“Opera sei” di David Riva****

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“Opera sei” di David Riva****

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Cos’è la stima?
Ce ne sono tanti tipi, credo. Di diverse sfumature.
Quella che nutro per David Riva appartiene al tipo di stima per affinità di scrittura, di desiderio creativo. Qualcosa che mi aveva portato, al momento dell’uscita di questo libro, a consigliervalo alla cieca. 
Il motivo credo discenda da un ragionamento che segue, in modo grossolano, questa via:
A David piacciono le parole, piace sceglierle “giuste”, piace pesarle, piace non metterne di troppo.
A David piace scrivere quando ha una idea, alla base, magari anche più d’una; e quando ha ben chiaro come gestirla, quest’idea, dall’inizio alla fine, nel modo che essa richiede.
E gli piace raccontare una storia, anzi, una bella storia.
Ecco, ora non so se tutto questo è vero, non è che ho avuto molti modi per rendermene conto, prima di questo libro, però sono cose che si percepiscono con poco.
La stima a volte vive di sensazioni, e a volte non ha nemmeno bisogno di mangiare.
In ogni caso, tutte quelle cose piacciono anche a me.
Il passaggio successivo è un altro. Se David ha deciso di scrivere e poi pubblicare questo libro, allora significa che gli piace. Tutto e ovunque. 
Messe insieme le due cose, per una sorta di transitività sghemba che so esistere ma non spiegare, ho pensato che questo libro sarebbe piaciuto anche a me. E sarebbe piaciuto molto.
Ebbene… non mi sbagliavo. Opera sei mi è piaciuto dalla prima all’ultima riga.
Sì certo, posso aver da discutere certe cose,  certe scelte, certi passaggi. Ma solo da discutere, perché a pensarci, non potrei averli voluti diversi.
E mi fa piacere, alla fine di questa lunga overture inutile scritta solo per indispettire alcuni cagacazzi (sì, sì, proprio voi due) potervi dire senza mezze misure che questo libro è ottimo. Già… un ottimo libro. 
E ora che ve l’ho detto, anche se non servirebbe dire altro, posso espletare i requisiti minimi del bravo bloggher, ovvero dirvi di cosa parla e a chi può interessare.
Allora…
Questo libro parla d’arte. D’arte e di bellezza. Di umanità, intesa come spirito, come essenza umana, come scelta, nell’accezione più filosofica del termine (tanto io la filosofia non l’ho studiata e lo dico solo per fare il figo). L’idea di fondo, l’idea che costruisce l’Universo dove l’autore ha scelto di ambientare la sua storia, è un’idea semplice, in fin dei conti, ma colta da una serie di prospettive e di angolazioni che la rendono, dopo l’ultima pagina, una specie di frattale, una sorta di visione dalle varie facce, che ti lascia senza la convinzione di aver colto la visione più corretta. Non è solo una questione di vincitori e vinti, o di bene e male, o di bianco e nero. E’ una questione di un unico colore e delle sue infinite sfumature. Potete dire qual è quella “giusta” o quella “migliore”?
No, non potete.
E così, allo stesso modo, se vi dicessi della possibilità di creare opere d’arte attraverso la moderna chirurgia plastica, operando sul corpo (e sullo spirito) di una persona, e attuando un processo di creazione che unisce l’esterno (il chiururgo/artista) con l’interno (il paziente/opera) fino a formare un concetto nuovo, unico, modernissimo di “arte”, sapreste dire se è giusto o sbagliato? Sì? No? Forse adesso, ma non dopo aver letto “Opera sei”.
Poi attenzione, non cadete nell’idea di un libro che si limita a questa lettura che vi ho appena dato. C’è la storia, la storia che narra di Ester, l’Opera sei, appunto, e di Ivan, che la cerca, che vuole fermare l’operazione di Hao Myung. E intorno ruotano personaggi. Personaggi che sono persone, ma che sono anche entità, come il potere, o le città dove la vicenda si svolge. Ed è questa storia che vi porterà avanti (e indietro) tra le pagine, giocata sapientemente per ottenere suspance, interesse, appeal. Sorretta da una scrittura che in qualche punto vi genererà un sincero moto d’ammirazione o d’invidia. 
E se non vi sembra abbastanza, se per caso siete dei critici d’arte, oppure lo siete in nuce o in fieri, eccovi accontentati cone gli inserti citazionistici, che uniscono a frammenti relativi a giudizi sull’arte moderna, sull’estetica, sul body painting… il diario di Ester, che scrive e spiega l’arte Carnale come e meglio di un moderno critico. 
Tutto perfetto, insomma? Beh… sono quasi sul punto di dirvi sì, decisamente. 
Potrei solo obiettare e consigliare qualcosa, a chi vuole leggerlo.
Due cose.
La prima riguarda la scelta di usare salti temporali e spaziali in ogni capitolo. La non cronologia non aiuta, se cercate di seguire alla perfezione le vicende. Vi troverete a girare le pagine a ritroso, per verificare se quello che state leggendo è successo prima o dopo di quello che avete appena letto. Bene, il consiglio è che potete anche evitarlo. Si creerà un po’ di confusione, è vero. Ma alla fine la vicenda emerge, i nodi si sciolgono da soli. Si arriva a una chiarezza che permette comunque una visione complessiva e una comprensione piena. Tornare indietro e rileggere lo potete fare in seguito.
La seconda cosa riguarda gli inserti “artistici”. Se non siete del mestiere, alla prima lettura, vi sembrerà di non aver capito un cazzo. In realtà richiedono solo una attenzione diversa, più focalizzata. Sono trattati in registro diverso e come tali vanno colti. Il consiglio è… fatelo. Fermatevi, respirate a fondo, e cambiate focus di lettura. Non solo perché la selezione di contenuti lo merita, ma anche e soprattutto perché vi darà informazioni utilissime per godervi al meglio ciò che segue.
Concludo con una avvertenza. Io, pur essendo tanto sensibile :), ho avuto ben pochi problemi ad affrontare il libro, nei passaggi più “crudi”. Posso capire però che in alcuni punti serva essere preparati. Il corpo umano è fragile, si sa, e non sempre è “facile” leggere di mutilazioni e sue devastazioni, anche se, come qui, molto viene lasciato intuire.
Bene
Basta parole.
Se amate l’arte, leggetevelo.
Se volete riflettere sulla chirurgia e sulla carne, leggetevelo.
Se, soprattutto, volete riflettere sul concetto di bellezza e sulla sua relatività, leggetevelo.
Se volete una bella storia e ben raccontata, beh, insomma, avete capito.
Direi che è tutto.
E anche di più. 🙂
Ah, vi lascio anche il booktrailer, visto che c’è.

Comments

  • 3 Giugno 2010

    arte arte arte!
    lo voglio
    subito

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  • 3 Giugno 2010

    Mi sono permesso di "share it" questo post con il mio profilo di FB…

    così impari a farmi a pezzi i racconti:-)

    reply
  • 3 Giugno 2010

    @Val
    zitta tu, che tanto lo so che lo vuoi perché speri di trovare la ricetta contro i culi ossuti e pianure tettoniche, ma non la troverai!

    @Ferru
    Beh, almeno io sono sincero e costruttivo. 🙂

    reply
  • 4 Giugno 2010

    I tuoi commenti sono "Van"gelo per me. 🙂

    reply
  • 4 Giugno 2010

    ahahhahahahahhaha

    questa è la battuta del giorno!

    reply
  • Noe
    4 Giugno 2010

    Presto sarà mio!
    ^_^

    reply
  • 4 Giugno 2010

    David Riva spacca! 😀

    reply
  • Anonymous
    15 Giugno 2010

    L'ho finito in due giorni e mi è piaciuto molto. Credo dirò qualcosa in più di là… e sono d'accordo con le tue considerazioni, sia riguardo il buon David che sul libro.
    Ciao a tutti,
    Jakken 😉

    reply
  • 30 Giugno 2011

    Una figata pazzesca. L'ho adorato per la linea che lo lega al film "Martyrs". Capolavoro assoluto dell'horror contemporaneo.
    Grande David Riva.

    reply
  • 30 Giugno 2011

    @Eddy
    buongustaio 😉

    reply

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