"Nella Bolla" di Andrea Franco***

"Nella Bolla" di Andrea Franco***

Ebbene sì, parliamo ancora di libri e parliamo ancora di scrittori underground. Cosa avranno mai, poi, da andare tutti a scrivere sottoterra è un mistero, comunque, noi qui del blogghe leggiamo, e questo ci basta.
E’ la volta di Andrea Franco. Sì… lo so, di Andrea sapete già molte cose. Sapete per esempio che è l’unico scrittore al mondo che ancora non ha capito qual è il suo nome e il suo cognome; ma sapete anche che assieme a Luca di Gialleonardo gestisce operanarrativa.com, sito in cui si parla di libri, di libri e se avanza tempo anche di libri.
Anche se sicuramente, più di ogni cosa, è famoso per aver fatto da giurato nella prima edizione del Fun Cool!, nonchè per aver vinto ex-aequo il premio per ultimo arrivato nell’edizione passata.
Poi certo, magari ha scritto anche altri libro tipo robe fantasy, oppure robe vecchie oppure racconti in tremilaseicentottantadue antologie, ma a noi qui del blogghe non ci interessa.

A noi interessa parlare di “Nella Bolla“, il suo lavoro del 2008 uscito per la Giraldi editore e da non confondere con questo nella bolla che parla di autismo (e basta). Sì, okay, anche Franco (o Andrea) parla di autismo in una delle sue storie, ma qui la bolla è più vasta e diversa.

Dunque parliamo del libro.
Il libro è bello. Leggetelo. Punto.
Come dite? Ah, ne volete sapere di più? Uff… fidarsi mai eh?
Allora, il libro è bello, con una bella copertina che si adatta perfettamente alle tre storie che vi sono narrate. Ho detto tre storie, attenzione, non tre racconti. Questo romanzo infatti è composto proprio da tre storie che hanno in comune tempo e luogo di svolgimento (adesso, Roma), ma che si sfiorano soltanto, senza intersecarsi.
Sono tre storie “normali”, o comunque quotidiane. Forse non ci capiterà e non ci sarà capitato di viverle, ma sì, scavando nelle conoscenze e nelle chiacchiere, abbiamo sicuramente conosciuto e sentito parlare di qualcuno che ne ha vissute di simili.
Ed è proprio in questa quotidianità la forza del romanzo. Il tentativo di stupire o di avvolgere con trama e accadimenti viene messo da parte per una più concreta presentazione dei personaggi e delle loro storie, che ne determinano i comportamenti.
Se proprio lo dovete ficcare in qualche genere certo, ci sarebbe quella parolina inglese che piace tanto ai cataloghi libreschi: mainstream.
Io però le vedo più come storie. Storie raccontate e lasciate vivere al lettore, quasi come fosse in prima persona. Ecco perchè nella bolla non troverete elfi, vampiri, serial killer o presidenti del consiglio; ma troverete vecchietti in pensione, ragazzi delle medie, madri disperate, bambini autistici, adolescenti con i loro pensieri…

Ma quali sono le tre storie di cui si parla?
Alessandro è un ragazzo che vive la fase di accettazione extrafamiliare e viene messo alla prova fra il seguire se stesso e ciò che sa essere giusto, oppure violare le regole che ha sempre rispettato per far piacere agli amici.
Remo e Annalisa sono una coppia di vecchietti e il primo accudisce sua moglie durante gli ultimi giorni di vita.
Elisabetta è una madre che da sola cerca di convivere con un figlio autistico e la mancanza di denaro, quello che potrebbe migliorare il decorso della malattia.
Queste sono le tre storie.
Avvinghiate a esse si muovono altri personaggi, come la fabiana punk-troietta che piace ad Alessandro, oppure sua mamma, alle prese con i problemi di ogni genitore. Oppure ancora la baby sitter adolescente di Elisabetta, indecisa se approfittare o meno di quella casa tutta per sè e di quel bambino che non parla. Personaggi normali, insomma.

Alla fine della lettura il libro non ti ha raccontato avventure, ma ti ha lasciato emozioni, anche se per nulla allegre. Nonostante questo però sono storie quotidiane, storie da cui si esce, la si sfanga (come direbbe la Palazzolo), in un modo o nell’altro.

Ad accompagnare queste storie, se vogliamo aggiungerlo, una scrittura matura, elegante, mantenuta sempre su livelli alti senza per questo essere pesante.

Se dovessi fare la pigna in culo e dirvi qualche “difetto”, o meglio, domanda che mi sono fatto, riuscirei a trovarne un paio, ma che sicuramente sono e possono essere una legittima scelta dell’autore.
Il primo riguarda i dialoghi tra Annalisa e Remo. Beh, diciamo che ho fatto fatica a immaginare mio nonno e mia nonna che parlavano come due laureati in lettere moderne. Me li vedevo più colloquiali, come registro. L’altra è la scelta di inserire la storia tra la baby sitter di Elisabetta e il suo morosetto, che li porta a fare sesso mentre lei sta a casa di Elisabetta a vedere di Luigi. Diciamo che non mi è dispiaciuta, ma alla fine l’ho trovata una costola in più, quasi fine a se stessa. Comunque, come dicevo, scelte.
D’altro lato, a mio avviso, particolarmente riusciti sono i personaggi di Alessandro e di Luigi, così come di Elisabetta.
Ne conosciamo di persone così, nella bolla che è anche la nostra.

Comments

  • 27 Luglio 2009

    Ehi, mille grazie. MA che bella recensione. Ma lo sai che una volta ho ordinato una copia del mio libro e mi hanno fatto arrivare l'altro, sì, proprio quello che parla di autismo, e basta?
    🙂
    Ancora grazie… !! 😉

    reply
  • 3 Agosto 2009

    non cè di che
    è stato un piacere
    comunque anche l'altro libro sull'autismo non dev'essere stato malaccia dai 🙂

    reply

Post a Comment

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.