Mi sono abbonato al concorso più figo del web

E tutti, con più o meno pazienza, mi accontentano, rispondendomi e mandandomi mentalmente al diavolo. Tanto sanno che poi, alla fine, va a finire che faccio sempre di testa mia. Tutto questo, in ogni caso, lo faccio per partecipare al buon trecento parole per un incubo, ovvero il concorso più figo del web. Che ci volete fare, ci sono affezionato (il primo concorso non si scorda mai).
E mi ci sono affezionato a tal punto, che l’ho pure vinto. 🙂
Quindi non mi resta che ringraziare tutti i poveretti amici di blogghe che ho smaronato facendogli leggere i raccontini. Sappiate che quest’anno ho seguito i consigli della maggior parte di voi. 🙂
Siccome “Un pezzo alla volta” il raccontino vincitore ve lo potete leggere direttamente dal sito e siccome ultimamente, causa questo esame e causa RR, ho trascurato questo povero blogghe, ho deciso che vi ragalo un raccontino.
Uno di quelli che non hanno partecipato al concorso e che i poveretti che ho smaronato hanno già letto. Uno di quello che forse un domani riprenderò in mano.
Il raccontino è questo, spero vi piaccia. 🙂
E mi ci sono affezionato a tal punto, che l’ho pure vinto. 🙂
Quindi non mi resta che ringraziare tutti i poveretti amici di blogghe che ho smaronato facendogli leggere i raccontini. Sappiate che quest’anno ho seguito i consigli della maggior parte di voi. 🙂
Siccome “Un pezzo alla volta” il raccontino vincitore ve lo potete leggere direttamente dal sito e siccome ultimamente, causa questo esame e causa RR, ho trascurato questo povero blogghe, ho deciso che vi ragalo un raccontino.
Uno di quelli che non hanno partecipato al concorso e che i poveretti che ho smaronato hanno già letto. Uno di quello che forse un domani riprenderò in mano.
Il raccontino è questo, spero vi piaccia. 🙂
LA SCATOLA
Quando Augusto lo vide arrivare si era appena sistemato nell’ascensore. Trattenne le porte perché entrasse, e dopo aver smozzicato un buongiorno, si immerse nella targhetta che parlava di capienza e chilogrammi.
L’altro gli pareva si chiamasse Bertini. Teneva con entrambe le mani una scatola di scarpe, di quelle in cartoncino spesso, marrone e senza scritte. Lo fissava con occhi sbarrati, respirando rumorosamente dalle narici. Augusto finse di ignorarlo, incollando lo sguardo all’illuminarsi dei bottoni, ma come giunse la T, l’altro gli spinse bruscamente la scatola contro il petto.
– Tenga! – gli sibilò – E non l’apra mai, per nessun motivo! – E prima che lui potesse restituirla era già uscito dall’ascensore.
Augusto la scosse e cercò di sollevare il coperchio, ma sembrava incollato. L’abbandonò sul sedile per l’intera giornata, e solo quando rincasò, con l’aiuto di un coltello, riuscì ad aprirla.
Era vuota.
Pochi secondi dopo arrivò il millepiedi. Giallo, grosso e ruvido come un’arachide. Aveva due occhietti vispi, come se stesse per dirgli qualcosa, ma non faceva altro che corrergli addosso, raspando con le zampette e sibilando.
Lo schiacciò e divennero due. Provò a staccarli e raddoppiarono ancora, tutti uguali al primo.
Sua moglie non li vedeva, sua figlia nemmeno. Si mise a gridare e a grattarsi furiosamente, finché dovettero chiamare la guardia medica. Allucinazioni da stress, dissero.
L’altro gli pareva si chiamasse Bertini. Teneva con entrambe le mani una scatola di scarpe, di quelle in cartoncino spesso, marrone e senza scritte. Lo fissava con occhi sbarrati, respirando rumorosamente dalle narici. Augusto finse di ignorarlo, incollando lo sguardo all’illuminarsi dei bottoni, ma come giunse la T, l’altro gli spinse bruscamente la scatola contro il petto.
– Tenga! – gli sibilò – E non l’apra mai, per nessun motivo! – E prima che lui potesse restituirla era già uscito dall’ascensore.
Augusto la scosse e cercò di sollevare il coperchio, ma sembrava incollato. L’abbandonò sul sedile per l’intera giornata, e solo quando rincasò, con l’aiuto di un coltello, riuscì ad aprirla.
Era vuota.
Pochi secondi dopo arrivò il millepiedi. Giallo, grosso e ruvido come un’arachide. Aveva due occhietti vispi, come se stesse per dirgli qualcosa, ma non faceva altro che corrergli addosso, raspando con le zampette e sibilando.
Lo schiacciò e divennero due. Provò a staccarli e raddoppiarono ancora, tutti uguali al primo.
Sua moglie non li vedeva, sua figlia nemmeno. Si mise a gridare e a grattarsi furiosamente, finché dovettero chiamare la guardia medica. Allucinazioni da stress, dissero.
Dopo una settimana di convalescenza dovette cedere e affermare che non li vedeva più, ma mentiva.
Quando s’incontrarono di nuovo, in ascensore, erano passati mesi. Augusto era un carcame di pelle e nervi. Bertini aveva un’altra scatola, diversa.
– I miei sono ragni – disse ammiccando – e i suoi?
– I miei sono ragni – disse ammiccando – e i suoi?
Lui non rispose.
– Vedo che si è accorto, – continuò l’altro, con un ghigno – che a ogni scatola sono più piccoli.
Augusto abbassò lo sguardo sulla scatola che anche lui teneva in mano.
Sì, se n’era accorto.
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p.s. Ian, non ti ho copiato. L’idea era nata molto prima. Comunque sappi che è mia intenzione sostituire la scatola di scarpe con qualcos’altro. Anzi, si accettano suggerimenti. 🙂
Anonymous
E' molto interessante.
Mai pensato avessi copiato 😉
Io invece insieme alle prime tre ho scritto Scatola 4 (che è l'ultima, lo prometto!) che finirà nella pèrossima raccolta e le contiene tutte e 3 😉
Ian
Anonymous
Ah, complimenti per il 300 parole: il racconto è scritto e costruito in maniera davvero lodevole.
Ian
Val
questo racconto qui, La scatola, è così carino, ma così carino… che gli avrei dato un 6 🙂
complimenti ancora, maledettissimo!
misterecho
a me il racconto della scatola piaceva di più.
Ma lo sai già.
homo in vitro
Bello, anch'io preferisco questo…
Tranne la terrificante frase "incollando lo sguardo all'illuminarsi dei bottofi…", cacofonia allo stato puro.
Magari con questo vincevi da solo.
O magari arrivavi due…
Ti rifaccio i complimenti qui.
Ciau
gelostellato
no no
siete dei caproni
ho fatto la prova cono questo arrivavo malissimo
lo dicevato solo per invidia :D:D
Simone Corà
Sì, con questo saresti arrivato due di sicuro. Se non sbaglio, questo racconto arrivava due anche nella mia classifica degli elaborati che mi hai inviato 🙂
kick
ma sempre la stessa gente vince, secondo me è tutto truccato (levati il rimmel, Gelo!) :-p
però complimenti eh! 🙂
misterEky... ops, echo
seee seee, son capaci tutti di vincere utilizzando tutti i trattini che utilizzi tu.
che poi sfori con i caratteri e la gente si incazza…
😀