"L'anno della morte di Ricardo Reis" di J. Saramago****

9788806181819g-7833687

"L'anno della morte di Ricardo Reis" di J. Saramago****

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Un libro che nel titolo ti dice già che il protagonista muore è già una figata, non trovate?
E per protagonista, intendo sia Ricardo Reis, sia il 1936, anno che, come si dice in una (allelujah) azzeccata quarta di copertina è l’anno “che vede le camicie verdi del dittatore Salazar allearsi e idealmente marciare a fianco della camicie nere, brune e azzurre di fascisti, nazisti e falangisti, che assiste impotente all’Anschluss, alla guerra d’Etiopia, alla guerra civile spagnola.”
Terza cosa, che io non sapevo e ora so, ma che voi, lettori tanto più colti di me sapevate di certo, è il fatto che il protanista del libro è un eteronimoFerdinando Pessoa di (di cui non ho letto un cazz, per altro, e questo spiega perché non sapessi non solo chi era Reis, ma nemmeno chi è Soares o Alvaro de Campos) che il buon Saramago decide di portare a Lisbona e di far chiacchierare con il fantasma dello stesso Pessoa.
Bello vero?
Ma non è ancora niente, davvero.
Li vedete vero i 4 asterischi là sopra vero? Beh, mi credete che sono stato a un passo dal dargliene cinque, a questo libro? Poi no, non glieli ho dati, ma non perché non sia perfetto. Anzi, per gli intenti che credo volesse raggiungere Saramago, direi che il libro perfetto lo è.
Ma dire che è perfetto non vuol dire che è facile, che si lascia leggere in scioltezza o che appena girata l’ultima pagina ne vorresti avere un altro o scriverne uno uguale. Anzi…
E’ un libro impegnativo, che necessita di abitudine alla lettura e che dopo l’ultima pagina ti ha emotivamente spossato, forse anche depresso, sicuramente scavato dentro.
Vediamo perché per punti e cerchiamo di farla breve:
  • Alcune scelte nella scrittura di Saramago, tanto per cominciare. Niente segni per i dialoghi, tutto di fila, diviso da virgole. Dialoghi anche lunghi. Tutto. E abolizione quasi totale del capoverso. Blocchi che formano i capitoli e ti mangiano gli occhi. Difficile mettere il segnalibro… difficile arrivare a un punto in cui dici: “ricominicio a leggere da qui”. Infatti io nel dubbio, in qualunque parte di pagina mi fermassi, incominciavo sempre dalla prima riga della pagina col segnalibro. Tanto qui, se leggi una riga più di una volta, quella riga ti parla e ti dice cose diverse, più belle di solito.
  • La stessa scrittura di Saramago. Che scrittore ragazzi… Eleganza all’ennesima potenza. Si parla spesso di scrittura creativa e balle varie, o di stili che sfuggono allo scrivere elegantemente. Beh, io ho sempre avuto l’idea che prima impari le regole del gioco alla perfezione, e poi cominci a imbrogliare. Insomma, tanto per dire una cazzata, Saramago e Lansdale sono come Plutone e il mio cane, ovvero distanti anni luce. Ma mentre sono abbastanza sicuro che il buon Texano non riuscirebbe a scrivere come Josè, non scommetterei un centesimo sul caso opposto. Uno che scrive come fa Saramago qui può scrivere di tutto e farlo più che discretamente.
  • Le descrizioni di Lisbona. A me, che non sono mai stato da nessuna parte, mi sembra quasi di esserci Stato. E l’albergo, quello dove Ricardo soggiorna, mi sembra quasi di poterci andare domani e fermarmia cena. E mi sembra anche di vedere arrivare Lidia, la cameriera che tanto diventerà cara a Ricardo e che vi resterà dentro. Così come non dimenticherete Marcenda e il suo braccio morto. Insomma dai… le descrizioni di ambienti e personaggi sono magistrali.
  • La cappa di angoscia, di fatalità, di decadenza, di grigio che avvolge il 1936. Vivrete in questa Europa lanciata nel burrone attraverso le notizie che Ricardo legge sul giornale, attraverso le conversazioni. In un magistrale dialogo con la polizia portoghese vivrete l’angoscia che un regime può significare per un popolo civile. Victor, il tirapiedi superficiale, manovrato e manovrabile del capo della polizia, portando in giro il suo alito di cipolla e i suo paraocchi, mi ha spaventato tantissimo. Persone come queste sono al servizio dei dittatori, pensavo. Insomma, una pagina buia della storia europea dipinta in modo magistrale sullo sfondo, fino all’apoteosi finale, al fratello di Lidia che è uno dei rivoltosi che cercano di opporsi all’avvento del regime, mescolando la politica alla storia dei personaggi.
  • Il fantasma di Pessoa. Questo pessoa che via via scompare, man mano che noi ci dimentichiamo di lui. Questo Pessoa a volte cinico, a volte ironico, spesso freddo e sempre più staccato dal mondo reale, ma sempre più attaccato a Ricardo. Lo potete immaginare vero? come va a finire una storia in cui una seconda personalità di uno scrittore sopravvive allo scrittore…  Sì, dai, ci siamo capiti, finisce come deve finire, anche se ormai vi eravate affezionati al buon Ricardo e al suo non-essere, alle sue indecisioni, alla sua indole, in definitiva, incompleta e vigliacca. Specchio dell’umanità europea del ’36. (ma siamo sicuri che il 1936 e proprio così lontano, viene da chiedersi)
Basta così, dai. Sono stato troppo prolisso, ma era un libro bello (colpa tua Elena che mi regali libri belli) anche se era davvero faticoso. Anzi, mentre spesso i libri li consiglio, questo lo sconsiglio. Se siete di quelli che quando faticano a finire un libro pensano di aver perso tempo, fate attenzione. Sbirciate qualche pagina prima di avventurarvi in una lettura. Probabillmente se siete dei lettori d’assalto e non di profondità questo libro non fa per voi. Vi annoierebbe e forse non lo finireste nemmeno, finendo per imprecare contro lo sconosciuto che ha tolto tutti gli a capo e le virgolette dei dialoghi. 🙂
In caso contrario, beh, questo è davvero un gran lavoro.
Ah, per non dimenticare, e a proposito di regimi che stanno arrivando, ricordatevi sempre che succedono cose di questo tipo.
Titolo: L’anno della morte di Ricardo Reis
Autore: José Saramago
pagg.400 ma molto dense
prezzo e codice e altre menate: guardate su ibs

Comments

  • Anonymous
    27 Novembre 2009

    Appena ho letto Ricardo Reis mi sono chiesto se c'entrava Pessoa.
    Dopo aver letto la tua segnalazione ho capito che deve essere mio.

    Ian

    reply
  • gelostellato
    27 Novembre 2009

    Sì sì
    guarda
    devi leggerlo
    è proprio scritto divinamente
    🙂

    reply
  • frank spada
    29 Novembre 2009

    Caro Gelostellato, vedo che aumenti ritmo e qualità delle recensioni, questa sul bel libro di J.S. è esemplare. Complimenti, con l'augurio che il numero di chi ti segue in questo sito letterario aumenti di pari passo con la tua capacità di attrarre, motivando, nuovi lettori/amici/fans.
    Stammi bene.

    reply
  • 29 Novembre 2009

    Ammazza quanto leggi, Gelo!

    Complimenti, sempre interessanti le tue recensioni… E poi hai anche compreso che oggi come oggi tira il tipo intellettuale… insomma te le inventi tutte per attirare sempre più gnocca, bravo mascalzone! hehe! ^_^

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