come no» rispose McBride. «L’ho accoppato e mi sono trombato la sua vecchia signora. La sera stessa.»
Era una bugia, ma alle orecchie di McBride suonava troppo bene. Gli piacevano le facce degli altri quando la raccontava. La donna in realtà era la sorellastra dell’uomo, che era morto tre giorni dopo il pestaggio. E lei del fratellastro se ne infischiava altamente.”
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Da lì, il libro è già partito. È arrivato l’effetto Lansdale: quella curiosità morbosa che spinge a girare pagina dopo pagina e impedisce, a pena enormi struggimenti, di mollare il libro.
Il lettore si trova dentro i preparativi per questo incontro e vuole sapere se ci sarà o se arriverà prima l’uragano. E mentre fa il tifo, com’è ovvio, per il nero ottuso, viene coinvolto nel vortice degli altri personaggi. Figure che non sono affatto minori, ma sembrano ritagliarsi ognuna il proprio spazio, riuscendo a essere, anche se per poche pagine, al centro dell’attenzione. E tra questi charaters, molti li vedrete tornare, nell’opera lansdaliana, sempre portatori del loro particolare messaggio: la correttezza e il coraggio il padre di ‘Lil’, forte e giusto; la ragazzina ingenua, solitamente ingravidata e abbandonata da un poco di buono; la figura controversa del predicatore, ora falso, ora codardo, ora assassino, ora puttaniere, ora in crisi di coscienza.
Un piccolo gioiellino, quindi, che unisce l’inarrestabile suspense per l’incontro definitivo e l’uragano in arrivo, all’allegoria del razzismo e classismo spazzati dal tempo (atmosterico, nel romanzo; storico, nella realtà).
Finirà con un neonato con un polso inchiodato a un asse di legno.
Ora vi sembra una crudeltà, ma se leggete il libro, capirete che è pura poesia.
MUCHO MOJO, 2007, Einaudi (Stile Libero noir)
Titolo originale “Mucho Mojo”, 1994
È il secondo romanzo della serie “Hap e Leonard” e sono sufficienti pochi elementi, per comprendere quanto siano rilevanti questi due scapestrati nell’economia dell’opera di Lansdale.
Hap Collins, bianco, tra i quaranta e i cinquanta, idealista, antimilitarista, sempre innamorato della donna sbagliata, non è nient’altro che un alter ego dell’autore (tant’è che sono tutti romanzi narrati da lui, in prima persona). Hap e Joe hanno in comune diversi aspetti, compresi l’essere restii a risolvere le ingiustizie con la violenza, ma essere molto bravi a farlo, se proprio serve.
La serie, inoltre, se si eccettua una pausa dal 2001 al 2009, ha accompagnato Lansdale durante tutta la sua carriera, dai tempi bui a quelli attuali, dove non solo “Devil Red”, L’ultimo libro sugli scaffali, appartiene a questa serie, ma ne è già previsto un altro (“Blue to the Bone“) che si prevede non esca “until some time into the next decade” e che porterà la serie – spin-off in più o in meno – in doppia cifra.
E poi – valore aggiunto – c’è Leonard Pine (leggete ‘Lionard’, mi raccomando), il compagno di merende di Hap, per il quale bastano poche parole: nero, gay, repubblicano, amante dei biscotti alla vaniglia e pronto a difendere a cazzotti i suoi diritti. Come non amarlo?
Cominciare dal secondo romanzo, dunque? Perché non dal primo?
Semplice, il primo è più brutto. Se “Mucho Mojo” vi piace, invece, potete andare tranquillamente in libreria e uscire con “Il mambo degli orsi”, “Bad Chili”, “Rumble Tumble”, ovvero i tre episodi successivi.
Ma cosa vi dovete aspettare, dalle avventure di questi due uomini di (quasi) mezza età che non sono poliziotti, non sono detective, eppure finiscono sempre in mezzo di qualche casino, con intorno morti, drogati, soldi, scazzottate, razzisti, pistole e un cattivo di turno su cui indagare?
Dovete aspettarvi un thriller?
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Non sempre. Anzi, proprio in questo “Mucho mojo”, in cui Hap e Leonard, trasferiti nella casa dello zio di Leo, scoprono sotto al pavimento lo scheletro di un bambino di una decina d’anni e un po’ di foto pedopornografiche, il colpevole, dalla metà libro in poi, non è poi così misterioso.

Il lettore lansdaliano, oramai, sa che quando Joe infila tra le pagine la parte ricca e razzista della città e un reverendo, è in quella cerchia che deve cercare il marcio. Ma il lettore per cui Hap e Leonard sono vecchi amici sa anche che non è la scoperta del colpevole, quello che brama, bensì il come, ne verranno a capo i suoi due beniamini.
Sì, perché qui non siamo di fronte a due supereroi, ma a due che, se gira male, le prendono di santa ragione, salvo poi stringere i denti e cercare di cavarne la pellaccia, con l’intenzione di rifarsi, testardi come muli, alla prima occasione. Intrattenimento, quindi, e del migliore, perché c’è un aspetto – che emerge fortemente in questi romanzi – in cui Lansdale è maestro: i dialoghi.
I dialoghi portano a spasso per le pagine.
Provate un po’ questo stralcio, con Hap che tenta di corteggiare l’avvocatessa (nera e gnocca) Florida Grange:
“- […] Se preferisce, me ne sto seduto qui buono buono… A lei interessa Leonard?
Lei mi sorrise. – Leonard è gay.
– Lo sa? Speravo di darle io la notizia, e se fosse rimasta delusa, sarebbe toccato a me rimediare. Io non sono gay, fra l’altro.
– Cavoli. Non lo avrei mai immaginato. […] Senta signor Collins… Hap. Le devo le mie scuse.
– Lei deve le scuse a me? Dopo tutte le mie sbirciate? Deve perdonarmi, Florida. Ho passato troppo tempo fuori dal mondo. Niente compagnie femminili. Al momento, sono alimentato quasi completamente a ormoni adolescenziali.
– L’altro giorno. Quando mi ha chiesto di portarmi fuori, le ho risposto di no…
– Ehi, tutto a posto, è un suo diritto…
– Vuole chiudere il becco un minuto?
– Ma certo.
– Devo confessarle una cosa. Non sono uscita con lei perché è bianco. Tutto qui.
– Non le piacciono i bianchi?
– Non è questo. È che io sono un prodotto del razzismo. […] Sento di dover scarpinare in salita per tutto quello che riesco a ottenere, da nera. E quanto arrivo al punto di essere pronta ad avanzare, pare ci sia sempre un ostacolo bianco.
– Probabilmente c’è.
– A volte sì. A volte no. Però io ho lo stesso una scimmietta sulla spalla, e così, quando un bianco mi chiede di uscire, io mi metto a pensare che lui pensi Questa puttana nera sarà contenta di uscire con me. Io sono bianco. E siccome sono bianco, posso regalarmi una porzione del suo culo nero, dopo di che Buana può continuare per la sua strada e mettersi con una donna bianca, una donna rispettabile.
– Be’, per essere onesto, alla storia della porzione di culo nero ci ho pensato sul serio.
– Lo so. L’ho capito. Lei trasuda umori maschili. Ma il punto è l’altra parte, la parte razzista. […] volevo farle sapere che mi spiace di essere stata razzista. Porcaccia, sto facendo una grandissima confusione.
– Tutto a posto. Ho afferrato. È molto onesto da parte sua. Mi fa sentire di merda, ma è onesto.
– Sì, certo. E continuo a non volere uscire con lei.
– Capisco.
– Sa perché?
– Sono brutto?
– No. A dire il vero la trovo attraente, in un modo un po’ grinzoso e demodé.
Grinzoso?
– ma il problema è che a me piace ballare, e i bianchi non hanno ritmo. E lo sa che altro dicono di voi bianchi?
Guardai un sorriso splendido illuminarle il viso.
– Cosa dicono – chiesi.
– Che avete degli uccelli piccoli così.”
Ecco. E questo è un dialogo dove, in pratica, non succede niente. Eppure ottiene risultati immediati: avete letto due pagine, non ve ne siete accorti, conoscete già Florida e Hap e vi stanno anche simpatici. Non vi resta che immaginarvi i dialoghi in cui comparirà Leonard…
e ora vai a leggere “Il miglior Lansdale non esiste (3 di 4)

Comments

  • 8 Gennaio 2011

    Di Mucho Mojo mi hanno parlato bene, ma non è nei 10 che posseggo. Mi tocca prenderlo, allora 🙂

    E non ho neanche l'altro che hai citato.

    "Ma allora che cavolo di libri ti sei comprato?" dirai tu 😛

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  • 8 Gennaio 2011

    Molto interessante questa monogragfia su Lansdale! Io lo conosco poco in realtà, ma me ne hanno provvidenzialmente regalato un libro per Natale…

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  • 8 Gennaio 2011

    C'è stato un periodo durante il quale ho letto parecchi romanzi di Lansdale, mi ero affezionato alle sue storie e alla sua scrittura. "In fondo alla palude" è spettacolare.
    Poi sono incappato in un paio di passi falsi, tipo "Echi mortali", e l'ho (colpevolmente? Temporaneamente?) abbandonato.

    reply
  • 8 Gennaio 2011

    @ Re, anche per me "In fondo alla palude è splendidoso, come "Maneggiare con cura"
    Anche il "Mucho Mojo" citato dal signor Serafini tuttavia mi è piaciuto molto, come d'altra parte "l'anno dell'uragano".
    Ossignuur, faccio prima a dire quello che non mi piace e lo avevo pure doppio:
    Fuoco nella polvere:-)

    reply
  • 8 Gennaio 2011

    Io ho letto come primo Lansdale,proprio Mucho Mojo ,l'atmosfera di caldo malsano del Texas e di umana pietas nei confronti del povero Hap non mi hanno mai abbandonato durante la lettura.
    Nonostante in seguito abbia letto altri Lansdale,per me,ancora oggi Mucho Mojo è il mio libro preferito del Texano.

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  • 8 Gennaio 2011

    Aperte le scommesse per i libri che appariranno nel post di domani! 😀

    Io scommetto su "Una stagione selvaggia" e "La sottile linea scura" (bello da stare male) 🙂

    @Re: pensa che "Echi perduti" è il mio preferito… è stato quello che mi ha fatto riconciliare con Lansdale dopo i flop dei drive in.

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  • 9 Gennaio 2011

    @Daniele
    in effetti me lo sto chiedendo, che cazzo di libri hai? :DDD

    @ Massimiliano
    che ti hanno regalato? dicci dicci… 🙂

    @Ratto
    idem, su echi perduti, però vai a leggere la risposta al commento del post precedente. Almeno so perché è peggiore…

    @Fuoco nella polvere è stato sopravvalutato come edizione, ma guarda che non è così brutto… e poi dai
    ha dato il via a una trilogia :)))
    e poi a me tirar fuori la creatura della shelley come personaggio è piaciuto tanto 😀

    @Nick
    Ti posso capire…
    Io ho fatto lo stesso con bad chili e provo la stessa sensazione

    @Michi
    ma anche te…
    una stagione selvaggia NON poteva essere, visto che ho già parlato di mucho mojo
    e idem la sottile linea che è similissimo a in fondo alla palude
    niente
    hai perso! :)))

    reply
  • 10 Gennaio 2011

    @Gelo: eccoli:

    1. Assassini nella giungla
    2. La sottile linea scura
    3. In fondo alla palude
    4. L'ultima caccia
    5. Il carro magico
    6. Tramonto e polvere
    7. Echi perduti
    8. Una stagione selvaggia
    9. Altamente esplosivo
    10. Devil Red

    Gli ultimi due pure autografati 😉

    Ho letto solo il 3 e l'8, per ora.

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